Il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha voluto mancare l’appuntamento internazionale cruciale per assicurare all’Italia la diversificazione delle fonti di gas e continuare la strada per rendersi indipendenti da Mosca, nonostante la crisi di governo. Il vertice intergovernativo tra Italia e Algeria ha «confermato il nostro partenariato privilegiato nel settore energetico. In questi mesi, l’Algeria è diventato il primo fornitore di gas del nostro Paese», ha detto Draghi, annunciando l’arrivo di 4 miliardi di metri cubi di gas in più che Sonatrach invierà all’Italia in aggiunta ai flussi già concordati. Un accordo valido per l’Italia, ma che risulta strategico per l’Europa intera.
Il tutto, mentre domani la Commissione europea presenterà il suo provvedimento per affrontare la possibile crisi energetica determinata dalla probabile decisione russa di bloccare totalmente o quasi i rifornimenti di gas all’Europa. Resta da sciogliere il nodo del tetto al prezzo del gas chiesto dall’Italia.
La richiesta di Roma, che sta raccogliendo sempre più adesioni, è ancora sul tavolo. E oggi – come racconta Repubblica – ci sarà l’ultimo tentativo per provare a inserire un riferimento al prezzo. Il testo già preparato, del resto, si concentra sulla necessità di ridurre la spesa per il gas. Con misure varie: dal taglio ai consumi alla sostituzione delle fonti energetiche.
C’è un aspetto su cui il governo italiano sta insistendo: in caso di crisi nei rifornimenti, scatterà un sistema di solidarietà europea con l’obbligo per i Paesi più “riforniti” di cedere quote di metano agli alleati meno attrezzati. E l’Italia sarà probabilmente tra i “membri” con maggiori riserve di gas. Per cui è partito il classico “do ut des”: il tetto al prezzo del gas in cambio di rifornimenti ai partner.
La Germania e i Paesi del nord non ne vogliono ancora sapere. Ma l’argomento utilizzato di non voler «alterare il mercato» per difendere il loro veto sta diventando sempre più debole. La stessa proposta che sarà presentata domani dalla Commissione prevede ormai una serie di interventi che di fatto incidono sulle logiche del mercato. Ma, certo, la situazione di crisi del governo Draghi non aiuta per niente nella trattativa.
La Commissione emetterà domani una raccomandazione per una riduzione volontaria della domanda di gas in tutti gli Stati membri almeno nei prossimi otto mesi, e in una seconda fase per un obiettivo vincolante di riduzione della domanda, «da attivare in qualsiasi momento nelle prossime settimane o mesi, a seconda dell’evoluzione della situazione».
Ben 11 miliardi di metri cubi di gas – secondo i calcoli della Commissione – potrebbero essere risparmiati con la riduzione della temperatura domestica. Le aziende “energivore” che stabiliranno volontariamente di contrarre l’uso del gas potranno contare su «compensazioni finanziarie» e quindi su aiuti di Stato.
L’Ue sembra però puntare al momento soprattutto sui risparmi. Non a caso nell’ultima bozza si insiste sull’idea che «durante un livello di “allerta”, le misure adottate nei piani nazionali comprendono una riduzione nazionale obbligatoria del consumo nel settore del riscaldamento e del raffreddamento». E si suggerisce l’introduzione di un meccanismo di “bonus-malus”: sostanzialmente chi più consuma paga un prezzo unitario superiore.
Le deroghe riguardano i settori considerati sensibili. La priorità dovrà essere data alle «catene di approvvigionamento che incidono sulla salute, la sicurezza e l’ambiente, la sicurezza, la difesa e altri settori critici, come il settore alimentare e le raffinerie».