Resa dei conti in vistaOra dobbiamo dare il massimo per le elezioni, alle correnti penseremo dopo, dice Bonaccini

Secondo il presidente dell’Emilia Romagna i sondaggi negativi non devono spaventare. Il risultato può ancora essere ribaltato. Poi, un domani, si dovrà valutare il consenso reale delle correnti e rivedere i criteri per la selezione della classe dirigente

Guido Calamosca/LaPresse

Adesso non è il momento di guardare ai sondaggi né occuparsi degli avversari. Soprattutto, spiega alla Stampa il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, «non si deve parlare di “26 settembre”», perché significa dare per scontato che si perderà. Invece le sorti possono essere ribaltate, nonostante la partita sembri difficilissima, «ma anche due anni e mezzo fa, quando mi ricandidai alla Regione, avevamo i sondaggi contro e la percezione era quella di una probabile sconfitta». E invece ha rinvinto.

Questo non significa che l’esperienza emiliana possa ripetersi a livello nazionale, ma qualcosa si può imparare. «Pochi punti, molto netti. E poi mobilitare il territorio». Questa è la formula. E poi serve più chiarezza tra le correnti. «Un partito grande o è plurale o non è», ma «un domani, con calma, servirà una discussione sul consenso reale delle correnti. E anche sulla selezione della classe dirigente». E all’intervistatore che gli fa notare che parla già da segretario risponde che «è una discussione lontana da me». Ora serve pensare alle elezioni, «e punterei sulle nostre proposte più che sul pericolo fascista. Anche perché, se poi vincono, cosa facciamo? Chiediamo alla gente di andare in montagna a fare la Resistenza?».

E se invece non vincono, toccherà al Pd fare una coalizione. Se non con i Cinquestelle, che hanno rinunciato all’alleanza anche alle Regionali «per prendere più voti», si può ipotizzare un modello che va da Azione e Italia Viva fino a Sinistra italiana. Funziona. «Avete mai sentito parlare di crisi della giunta regionale emiliano-romagnola?». Ma a livello nazionale sarebbe più difficile. «Noi qui guardiamo al programma. E le poche volte che non abbiamo tutti la stessa opinione affrontiamo il problema e andiamo avanti». Il problema è che, a suo avviso, «Renzi e Calenda hanno sbagliato. Con questa legge elettorale, che spero che cambi presto, l’unica alternativa numerica per battere il centrodestra è stare con il centrosinistra». Soprattutto ora «che è stato tolto di mezzo il tema che brandivano, la presenza del Movimento Cinque Stelle»

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