Trovare racconti enogastronomici inediti, interessanti e stimolanti è complicato. Il linguaggio del settore appare stracco. Le recensioni dei ristoranti si assomigliano. Il binomio “tradizione&innovazione” è la boutade con cui i giornalisti si intrattengono. Dopo una lunga esperienza al Gambero Rosso, Francesca Pagano ha capito che il vero motore per una comunicazione enogastronomica nuova stava nel far guardare questo mondo a chi non lo ha mai conosciuto. Niente mostri sacri da temere. Niente chef da venerare. Niente produttori simbolo del proprio settore. Gli occhi gastronomicamente vergini dei fotografi Flavio e Frank Sabato e del regista Gabriele Surdo sono stati il lievito per un progetto che oggi mostra un volto della Puglia spoglio di stereotipi. Niente trulli, pale di fichi d’India e mare blu, ma dettagli, persone e biodiversità umana: questo è Yeast.
Il racconto umano è nei dettagli
Yeast Stories è un progetto di visual storytelling su una selezione di personaggi protagonisti della biodiversità, dell’hospitality e dell’e(t)nogastronomia della regione Puglia. Nato durante il primo lockdown come risposta ai limiti regionali di spostamento, questo viaggio agro-umanitario mostra una Puglia in fermento. Grazie alla guida di Francesca e alla professionalità di Frank, Flavio e Gabriele, il percorso ha portato alla creazione di 52 profili tra contadini, raccoglitori, allevatori, panettieri, cuochi, produttori di formaggi e di vino, e albergatori.
Supportato dal Teatro Pubblico Pugliese come progetto di comunicazione digitale e brand identity della destinazione Puglia, dalla Banca Popolare Pugliese e da Officine Tamborrino per la parte tecnica, Yeast ha raccontato 400 chilometri di regione attraverso i suoi esseri umani. Dal Gargano a Leuca lo scopo era sempre lo stesso: fare qualcosa di diverso, staccandosi da tutti gli stereotipi estetici e di storytelling.
«Volevamo essere l’alternativa: lo abbiamo fatto attraverso la ricerca, estetica in primis – spiega Flavio Sabato – Quella fotografica è stata la chiave del successo di Yeast. Abbiamo deciso di non raccontare solo attraverso i ritratti delle persone, ma anche con dettagli di Puglia. Siamo fortemente convinti che questi elementi raccontino di più di una panoramica».
Ma la ricerca preliminare non veniva condivisa. Si partiva “ciechi”. «All’inizio mi adoperavo per spiegare agli altri chi avremmo incontrato – ricorda Pagano, responsabile della realizzazione e produzione Yeast – Poi mi sono resa conto che era controproducente. Così ho smesso di dirgli persino dove andavamo. E ha funzionato. Yeast funziona perché è vero».
Chi sono le persone-lievito
È stato Gabriele Surdo insieme all’autore dei testi, Alfredo Polito, a pensare al nome: Yeast, che in inglese significa lievito, e fa tanto progetto internazionale. «Le persone che abbiamo raccontato fanno fermentare il territorio come il lievito, facendo nascere cose belle», dice Sabato. Da Antonello Magistà, patron e maitre di sala dello stellato Pashà a Conversano (Ba), ad Antonio Cera di Forno Sammarco a San Marco in Lamis (Fg), passando per custodi di erbe spontanee, coltivatori, imprenditori: sono persone che non si limitano a fare il proprio lavoro e a viverci. Gettano semi. Contaminano le persone che li circondano. Si spendono per fare grande la propria terra, con le parole e i gesti.
All’inizio Francesca ha pensato a dei criteri e ambiti di attività. Ma poi ha capito che bisognava partire dalla terra. «Yeast doveva coprire tutti i territori, compresi quelli meno battuti come il Gargano, che poi sono quelli più autentici. Se si pensa a quanto è grande la Puglia, 52 ritratti non sono molti. La consideriamo una prima selezione». Ma, dopo aver iniziato, qualcosa è cambiato.
Il pizzico di rivoluzionario lievito lo ha messo Francesco Montaruli, chef etnobotanico di Mezza Pagnotta di Ruvo di Puglia. «È stato lui a far sorgere il nostro pay off: Human Biodiversity, perché la vera biodiversità è legata alle persone. Ci siamo fermati lì tutta la giornata, entrando in contatto con il suo modo di raccontare e trasmettere il funzionamento del suo modello». Mezza Pagnotta basa la sua carta su ciò che spontaneamente la terra dona e l’uomo raccoglie. A fianco a lui, c’è il fratello Vincenzo e il raccoglitore Franco, custode di antichi e preziosi saperi. Questo incontro ha spinto il team di Yeast a raccontare anche agronomi, custodi come Rita Accolli e Paolo Belloni, che sta creando un patrimonio genetico vegetale da donare nuove generazioni.
Il messaggio di Yeast
Yeast non è una guida. Nasce per introdurre il lettore in una rete umana e geografica, che esca dai soliti circuiti. Che aiuti le persone a scoprire il territorio con uno sguardo nuovo. Immagini di trulli, orecchiette e panzerotti sono ovunque, al contrario di quelle del Subappennino Dauno o del bellissimo Gargano. E anche davanti ai cieli azzurri, il team ha deciso di smorzarli, staccandosi da un linguaggio standardizzato. Scattare con l’istinto, senza brief preliminare, ha pagato anche nella scoperta delle persone. «Alla fine, pur volendo coprire tutta la regione, sono le storie che ci guidano – aggiunge Francesca – Dall’imprenditrice al vignaiolo, tutti ci hanno lanciato un messaggio di sostenibilità possibile per un futuro migliore».
Gli appuntamenti
Ora Yeast entra nel vivo con una serie di appuntamenti di carattere artistico e visivo che interesseranno tutta la regione durante l’estate. Si parte con i racconti social, postati su Instagram e realizzati in collaborazione con La Repubblica Bari, che li pubblicherà per gli abbonati. A scrivere questi ritratti sarà il giornalista Nick Difino. È in corso un’installazione artistica presso il Museo Castomediano di Lecce, realizzata in collaborazione con lo Studio Valari e le Officine Tamborrino. In più, nel centro storico di Matino, dal 23 luglio al 18 settembre, prenderà vita Yeast Photo Festival, organizzato in collaborazione con BeSafe e On the move. La mostra comprenderà 13 progetti di 13 fotografi, selezionati da Edda Fahrenhorst, fondatrice del Horizonte Zingst. A latere della mostra, tanti eventi e talk.
Inoltre, è in arrivo il volume fotografico che raccoglierà i ritratti di Yeast. Si tratta anche della prima operazione da cui il progetto partirà per creare un proprio modello di business autonomo. «In più, vogliamo creare delle partnership commerciali con aziende che possano supportare il progetto, pur lasciandoci un margine di indipendenza. Cercheremo altri fondi da privati, anche perché vorremmo che Yeast diventasse un magazine, con una redazionale ufficiale e un’uscita all’anno. E non escludiamo di uscire fuori dalla Puglia». Libero spazio, dunque, alle fermentazioni.