Manfred Weber è l’unico leader di un partito europeo che viene in Italia per sostenere esplicitamente un competitor della campagna elettorale. Un competitor minore come Forza Italia, in debito d’ossigeno dentro una coalizione guidata dalla presidente dei Conservatori, Giorgia Meloni, attesa alla prova del governo in caso di vittoria del centrodestra.
Il presidente e capogruppo del Partito popolare europeo arriva avendo alle spalle una gaffe politica che cerca di far dimenticare. Definì i Cinquestelle degli «estremisti» per aver provocato la caduta di Mario Draghi («l’Europa ha bisogno di un governo stabile a Roma»), denunciando uno strappo «irresponsabile e incomprensibile», tacendo successivamente l’altrettanta irresponsabilità del suo amico Silvio Berlusconi.
A Bruxelles, i Popolari erano convinti che Forza Italia non avrebbe mai seguito la Lega nella rottura. Rassicurazioni che forse erano state date ai Popolari da Antonio Tajani, salvo poi trovarsi di fronte a una prospettiva di governo romano composto da una forza politica che siede nello stesso gruppo di Marine Le Pen, la peggiore nemica di Emanuel Macron, e di Alternativa per la Germania, i filonazisti che a Berlino sono considerati come la peste bubbonica.
L’ospite, che oggi vede Berlusconi, si può consolare con Meloni, leader di quei Conservatori che a Bruxelles collaborano con il Ppe. Lo scorso gennaio il gruppo Ecr ha contribuito con i suoi voti a far eleggere presidente del Parlamento europeo la maltese Roberta Metsola. I Popolari hanno ricambiato il favore, eleggendo alla vicepresidenza dell’Europarlamento il lettone Robert Zile, esponente proprio dei Conservatori.
Va da sé poi che se chiedi a Weber come giustifica l’amicizia tra Meloni, Salvini e Viktor Orbán, il premier ungherese che lui stesso ha cacciato dal Ppe, la sua risposta è, diciamo, diplomatica: è Forza Italia il partito di riferimento. «Sono venuto per sostenere gli amici Silvio e Antonio», ha detto ieri Weber in una conferenza stampa a Roma. Ha aggiunto di avere «piena fiducia nel senso democratico e istituzionale dell’Italia». Il populismo? Ma dai, ancora con questo ciarpame. «La mia fiducia si fonda sul programma del centrodestra, che è un programma di garanzia per l’Europa», risponde.
Italiani, votate per Berlusconi perché è l’unico che garantisce in un solo colpo atlantismo, europeismo, conti pubblici in regola, sostegno incondizionato all’Ucraina contro l’orso russo. Cioè lo stesso Putin che era tanto amico del Cavaliere quando la Germania di Angela Merkel e Gerhard Schröder faceva affari e si impiccava con il gas russo (cosa che facevano tutti).
Il Ppe di Weber si è spostato a destra e guarda con grande interesse alle elezioni italiane del 25 settembre. Spera di avere il ministro degli Esteri amico nella persona di Tajani, con il quale ieri ha fatto il giro delle sette chiese, Confindustria compresa. I Popolari hanno bisogno di governi amici dopo le cocenti sconfitte in Germania e Francia. Governano solo in Austria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania e Romania. E in questi governi vantano un loro premier soltanto ad Atene e a Zagabria. Insomma, Weber conta poco, i suoi Popolari non toccano palla al Consiglio europeo, cioè nell’organo che decide, dove siedono i capi di stato e di governo.
Dunque, il successo elettorale del centrodestra è fondamentale. Roma val bene una messa. Eccome. Poi il resto, gli amici di Orbán, Le Pen, Vox, AfD, il sovranismo, l’Ucraina, l’incognita della gestione di una possibile tempesta perfetta tra inflazione e caro energia, sono quisquilie. Vuoi mettere tutto questo con la prospettiva di mantenere il maggiore gruppo parlamentare in Europa, che oggi conta 182 deputati contro i 154 dei Socialisti? Al voto europeo del 2024 bisogna arrivarci bene, con le alleanze giuste. Magari con la Lega ancora forte e attirata nell’orbita delle alleanze che hanno al centro il Ppe. E con Fratelli d’Italia ancora più forte e Meloni a Palazzo Chigi “depurata” dai nemici dei tedeschi.
Poi c’è chi immagina di sostituire Salvini con Carlo Calenda al governo di centrodestra, così da imbarcare pure Renew di Macron e far passare Azione come un partito di fatto organico alla destra. Come le tessere di un puzzle messe insieme da un algoritmo impazzito. Ma state tranquilli, Tajani assicura che Forza Italia non cambierà alleanze (del resto non l’ha fatto mai…), il Terzo Polo arriverà quarto e guarda a sinistra.
Attento alle sorprese, Antonio. Se poi l’Italia sul Serio dovesse superare Forza Italia (Euromedia già lo dà al 7,4%) e al Senato non dovesse formarsi una maggioranza solida, vedremo cosa succederà. Intanto limitiamoci a osservare che Lega e Forza Italia vogliono da Draghi, che hanno segato, uno scostamento di bilancio. Meloni no, perché le rimarrebbero pochi soldi per la legge di bilancio in autunno. E che autunno! Mentre Weber fischietta per i vicoli di Roma, fai attenzione.