Prima il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poi la conferenza stampa post Consiglio dei ministri con un messaggio chiaro.
Dopo il rientro anticipato dal vertice Nato di Madrid, in conferenza stampa il presidente del Consiglio Mario Draghi ha confermato l’intenzione di andare avanti con l’attuale governo. «Non sono disposto a guidare un governo con un’altra maggioranza. Ho detto dall’inizio che questo governo non si fa senza i Cinque Stelle e questa resta la mia opinione». E non esistono ipotesi subordinate. «Il governo è nato con il M5S e non si accontenta di un appoggio esterno». Per il premier, se cade questo esecutivo, non ve ne sarà un altro, finirà la legislatura.
Nel faccia a faccia al Quirinale, Draghi ha esaminato con il presidente Mattarella – che mercoledì sera aveva ricevuto Conte – la situazione politica, condividendo la necessità di raffreddare gli animi e di portare avanti il complesso lavoro su diversi fronti che attende il governo.
I messaggi del premier in conferenza stampa e l’impegno a un faccia a faccia a breve con il leader del Movimento dovrebbero contribuire a svelenire il clima. Ma se Conte avrebbe escluso l’uscita del Movimento dalla maggioranza per passare a un appoggio esterno, nella maggioranza – racconta il Corriere – comincia a crescere la preoccupazione in vista dell’approvazione della legge di bilancio, per un autunno che sarà economicamente impegnativo e anche politicamente pericoloso.
Le scelte di bilancio saranno «le forche caudine» attraverso le quali dovranno passare l’esecutivo e le forze della larga coalizione. E in vista dell’appuntamento autunnale le tensioni saranno destinate ad aumentare. «Il copione è già scritto. Sarà un Vietnam», dice uno dei ministri del Partito democratico. E «quando si avvicinano le elezioni ogni partito è meno propenso ai compromessi».
Tra gli esponenti del governo c’è già infatti chi prevede che «Draghi e Franco si chiuderanno in una stanza e ne usciranno con la manovra già scritta. Sarà un percorso blindato».
Chi sta vicino a Draghi avverte: «Se qualcuno pensa che Draghi lascerà Palazzo Chigi con i conti italiani in disordine, deve capire che piuttosto lui consegnerà le chiavi e dirà “fate voi”».
I partiti però vorranno incidere in Consiglio dei ministri. E dal Quirinale temono che — per evitare la stretta di autunno — nelle forze di maggioranza ci sia la tentazione di rompere utilizzando qualche pretesto.
Il presidente del Consiglio ha già avvertito: «Non sono disposto a guidare un esecutivo con un’altra maggioranza». Anche perché un’altra maggioranza non ci sarebbe più, come ha già avvertito anche Enrico Letta.
Insomma, prosegue il Corriere, se la legge di bilancio si preannuncia come un amaro calice, un conto è spartirlo tra tutte le forze della maggioranza, altra cosa è lasciare che un pezzo si sganci e faccia la campagna elettorale dai banchi dell’opposizione.
Il riferimento è anche alla Lega, che continua ad attaccare il Pd sui provvedimenti «divisivi» dello ius scholae e della cannabis: «Decidano se intendono lavorare per il Paese o se vogliono far cadere Draghi».
Eppure tra i grillini è forte la pressione per rompere con Draghi. E Conte appare in seria difficoltà a gestire queste spinte contrapposte, che rischiano di produrre un’ulteriore scissione.