La strategia della CommissioneTaglio dei consumi del 15% e solidarietà tra Stati: il piano d’emergenza europeo per il gas

Lo schema per il risparmio energetico crea disparità tra i Paesi: per quelli più avanti nella diversificazione degli approvvigionamenti come l’Italia, è uno svantaggio. Difficilmente la proposta passerà senza aggiustamenti

Tobias SCHWARZ / AFP

Per evitare misure più drastiche durante il prossimo inverno, la Commissione Ue chiederà ai governi di ridurre il loro consumo di gas del 15% già dal 1 agosto. Una misura che all’inizio sarà su base volontaria, ma che potrebbe diventare obbligatoria di fronte a un’ulteriore riduzione dei flussi di gas da parte di Mosca. Basterebbe la richiesta di due Paesi per far scattare l’obbligatorietà e a quel punto il razionamento sarebbe imposto per legge dall’Ue.

Se confermate le ultime indiscrezioni, Bruxelles oggi proporrà questo schema nel piano d’emergenza energetico «Risparmiare gas per un inverno senza rischi».

Nell’ultima bozza circolata, spiega La Stampa, l’entità del taglio richiesto è indicata con una “X”, ma la cifra che verrà comunicata oggi dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sarà del 15%. Il piano non sarà costituito da una semplice raccomandazione, ma da un vero e proprio regolamento che il Consiglio dovrà adottare a maggioranza qualificata, senza passare per il Parlamento europeo. Di fatto, potrebbe essere approvato già martedì prossimo, quando è in programma una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia.

«I principi chiave del piano — si legge nella comunicazione — sono: sostituzione, solidarietà e risparmio» di gas. Tutte azioni complesse.

Ma già si registrano diverse fibrillazioni tra le varie delegazioni che chiederanno di rivedere i target fissati dall’esecutivo Ue. Il testo già oggi sarà esaminato dai 27 in una prima riunione. Il piano verrà poi inviato alle Capitali, che avanzeranno le loro osservazioni, e venerdì ci sarà un nuovo incontro per negoziare i dettagli tecnici.

La percentuale di risparmio richiesto sarà uguale per tutti gli Stati, a prescindere dalla loro dipendenza dal gas russo, ma in termini assoluti la quantità di metano da tagliare sarà molto diversa da Paese a Paese proprio perché il mix energetico dei 27 è molto diverso. Il 15% si applicherà sulla media ponderata del consumo di gas negli ultimi cinque anni e questo creerà inevitabili disparità. Per i Paesi più avanti nella diversificazione degli approvvigionamenti come l’Italia, questo è uno svantaggio. Con l’ultima missione del premier Mario Draghi in Algeria, Roma si è garantita ulteriori volumi di gas che mettono il Paese in una situazione di relativa sicurezza. Ma la proposta penalizza anche Spagna e Portogallo, la cui dipendenza dal gas russo è ridotta al minimo, mentre sono avvantaggiati Germania, Austria e i Paesi dell’Est ancora fortemente dipendenti da Mosca. Per gli Stati che producono l’elettricità con il nucleare, invece, l’impatto sarà contenuto.

Attualmente già dodici Paesi Ue stanno vivendo un taglio parziale o totale delle forniture di gas russo. Il meccanismo di solidarietà scatterà qualora due Stati membri dichiarino l’emergenza nazionale — l’Ungheria lo ha già fatto — e chiedano alla Commissione di attivare la procedura di emergenza. L’esecutivo comunitario farà la sua valutazione ma la decisione finale spetterà al Consiglio. Il gas «risparmiato» confluirà in una sorta di fondo di solidarietà europeo per i Paesi che ne avranno bisogno.

Rispetto alla prima bozza prodotta alla fine della scorsa settimana, la Commissione ha deciso di apportare alcune modifiche. Nell’ultima versione sono spariti i riferimenti ai livelli minimi (19 gradi) e massimi (25 gradi) per il riscaldamento e l’aria condizionata negli edifici pubblici, trattandosi di parametri che potrebbero avere ripercussioni diverse nei vari Paesi. I governi avranno dunque un obiettivo fissato a livello Ue (il 15%), ma saranno lasciati liberi di scegliere la strada per arrivarci.

Oltre agli interventi su caloriferi e condizionatori, la Commissione propone di allestire delle aste per fornire incentivi economici alle industrie che riducono il consumo di gas. I settori da sacrificare sono quelli che utilizzano più energia e offrono un minore valore aggiunto: nelle bozze si citano ad esempio il settore del vetro, della ceramica e della chimica. Ma spetterà ai singoli Stati decidere su quali distretti intervenire e quali invece preservare.

L’intervento avrà certamente un costo dal punto di vista economico, anche se la Commissione è convinta che il razionamento preventivo avrà un impatto comunque inferiore a quello che potrebbe verificarsi nel caso di misure tardive, successive a un ulteriore taglio delle forniture da parte della Russia.

Intanto, secondo l’agenzia Bloomberg, Gazprom avrebbe fatto sapere di essere pronta a riattivare a partire da domani i flussi di gas attraverso il gasdotto NordStream 1. Ma a Bruxelles in pochi si fidano degli annunci.

Difficilmente la proposta della Commissione passerà senza aggiustamenti. Il regolamento sarà adottato dal solo Consiglio e a maggioranza qualificata: devono essere a favore 15 Paesi su 27 e devono rappresentare almeno il 65% della popolazione totale Ue. Per bloccarlo bastano quattro Stati membri, che rappresentino oltre il 35% della popolazione dell’Ue.

 

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