Il leghista Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia e anche il presidente della Conferenza delle Regioni, ammette di essere dispiaciuto per la caduta del governo Draghi. «Dopo l’operazione dei Cinque Stelle, però, era diventata inevitabile», spiega al Corriere lui che con il governo ha collaborato per includere la voce dei territori nelle decisioni.
«Non c’è dubbio che la caduta del governo crei instabilità nel sistema», dice. «Ma le dico anche che, rispetto a una mia previsione iniziale che era molto buia, credo che Draghi e il presidente Sergio Mattarella siano riusciti a dare continuità ai lavori, una continuità che non è soltanto di ordinaria amministrazione. Penso che il lavoro dei due presidenti ci abbia messo al riparo dai pericoli».
Ora, per il Pnrr, «si tratta di saper mettere le reti di protezione».
E in vista delle elezioni del 25 settembre, Fedriga non dà per scontata la vittoria del centrodestra. «Alle elezioni tutti partono sulla stessa linea», spiega. «La mia speranza è che l’intero centrodestra sappia costruire un programma che non dica che cosa farà il giorno dopo le elezioni, ma come vuole lasciare il Paese dopo cinque anni».
Che significa, prosegue Fedriga, «che la politica da propaganda debba diventare programmazione. Come forse mai prima, la politica deve essere lungimirante. Comprendo bene che sia difficile dirlo in un contesto elettorale, ma ci sono scelte che sono per i cittadini, non per l’ideologia».
Poi fa un esempio. «Noi stiamo facendo un “Piano siccità zero” con studi sui piccoli e grandi invasi, piani per la desalinizzazione, per l’uso dell’acqua come in Israele, per la cosiddetta “agricoltura di precisione”. Io mi auguro e spero che anche la mia opposizione in Regione possa votarlo. Altrimenti rischiamo di ridurre la politica non più a confronto ma a “Isola dei famosi” in cui fanno premio le risse e le tirate di capelli. Non possiamo pensare che ci sia uno scontro perenne a prescindere».
E l’autonomia? Fratelli d’Italia sarà d’accordo? «Io penso di sì», risponde. «Credo che l’autonomia sia uno di quei temi su cui si trovi la convergenza non solo nelle coalizioni, non solo tra le coalizioni, ma anche da nord a sud. Ci sono peraltro Regioni del Mezzogiorno che hanno chiesto ulteriori forme di autonomia. E io credo che questo sia un tema su cui si possa trovare l’unità per una grande riforma istituzionale».
E sulla diffidenza all’estero di un eventuale governo di centrodestra, spiega: «Al di là delle ideologie, noi dobbiamo sapere che a situazione geopolitica è profondamente cambiata. La globalizzazione dei mercati non esisterà più e se fino a poco tempo fa le aziende decidevano dove fosse più conveniente investire, oggi non è più così: ci sono due blocchi e noi dobbiamo dire con chiarezza a quale apparteniamo. Ci sono stati degli errori dell’Occidente, ma le nostre libertà e i nostri diritti sono assolutamente da difendere. Noi, dobbiamo essere alleati credibili e pretendere fiducia nei nostri confronti. E Matteo Salvini questo lo ha detto».