Verso il 25 settembreFranceschini immagina un’alleanza larga senza i Cinque Stelle, Di Maio pronto a portare avanti l’agenda Draghi

Il ministro della Cultura, Pd, scommette su un «rassemblement elettorale, non improvvisato perché maturato nella comune esperienza e agenda di governo». Il ministro degli Esteri dice: «È nata una nuova categoria: gli irresponsabili, raggruppamento a sé. Io sto con l’altra parte, con la responsabilità e le riforme per cambiare il Paese»

LaPresse

Dario Franceschini, ministro della Cultura del governo Draghi, nonostante quel che è accaduto non si pente che il Pd sia stato a lungo alleato del Movimento Cinque Stelle. Perché un’evoluzione dei grillini «c’è stata», dice al Corriere. «Come dimostra l’esperienza di governo con il M5S e come testimonia la strada intrapresa da alcuni di loro, a cominciare da Di Maio, e il travaglio dei ministri e di tanti deputati che avrebbero votato la fiducia. Purtroppo questo percorso è stato interrotto drasticamente da Conte, e me ne dispiace». In ogni caso, «questo strappo ora rende impossibile ogni alleanza con i Cinque Stelle».

Comunque, il danno ormai è stato fatto, il governo Draghi è caduto e i responsabili dello scioglimento anticipato della legislatura sono più d’uno.

Cinque Stelle, Lega e Forza Italia. Franceschini li definisce «incoscienti» che hanno deciso «di fare del male al nostro Paese, provocando la caduta di Draghi, l’italiano più credibile nel mondo, per un calcolo elettorale».

Ora però bisogna pensare alle elezioni del 25 settembre. «Questa rottura così drammatica e improvvisa ha creato uno schema politico nuovo nel Paese», spiega. «Le prossime elezioni saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutto a mare. Si svolgeranno secondo uno schema temporaneo ma un po’ diverso rispetto alla normalità. Da una parte gli europeisti e i riformisti che hanno sostenuto l’esperienza del governo Draghi e l’avrebbero continuata, dall’altra parte i sovranisti, gli anti europeisti, il centrodestra senza più centro, perché il partito di Berlusconi è evaporato. Non voglio coinvolgere Draghi, perché so bene qual è la scelta che ha fatto, che non ha nessuna intenzione di fare un percorso politico e noi non lo tireremo per la giacchetta. Ma è uno schema inevitabile, che prescinde dalla sua volontà».

Franceschini parla di un campo largo «che si compone intorno al Pd, poi con il partito decideremo come, con quali modalità, e dall’altra chi ha affossato Draghi. Tra chi lo ha difeso ci sono forze e personalità diverse che potranno stare insieme in un rassemblement elettorale, non improvvisato perché maturato nella comune esperienza e agenda di governo, per vincere nei collegi uninominali».

Un’area molto vasta, che potrebbe andare da Luigi Di Maio, a quei 5 Stelle che probabilmente a breve lasceranno Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza, al leader di Italia viva Matteo Renzi a quello di Azione Carlo Calenda, passando per i ministri Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. «Discuteremo nel partito se e come organizzare questo campo, però io penso che questo schema risponda alla vera domanda che il Paese fa alla politica: perché avete buttato a mare il governo? Una domanda, sia detto per inciso, che si fanno anche gli elettori di Forza Italia e Lega: il ceto produttivo del Nord, i piccoli imprenditori, gli amministratori…», dice.

E il Pd può fare questa operazione «perché abbiamo un partito unito attorno al segretario. Non è capitato molte volte nella storia del Pd, ma adesso è così. Siamo un partito unito con una gestione molto collegiale». Il ministro è convinto che «un rassemblement così largo, interprete e garante dell’agenda Draghi batterà la destra. Negli elettori della Lega, di Forza Italia e in generale nei mondi moderati c’è il dissenso totale rispetto a quello che hanno fatto questi partiti. Si sono presi una responsabilità enorme di fronte al Paese e il Paese non lo dimentica».

E anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sempre sul Corriere, si dice pronto a portare avanti «l’agenda Draghi». «Ora bisogna andare avanti, accogliere l’appello del presidente Mattarella, completare il lavoro sul Pnrr, impostare la legge di bilancio, seguire la crisi ucraina. Non c’è un pieno mandato per il governo, ma ci proveremo. Ascoltiamo tutti le parole di Mattarella», dice. «L’agenda Draghi non deve cadere nella polvere. Noi la prendiamo in carico. E non solo per gli aspetti dell’emergenza. Ho visto e apprezzato il metodo di lavoro: obiettivi, non chiacchiera politica. Se vogliamo spendere i soldi, per esempio, abbiamo bisogno di sindaci messi in grado di fare il proprio lavoro: il vero nemico della transizione ecologica è la burocrazia. Il partito di Conte si è isolato da solo. E forse neppure l’avevano valutato fino in fondo. Tanti, come me, ci avevano creduto. Ora c’è bisogno di qualcosa di nuovo. Quel partito si doveva istituzionalizzare per realizzare i suoi programmi, doveva governare per attuare le sue idee. Ma ha finito per sabotare se stesso».

Intanto pensa al futuro percorso di “Insieme per il futuro”, nato dopo l’uscita dai Cinque Stelle. «Non posso stare con quelli che, con sovranismo, populismo e opportunismo, hanno buttato giù il governo. C’è uno spazio da costruire per dare una guida seria al Paese. L’Italia ha ancora bisogno di Mario Draghi», spiega.

«La crisi ha stravolto di nuovo gli schemi politici. Restano i riferimenti ideali, la sinistra e la destra. Ma è nata una nuova categoria: gli irresponsabili, raggruppamento a sé. Io sto con l’altra parte, con la responsabilità e le riforme per cambiare il Paese». Un esempio? «Il salario minimo. Non lo puoi imporre alle parti sociali, lo fai con la concertazione, perché non si può guadagnare uno, due euro all’ora. Dignità, sempre. E vale anche per le imprese che pagano un mare di tasse. L’agenda Draghi è responsabilità nazionale. Ma anche un governo repubblicano, come ha detto lo stesso premier. Metteremo d’accordo i soggetti politici e saremo pronti».

Da una parte «le forze politiche che gioiscono per la caduta di Mario Draghi», dall’altra quelle «che comprendono la delicatezza del momento». «Saranno in campi diversi», dice il ministro. L’agenda Draghi «non è fatta solo di misure per l’emergenza, ma disegna una nuova era sociale, economica e politica. I frutti? Basta vedere l’esplosione dell’export. Chi ha fatto cadere il governo non avrà credibilità quando parlerà di imprese». E promette: «Noi saremo sempre europeisti e filoatlantici».

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