Più Europa, meno dirittiEmma Bonino candida in Calabria la madrina del divieto di fecondazione assistita

L’ex deputata del Popolo della Libertà e del Nuovo centrodestra sarà candidata come capolista nel collegio plurinominale calabrese per la Camera. Fu la relatrice della contestata Legge 40 del 2004 il cui divieto di fecondazione eterologa è stato definito incostituzionale dalla Consulta. «È come il mullah Omar», disse di lei Bonino nel 2009. «Sono i radicali a essere i veri ayatollah», rispose la neo boniniana.

LaPresse

L’ex paladina dei diritti civili Emma Bonino ha deciso di candidare in Calabria come capolista di PiùEuropa alla Camera la madrina del divieto della fecondazione assistita: Dorina Bianchi.  Guardando alla storia politica della leader di PiùEuropa sembra difficile credere che abbia deciso di inserire nel collegio plurinominale calabrese la relatrice della controversa Legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, il cui divieto di fecondazione eterologa è stato definito incostituzionale dalla Consulta. 

Sembra difficile da credere che le due politiche siano nella stessa parte dopo che nel 2005 si scontrarono in occasione dei due referendum per l’abrogazione della Legge 40, promosso dall’Associazione Luca Coscioni e dai Radicali della stessa Bonino. Bianchi fu capofila dell’astensione ai referendum e partecipó nel 2006 al Comitato per l’astensione di Scienza e Vita.

Passata al Partito democratico nel 2009, sostituì Ignazio Marino come caprogruppo dem nella Commissione Igiene e Sanità del Senato, venendo spesso criticata dai colleghi di partito per le sue posizioni a favore del ddl Calabró contro il testamento biologico e il suo sostegno alle iniziative del governo Berlusconi per “salvare” Eluana Englaro.

Bonino allora eletta nelle liste del Pd disse che «La Bianchi è come il mullah Omar». Bianchi rispose: «Sono i radicali a essere i veri ayatollah».

Nello stesso anno Bianchi sostenne  l’indagine conoscitiva parlamentare proposta dal centrodestra contro la Ru486, la pillola abortiva.

Per 18 anni Dorina Bianchi è rimasta in Parlamento passando per diversi partiti: prima nel Centro Cristiano Democratico, poi Margherita, Udc, Pd, Popolo della Libertà e Nuovo centrodestra. Clamoroso fu la sconfitta del 2011 come candidata sindaco della sua Crotone, dove perse da favorita (nonostante l’intervento attivo di Berlusconi sul territorio) contro il sindaco uscente Peppino Vallone. Dopo cinque anni di inattività e oblio, Bianchi prova a tornare alla Camera, allargando ancora più alle estremità l’accozzaglia politica di centro sinistra che va da Nicola Fratoianni all’ex populista Luigi Di Maio. Proprio da deputata di NCD, nel 2015 si espresse a sfavore della legge sulle unioni civili omosessuali sostenendo fosse necessario un referendum popolare preventivo per conoscere l’opinione dei cittadini prima che il Parlamento potesse legiferare.

 

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