«In maggioranza finora abbiamo preso tanti schiaffoni, possiamo lavorare benissimo anche dall’opposizione. A conti fatti, essendo una Repubblica parlamentare, se il Movimento Cinque Stelle dovesse uscire, Draghi i numeri li ha».
Gianluca Castaldi, capogruppo grillino al Senato e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, se la prende con gli alleati del Pd in un tweet contro Dario Franceschini ed Enrico Borghi, rei di avere detto che se il Movimento esce dal governo l’alleanza giallorossa è finita. «Rifletta il Pd», scrive via social Castaldi. «Noi dobbiamo solo difendere al meglio i cittadini, la strada nostra è ben chiara. La vostra è molto dubbia in base alle convenienze del momento».
«Se leggo certe dichiarazioni, reagisco», dice Castaldi a Repubblica. «Scaricare sempre su di noi la responsabilità della crisi, non mi sembra corretto. Ai tempi del Conte II, quando Renzi ci picconava, non mi sembra che il Pd abbia lanciato ultimatum».
Ora nel Movimento si attende il vertice Conte-Draghi, slittato a mercoledì 6 luglio per via della tragedia della Marmolada. «Aspettiamo questo incontro, era giusto rimandarlo, dopo quello che è accaduto», dice Castaldi. «Prima Giuseppe si confronterà con il Consiglio nazionale, che riporterà le varie posizioni. E starà a lui trarne le conclusioni. Noi dobbiamo difendere alcune misure, vediamo se ci sarà il sostegno delle altre forze politiche in questa difesa…».
Dal superbonus al reddito di cittadinanza, dal quarto decreto armi al termovalorizzatore, Castaldi parla degli «schiaffoni» che i Cinque Stelle hanno preso nel governo. E aggiunge: «Li hanno presi anche altri questi schiaffoni, ma i nostri fanno più rumore. Anche la Lega e altri del centrodestra hanno votato a volte diversamente rispetto al governo e nessuno fa polemiche. Ma ora dobbiamo ottenere il rispetto che meritiamo. Il rispetto per noi significa continuare a sostenere misure che aiutino la cittadinanza. Altrimenti non ha alcun senso stare al governo».
Certo, dice, «quando si sta in una maggioranza così eterogenea, ci sono alcuni temi che bisogna ingoiare». Ma quando si ingoia un tema così importante come il termovalorizzatore, aggiunge, «dall’altra parte devono accettare alcune nostre posizioni più radicali. Se questa bilancia non funziona, c’è un problema».
Se uscire dalla maggioranza «lo deciderà il presidente. Io sono del parere che possiamo lavorare bene anche dall’altra parte della barricata, senza problemi». E «non serve nemmeno l’appoggio esterno. I numeri parlamentari il governo ce l’ha. Possiamo lavorare sia in maggioranza che all’opposizione».
Intanto la maggior parte dei parlamentari Cinque Stelle spinge per uscire. «Quando una forza è in sofferenza su alcuni temi importanti, ci sta questo ragionamento. Anche altri, come la Lega, sono in difficoltà», assicura Castaldi.