Draghi in aulaIl premier deciderà dopo aver ascoltato Cinque Stelle e Lega

Il presidente del Consiglio terrà oggi le sue comunicazioni al Senato. Il voto sulla fiducia è previsto alle 18.30, poi domani sarà alla Camera. Ma gli sviluppi sono ancora incerti

Mauro Scrobogna /LaPresse

Si continua a trattare nei partiti della maggioranza che sostiene il governo, a poche ore dalle comunicazioni che il presidente del Consiglio Mario Draghi terrà questa mattina alle 9.30 al Senato. Il voto sulla fiducia è previsto alle 18.30, poi domani il premier sarà alla Camera. Ma gli sviluppi sono ancora incerti.

Draghi arriverà a palazzo Madama con due discorsi: uno per provare a ottenere la fiducia e andare avanti, l’altro per confermare le dimissioni – scrive Repubblica. Il primo è certo, il secondo è opzionale ma pronto. Il secondo testo potrebbe essere usato nel suo spazio di replica se il dibattito in aula dovesse confermare che non ci sono le condizioni per andare avanti.

Il risultato dipenderà dai partiti di maggioranza. Il presidente del Consiglio si è confrontato ieri con Sergio Mattarella, concordando con lui sul fatto che per il governo di unità nazionale la fiducia non può essere solo un fatto di numeri. Perché le condizioni che hanno portato alla rottura del “patto di fiducia” sono di natura politica e non numerica.

I numeri, del resto, ci sono. C’erano già la scorsa settimana quando Draghi è andato al Quirinale. E ci saranno anche oggi in Senato e domani alla Camera se si arriverà al voto di fiducia su una risoluzione. Ma non è detto che si arriverà al voto di fiducia.

Il premier non vuole mettersi nelle condizioni di incassare una fiducia debole, infarcita di rivendicazioni, che non garantirebbe di governare davvero il Paese, né intende rischiare di doversi dimettere di nuovo dopo aver ottenuto il via libera dal Parlamento. Altrimenti è pronto a tirare fuori il secondo discorso.

In Senato, c’è la truppa parlamentare grillina più fedele a Giuseppe Conte. E c’è anche il leader della Lega Matteo Salvini, che nelle ultime ore ha conteso con Conte una lunga lista di rivendicazioni, veti e ultimatum.

Se Draghi sia disponibile a ripartire senza Conte, nonostante prima della rottura sul decreto aiuti abbia detto di non vedere un governo senza Cinque Stelle, la risposta sembra essere positiva. Si può fare. Anche perché, dopo Luigi Di Maio, un altro pezzo di Movimento è pronto a scindersi se Conte non voterà la fiducia.

Fondamentale però sarà anche il discorso di Salvini. È difficile che il governo vada avanti se il leader della Lega dovesse rilanciare in aula il repertorio di veti, richieste di rimpasto, richieste di dimissioni di Lamorgese e Speranza e scostamenti di bilancio. Draghi lo ha fatto capire alla delegazione del centrodestra a Palazzo Chigi.

Nel discorso di stamattina, Draghi rivendicherà gli obiettivi raggiunti dall’esecutivo. Poi dirà cosa va ancora fatto, a cominciare dal provvedimento sulla concorrenza, altro tassello per ottenere una rata dei soldi europei. Metterà l’accento sul programma sociale, il nuovo decreto in arrivo, la necessità di mettere in campo misure strutturali per contrastare l’inflazione. E ricorderà il valore degli impegni assunti a livello internazionale sulla guerra in Ucraina. Ieri Draghi ha sentito per telefono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’ultimo di una lunga serie di leader europei che lo hanno invitato a proseguire.