Lo scafo della barca che si alza, mentre il vento tra i capelli scompiglia e distrae dal susseguirsi di villette con affaccio sull‘acqua verde e blu. Cernobbio, Bellagio, villa d‘Este. Ecco cos‘è il lago di Como nel nostro immaginario. E tutto questo c‘è ancora. Ma non è tutto: insieme ai soliti appuntamenti e luoghi noti, è nato qualcosa di nuovo, frutto anche del lavoro di ricerca di imprenditori visionari che hanno viaggiato il mondo e qui hanno importato le loro esperienze, le loro origini.
Partendo dalla tavola che abbandona, e in alcuni casi rivisita, i grandi classici della tradizione lombarda. Come al MOR beach club. Appena inaugurato a inizio giugno 2022, che punta la bandierina decisamente lontano, tra piatti esotici e mediorientali, proponendo ricette di altre latitudini grazie alla cucina fantasiosa dello chef israeliano Sharon Cohen.
Tzatziki, pane alla paprika, verdure saltate alle spezie, insalate colorate. Nonostante la panoramica su Bellagio, per un attimo ci si sente trasportati a Tel Aviv, o magari in un ristorante sul mare della Grecia, dato il rumore dell‘acqua che si infrange tra le insenature proprio sotto la terrazza a strapiombo sul lago.
Situato a Cadenabbia, a pochi passi da Tremezzo, il MOR beach club offre anche un‘autentica spiaggia privata, cosa ben rara sulle sponde comasche, corredata di cabine per chi rimpiangesse la sensazione della sabbia sottile sotto i piedi.
Dopo una nuotata in piscina, sia al mattino che al tramonto, si possono assaggiare i drink di Emanuele Broccatelli. Appassionato di mixology, rivisita i classici cocktail grazie a ricette uniche: allo spritz aggiunge bergamotto, Franciacorta, fiore di sambuco e limone, al moscow mule note di amari diversi mischiate insieme.
Se poi si risale in barca, ci si può fermare nei tanti paesini medioevali che costeggiano il bacino. A Laglio una sosta è obbligatoria. Non soltanto per l‘atmosfera poetica che si respira tra le case e i vicoli di pietra, ma anche e soprattutto per un aperitivo da Luciano.
Ex macelleria a conduzione famigliare, sei anni fa ha aggiunto i tavolini all‘aperto, ha riarredato il luogo ispirandosi alle vecchie botteghe degli anni Cinquanta e ha messo i suoi prodotti in vendita. O meglio: si può proprio fare la spesa in bottega dopo aver assaggiato il mix di taglieri che Luciano e Marilena propongono insieme al loro buonissimo spritz, in veranda oppure direttamente in barca – ebbene sì, c‘è anche il servizio delivery.
E poi una tappa nota soprattutto ai local, decisamente fuori dalle rotte turistiche è Lo Scalo a Cremia, un cocktail bar a cui si accede direttamente dal piccolo pontile che riporta nelle rilassate atmosfere di un tempo che pare ben lontano dal caos della città.
Quest‘anno ci si può crogiolare tra gli aromi di Ancestrale, la loro ultima signature in fatto di cocktail: pepe etiope chiamato anche bacca della passione, carota selvatica e cachaça, fruttato ma non dolce. Si chiama “ancestrale” in onore di una famiglia di Trento che produce mele, della quale i proprietari si servono per importare il sidro. Il loro processo è biologico, antico, lento. Ancestrale, appunto. Oppure l‘Anita, omaggio alla moglie di Garibaldi: Campari e spremuta d‘arancia, aceto di lamponi freschi e prugne fermentate, rossissimo dunque, proprio come le giubbe garibaldine.
Bisogna spostarsi letteralmente dall‘altra parte della piana per approdare a Torno, a Il Sereno, che da lontano fa l‘effetto di una nave ormeggiata, per la sua posizione a pelo sull‘acqua, le finestre che guardano tutte sul lago, e i colori caldi del legno e a contrasto con le vetrate della facciata.
Tra le novità della stagione, la Penthouse Suite firmata da Patricia Urquiola. Tutto – dalle sedie, alle poltrone, ai divani, ai tappeti –, è stato attentamente selezionato dalla designer per conferire alla stanza un tocco anni Cinquanta. I tessuti si ispirano alle sciarpe comasche e la loro palette richiama il paesaggio che si riflette sulle grandi porte scorrevoli a vetrate. Tutto ciò su cui posate gli occhi è acquistabile, e questo la rende un‘esperienza di soggiorno diversa sia per gli appassionati di design che per i neofiti – i mobili sono stati disegnati da architetti del calibro di Gio Ponti, Vico Magistretti, Franco Albini, Charlotte Perirand e Carlo Scarpa.
Il Sereno nasce originariamente a Saint Barts, e in effetti gli influssi dell‘isola caraibica sono reperibili dappertutto, dalla piscina sospesa, circondata da una manciata di lettini del colore dell‘acqua, alle proposte dello chef Raffaele Lenzi, concentrate su tuberi, vegetali e radici, dai drink con composizioni floreali e botaniche ai trattamenti a base di olio vegetale comasco nella SPA esterna, incastonata all‘interno delle rocce tipiche della zona.
Ma a giugno ha inaugurato un altro hotel molto particolare: il Musa, il boutique hotel cinque stelle a Sala Comacina.
«Il Musa si distingue rispetto ai canonici hotel imperiali perché è una realtà piccola. Ha solo dodici camere», ci spiega lo chef ed executive director Matteo Corridori. Tutte e dodici le stanze sono dedicate a dodici donne che hanno fatto la storia: Rita Levi Montalcini, Serena Williams, Coco Chanel, la regina Elisabetta.
Provvisto di un pontile privato, tenta di modernizzare e ringiovanire l‘esperienza comasca attraverso uno staff interamente under 35, un arredamento minimal e una cucina smart, semplice, mediterranea.
Piccolo segreto anticipato: il loro foie gras è rivisitato in chiave cento per cento italiana, con parmigiano reggiano, basilico e lamponi.