Nucleare e gas vanno inseriti nella Tassonomia UE della finanza sostenibile, come proposto dalla Commissione europea, per il bene del pianeta, per il contrasto ai cambiamenti climatici e alle crisi dei prezzi del gas, per essere più autonomi dal Criminale di guerra.
Il Parlamento europeo discuterà e voterà sul punto nella sessione plenaria prevista a partire da oggi.
Il ricorso al gas, che pure porta emissioni inquinanti, è necessario in fase di transizione verso la prevista decarbonizzazione, le altri fonti, come possiamo verificare in questi mesi, non sono ancora sufficienti a farne a meno. L’inserimento in tassonomia permette la destinazione di fondi Ue per sfruttare, gestire, più e meglio questa fonte.
Il nucleare è in Europa oggi la fonte di energia con emissioni più basse di CO2 che, come noto, in quantità eccessiva surriscalda il pianeta con effetti potenzialmente devastanti.
Germania e Austria, che si oppongono al nucleare in Tassonomia, hanno potenziato il loro programma di sfruttamento del CARBONE, la fonte largamente più inquinante e con le più alte emissioni di anidride carbonica. In Germania è prevista una crescita del 25%.
La partita che si gioca da oggi è quella tra Macron e Scholz, tra nucleare e carbone, una partita che le squadre in campo hanno l’interesse a che sia amichevole, una partita della quale è meglio si parli poco in una fase nella quale l’Unione ha interesse a mostrarsi unita. L’Italia di Draghi, dopo che il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si dichiarò favorevole agli small modular reactors, reattori nucleari di dimensioni più contenute, e al nucleare in Tassonomia, non si è più espressa, lo farà in questi giorni acuendo le tensioni in maggioranza?
La Francia oggi – il 70% dell’energia elettrica viene dai suoi impianti nucleari – è il paese della Ue con le più basse emissioni di CO2, ha subito meno aumenti nelle bollette ed è sostanzialmente indipendente da Putin. Nelle recenti tornate elettorali tutti i candidati (tranne Melenchon), di destra, di centro, e persino a sinistra la socialista Hidalgo e il comunista Roussel, si sono dichiarati a favore della conferma della strada nucleare.
Nel nostro continente, come riporta l’UNECE, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, non sarà possibile raggiungere la decarbonizzazione completa entro il 2050 senza ricorrere al nucleare (di terza generazione avanzata), in primis perchè le tecnologie di stoccaggio di energia non sono ancora mature e serve integrare le fonti rinnovabilì, evidentemente intermittenti. Un recente rapporto della IEA International Energy Agency documenta la necessità di raddoppiare la potenza installata nel mondo di nucleare entro il 2050 per rispettare gli obiettivi climatici.
Il nucleare è inoltre, come ci ricorda il JRC della Commissione europea, ecosostenibile come o più delle tecnologie già incluse nella tassonomia quali le fonti rinnovabili, e particolarmente sicuro (meno sicuri si sono dimostrate dighe, centrali elettriche fossili, impianti chimici).
È utile ricordare che l’Italia prevede già un ricorso ancor maggiore all’importazione di energia elettrica, con una probabile crescita delle importazioni di quella generata dagli impianti nucleari francesi (l’Italia importa energia elettrica da nucleare anche da Slovenia e Svizzera).
Naturalmente l’eventuale decisione del PE di inserire il nucleare tra le fonti finanziabili non avrebbe alcun impatto sui piani italiani di transizione energetica, per i quali sarebbe utile però si aprisse un confronto, senza preclusioni e senza salti in avanti, rispetto a una soluzione di mix energetico che non escluda alcuna fonte pulita e consideri vantaggi e svantaggi di ognuna di queste. Perfino la discussa Greta si espresse a favore del nucleare suscitando la reazione del’ideologismo preconcetto che l’aveva resa simbolo indiscusso.
È chiaro che le fonti di energia rinnovabile, senza tralasciare il promettente eolico offshore, vanno sfruttate al massimo pur ricordando, per amor di verità, che il 70% del mercato delle rinnovabili passa dalla Cina così come quasi tutto il fotovoltaico, con implicazioni geopolitiche evidenti. Queste fonti portano inoltre un consistente consumo di suolo, a differenza del nucleare, che pure porta con sé problematiche, quale quella della conservazione delle scorie, comunque, come insegna la Francia, virtuosamente affrontabili.
L’indispensabile velocizzazione delle procedure autorizzative non risolverà i limiti delle rinnovabili a partire dalla disponibilità di materie prime e dalla loro naturale intermittenza. Infine va ricordato che in Danimarca, che si nutre essenzialmente di rinnovabili, le bollette sono ben più salate di quelle francesi.
Infine per chi in chiave anti nucleare di oggi richiama gli impianti a fusione, che non produrranno scorie, va ricordato che l’allaccio alla rete elettrica del primo impianto è prevista tra il 2040 e il 2050 mentre un reattore oggi, di terza generazione avanzata, ha mediamente bisogno di 7 anni per essere realizzato.