Non scenderà direttamente in campo. Ma il sindaco di Firenze, Dario Nardella, sarà comunque impegnato come il primo cittadino di Milano Beppe Sala per battersi in campagna elettorale.
«Sono ottimista perché vedo una destra divisa che già litiga sulla premiership e sui ministri del governo, dando per scontata la vittoria come se il voto fosse un pro-forma, mentre dalla parte nostra abbiamo alcune carte da giocare», dice alla Stampa. «Intanto la costruzione della coalizione. Vorrei appellarmi a tutti i leader del centrosinistra che hanno sostenuto Draghi, a mettere da parte i distinguo e i personalismi. Dobbiamo lasciarci alle spalle questa fiera del tatticismo e dei veti incrociati e guardare all’unica strada che questa legge elettorale ci consente di percorrere, ovvero unirci per vincere nei collegi».
Il riferimento è a Carlo Calenda da un lato e Matteo Renzi dall’altro. «Stimo molto Carlo, credo in un accordo con Azione e Più Europa che parta dai contenuti, abbiamo condiviso le stesse battaglie in questi anni», dice. «E sulla premiership sono convinto che parlando con Letta, quando sarà il momento, si possa trovare la sintesi migliore. Ma il punto è costruire una coalizione nella quale ognuno porti il proprio valore aggiunto: nei collegi uninominali vince chi ha un voto in più e non dobbiamo disperderli, andando uniti, dal centro moderato fino alla sinistra e agli ambientalisti».
Anche su Renzi «non è detta l’ultima parola, confido nella capacità di Letta, anticipata in Direzione, di federare le varie forze senza escludere nessuno. Si vince uniti».
Ma come mettere insieme chi non vuole i rigassificatori con chi rilancia l’agenda Draghi? «Vedo differenze più larghe tra Meloni e Berlusconi e mi stupirebbe se non riuscissimo a trovare un comun denominatore, che io si sintetizzo in lavoro, Europa, sviluppo e ambiente, a cominciare da un piano senza precedenti sulle energie rinnovabili», risponde il sindaco. «Il programma di Calenda lo trovo innovatore e coraggioso. In ogni caso questa legge elettorale consente di mantenere un proprio programma e la propria identità, che si traduce nelle liste del proporzionale, dando vita contemporaneamente a un obiettivo comune su pochi e chiari punti come quelli che ho menzionato, che giustifica le candidature comune nei collegi uninominali. In parole semplici, costruiamo una casa comune, mantenendo ciascuno la propria stanza».
Ieri Enrico Letta si è visto con Luigi Di Maio e il sindaco Sala, con l’obiettivo di creare una lista che avrà il simbolo Centro Democratico di Bruno Tabacci, con Pizzarotti e altri sindaci.
E i sindaci, in questo disegno, «possono essere un fattore decisivo di questa campagna elettorale. Io non mi candiderò, il mio compito ora è quello di rimanere alla guida di Firenze, molti miei colleghi lo faranno anche perché più vicini di me alla scadenza del loro mandato. Ma sarò in prima linea a sostenere il Pd nella campagna elettorale. La coalizione dei progressisti ha dalla sua la forza delle città e dei territori, che le destre non hanno e che temono più di ogni altra cosa».