Ore di trattativeSecondo Brunetta, un progetto politico rinnovato può convincere Draghi a restare

Il ministro per la Pubblica amministrazione, di Forza Italia, argina la tentazione del voto nel centrodestra e dice: «I costi di urne anticipate di sei mesi appaiono di gran lunga maggiori dei benefici. Un gioco che, per il Paese, non vale assolutamente la candela». E «nessuno dei temi agitati come vessilli nel dibattito politico giustifica una crisi»

(LaPresse)

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è arrivato a Roma per seguire la crisi di governo da vicino. Ma il forzista Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, al Corriere dice che il premier Mario Draghi «sa già cosa deve fare, perché è quello che ha già fatto per 17 mesi: pensare unicamente al bene del Paese, fare le riforme, attuare il Pnrr e difendere le radici, ossia i valori che ha tutelato instancabilmente finora, permettendo all’Italia di recuperare credibilità e reputazione».

«La soluzione è un governo Draghi senza Conte oppure elezioni», ha detto il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. «Dico che per il centrodestra di governo non è una questione di veti, ma di responsabilità: difendere con coerenza l’interesse degli italiani, oggi, vuol dire stare dalla parte di Draghi e andare avanti con i punti irrinunciabili della sua agenda», controbatte Brunetta. «Forza Italia e Lega hanno assicurato che assieme a Draghi vogliono continuare a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza. È legittima e comprensibile la reazione a caldo all’atteggiamento ambiguo, ondivago e spesso pretestuoso con cui il M5S di Conte è stato in maggioranza negli ultimi mesi. Il Movimento, come ha detto Berlusconi, “rischia di fallire ancora una volta l’esame di maturità” e, dopo aver già perso un consistente gruppo di parlamentari fuoriusciti con Luigi Di Maio, corre il pericolo di nuove emorragie».

Eppure nel centrodestra la tentazione delle urne è forte. Secondo il ministro, «le urne anticipate non sono di per sé una sciagura. Ma serve sempre una attenta valutazione del rapporto costi-benefici, che oggi risulta enormemente squilibrato: i costi di urne anticipate di sei mesi appaiono di gran lunga maggiori dei benefici. Un gioco che, per il Paese, non vale assolutamente la candela e infatti i cittadini non capiscono. Il centrodestra di governo sta dalla parte del Paese».

E per le comunicazioni di domani in Parlamento (prima al Senato, poi alla Camera) si aspetta che i partiti «non pretendano da Draghi più di ciò che Draghi ha dato, ma abbiano la forza di condividere con Draghi una nuova prospettiva. I partiti che si riconoscono nell’agenda Draghi-Mattarella devono rinnovare una chiara e ferma responsabilità verso il Paese, riconfermandosi reciprocamente, e poi manifestando al Quirinale e allo stesso premier le ragioni di una fiducia non più solo emergenziale, ma squisitamente politica, per dare continuità e stabilità all’azione di governo. Il capo dello Stato si troverebbe di fronte a una nuova manifestazione di significativa volontà politica».

Sui nove punti del Movimento Cinque Stelle, Brunetta dice che «non sono affatto in discussione, sono quasi tutti già nell’agenda Draghi, dal salario minimo al reddito di cittadinanza, addirittura rifinanziato e riformato nella legge di Bilancio per il 2022. Men che mai possono registrarsi divergenze sugli aiuti alle famiglie e alle imprese contro il caro bollette e il caro energia, per i quali l’esecutivo ha già stanziato 33 miliardi e che intende rafforzare fortemente a fine mese».

Mentre sulle richieste degli altri partiti, spiega che «non ha alcun senso accapigliarsi sull’ipotesi di uno scostamento di bilancio, perché, esattamente come lo scudo anti spread su cui ragiona la Bce, al momento semplicemente non serve. Ci sono gli extraprofitti e gli extragettiti generati, ancorché in misura diversa, dalla guerra e dall’inflazione a poter finanziare le misure di sostegno, senza ricorrere ad altro debito. C’è l’affidabilità garantita proprio da Draghi e dall’attuazione puntuale del Pnrr a scongiurare i continui riferimenti al pericolo frammentazione degli spread e ai “rischi Paese”. A dispetto delle letture interessate e parziali di rancorosi e disastrosi ministri del passato, le riforme già approvate sono visibili: semplificazioni, governance, pubblica amministrazione, digitalizzazione, giustizia, appalti, reclutamento universitario. E la nave Italia va: dopo la crescita del 6,6% nel 2021 e il primo trimestre 2022 con il segno più, la Banca d’Italia ha appena stimato un +0,5% nel secondo trimestre e rivisto al rialzo l’aumento del Pil per quest’anno. Chi comprenderebbe un’interruzione della navigazione?».

E aggiunge: «Bisogna riconoscere che nessuno dei temi agitati come vessilli nel dibattito politico giustifica una crisi. Per di più a pochi mesi dalla conclusione naturale della legislatura, con una legge di bilancio da predisporre e alcune grandi riforme da ultimare. C’è molto ancora da fare, che un governo dimissionario non potrebbe affrontare, nella palude di un Parlamento sciolto e impotente. Senza centrare i 55 obiettivi del secondo semestre 2022 l’Italia rischia di perdere circa 22 miliardi di euro, e altri in futuro».