«È stata una crisi paradossale. Non era necessaria ed è davvero un male che la si sia provocata per un fiocco di neve e poi sia diventata una valanga». Sono le parole dell’ex premier Mario Monti alla Stampa, secondo cui «questa è una crisi potenzialmente in grado di provocare gravi danni e “infiniti lutti”. Ma che, per fortuna, è contenibile negli effetti di cui è capace. Può essere gestita in modo da mitigarli».
In che modo? «Ora Draghi va al Quirinale, ma il governo non è stato sfiduciato e, almeno sinora, le dimissioni non sono state accolte. Vale il precedente del gennaio 1994, quando il presidente della Repubblica Scalfaro ricevette le dimissioni di Ciampi e le respinse. A quel punto, convocò i presidenti di Camera e Senato e indisse le elezioni. Ma il governo restò in sella. Se questo dovesse avvenire, ma dipende naturalmente dal capo dello Stato, il governo Draghi sarebbe nella pienezza dei suoi poteri. Potrebbe andare oltre gli affari correnti in attesa del successore. Con la conseguenza che essere in grado di impostare la legge di bilancio e procedere nella gestione del Pnrr».
Certo, dice Monti, «rientra nella natura delle cose che per un governo di unità nazionale guidato da una personalità esterna alla politica l’avvicinarsi del voto comporti maggiore e crescente nervosismo. È assolutamente normale. In aula di motivi ne abbiamo sentiti tanti, ma è abbastanza scontato che i politici e i partiti vogliano riconquistare un maggiore spazio e un ruolo più centrale all’avvicinarsi delle elezioni. In tale contesto, si è poi avuta una reazione psicologica a catena, negli ultimi giorni, perché il centrodestra si è ritenuto trattato con minore riguardo del Pd. Sono intervenute delle asserite asimmetrie millimetriche molto lamentate».
La spiegazione è semplice: «Cercano di posizionarsi in vista delle elezioni, ma non fanno il bene del Paese».
Ma Conte, Salvini e Berlusconi «li metterei tutti e tre insieme sulla lista del biasimo», dice Monti. «Conte e Salvini hanno molto disturbato il manovratore in corso d’opera, in misura esasperata in questi ultimi tempi. Mi sembra che Forza Italia, e meno Berlusconi personalmente, abbia mantenuto maggiore distacco. Alla fine, hanno lasciato anche loro per non perdere contatto con le forze del centrodestra che da oggi sono ancora più vicine. Berlusconi deve aver valutato che restare poteva diventare politicamente costoso. Tutti questi calcoli, i partiti non hanno l’agio di farli quando c’è una emergenza finanziaria grave».
Lo spread intanto è tornato a salire. Ieri sera eravamo a quota 220. «Vedremo come va, adesso. Ci attendono giornate a grossa intensità monetaria», dice Monti. Oggi la Bce decide su tassi e scudo anti spread. E la tempesta di Roma grava e non poco sulle scelte di Francoforte, «perché il nostro peso nell’attivo della Bce, cioè i crediti nei confronti dello Stato sotto forma dei titoli pubblici, è elevato. C’è un problema strutturale per cui l’Italia, più che altri Paesi, dovrà adeguarsi alla nuova fase che s’inizia. Certo sarà graduale, procederanno coi reinvestimenti, tuttavia meno titoli di stati entreranno nel portafoglio della Bce. Dobbiamo abituarci ad andare a finanziarci di più sul mercato e a contare meno sulla Bce. Certo, la soluzione ottimale sarebbe continuare a ridurre il fabbisogno». E «all’estero si chiederanno se vogliamo lo scudo per quando ci puniscono ingiustamente o se lo chiediamo per essere protetti dagli strani comportamenti della politica nazionale».