La profeziaDi Maio dice che il governo Meloni durerà al massimo un anno e poi sarà Draghi bis

Il ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico spiega che con la destra al governo «sarà l’anno della bolla nera» in cui l’Italia chiederà di fare sempre più debito. «Dopodiché andranno di nuovo da Draghi a pregarlo di tornare». Ma se si realizzerà una non-vittoria della destra, sarà «prontissimo» a sostenere di nuovo il premier a Palazzo Chigi

Mauro Scrobogna /LaPresse

«Salvini, come tutti gli altri che hanno provocato la crisi, si sta accorgendo di averla fatta grossa e sta tornando in ginocchio da Draghi, ma con quale credibilità? Con il governo interverremo a settembre». Risponde così in un’intervista alla Stampa l’ex leader dei Cinque Stelle, oggi leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri propone una misura taglia-bollette «che costerà circa 13,5 miliardi». Un «intervento necessario», dice, «perché se le imprese saranno invece costrette a chiudere, i costi per lo Stato saranno ben più alti, pari a decine e decine di miliardi di euro».

Le risorse, spiega, si troveranno con «l’extragettito che abbiamo ottenuto con la maggiore crescita registrata finora, quindi senza indebitarci. Per effetto dell’inflazione, poi, Iva e accise pesano di più nelle casse dello Stato: pensiamo di prendere quei fondi, che sono figli dell’inflazione, e metterli su un intervento che la frenerebbe, permettendo alle imprese di abbattere i costi di produzione. L’80 per cento non è un numero a caso, è esattamente quello che stanno pagando in più le imprese».

Di Maio sostiene che non servirà uno scostamento di bilancio, insomma. «Con Draghi non ne abbiamo mai dovuto fare», dice. «Sarà invece il marchio di fabbrica della destra. Il 2023, con Salvini, Meloni e Berlusconi al governo, sarà l’anno della bolla nera».

E la sua previsione è che un probabile governo di destra chiederà «di fare più debito, come hanno già fatto in questi giorni, e quel debito non sarà sostenibile perché non avranno la credibilità internazionale che ha Draghi. Come potrebbe averla un governo in cui la Meloni, ogni giorno, deve rassicurare il mondo in quattro lingue, mentre Salvini lo spaventa e Berlusconi è lo stesso che nel 2011 portò quasi l’Italia al default? Un governo di destra, per calmierare il debito, metterà mano ai risparmi degli italiani alzando le tasse».

Ma se si realizzerà una non-vittoria della destra, come accadde a Bersani nel 2013, tornando a uno schema con una maggioranza Ursula, Di Maio dice di essere «prontissimo a sostenere di nuovo Draghi alla presidenza del Consiglio».

E se invece arrivasse una vittoria larga della destra? «In quel caso, il trio sfascia-conti durerà un anno. Salvini lavorerà con Berlusconi per logorare la Meloni, dopodiché andranno di nuovo da Draghi a pregarlo di tornare a Palazzo Chigi», risponde.

Intanto, sulle ingerenze russe nella politica italiana, il ministro degli Esteri dice che «ci sono più ombre che luci e vedo tutte le condizioni per avviare una commissione parlamentare d’inchiesta che verifichi se ci sono legami finanziari e politici tra alcuni partiti italiani e la Russia. Non è un tema evanescente. Attiene alla libertà del nostro Paese, se qualcuno ci porta nelle braccia delle autocrazie».

E a Meloni assicura che loro saranno saldamente europeisti e atlantisti, risponde: «Ma loro chi? I voti in Parlamento, se vince, glieli daranno Berlusconi e Salvini. Ed è alleata in Europa di quei partiti e di quei Paesi che ci hanno messo i bastoni tra le ruote su Pnrr, proposte economiche e interventi contro Putin. Non mi sento rassicurato nemmeno sapendo che vuole rinegoziare il Pnrr. A Bruxelles ci guarderebbero come la solita Italia, che non rispetta gli impegni e cerca soluzioni di comodo».

Anche il suo vecchio partito, il Movimento, aveva qualche fascinazione per la Russia. Di Maio risponde così: «La scissione che ho provocato lo scorso giugno è nata dalla risoluzione sull’Ucraina che ha visto l’ambasciatore russo a Roma fare i complimenti a Conte per il testo che aveva scritto, contro la Nato e contro l’Unione europea».

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