«Lo ribadisco in via definitiva: non mi candido alle elezioni del 25 settembre né, in caso di affermazione del centrodestra, avrò parte alcuna nel nuovo governo. Resterò in Veneto, fino alla conclusione del mandato che i cittadini mi hanno affidato». Il leghista Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, replica così sulla Stampa alle voci che associano il suo futuro politico a un eventuale governo in caso di vittoria della destra alle prossime elezioni.
Zaia avverte compagni di partito e alleati: «Non si governa sondaggi alla mano, bisogna pensare alle nuove generazioni non alle prossime elezioni. All’insorgere della pandemia, quando ho chiuso Vo’ e firmato le prime ordinanze, la maggioranza dell’opinione pubblica era contraria alle restrizioni, giudicava il Covid una banale influenza. Allora ho incassato critiche durissime ma ho fatto ciò che ritenevo giusto e necessario. Sul piano dei contenuti, mi dispiace che in questo avvio di campagna elettorale si parli poco dei giovani, saranno anche minoritari in una popolazione di adulti e anziani ma rappresentano il nostro futuro. Chi prescinde da loro, o si limita a lisciarli con parole di circostanza, non favorisce il progresso ma il declino dell’Italia».
Ma «il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a trent’anni fa, mi aspetto che sia più inclusivo e attento ai cambiamenti, libero dai complessi di inferiorità sul versante culturale e dai tabù in materia di diritti, nuove famiglie e sessualità. Lo dico in un altro modo: l’omosessualità non è una patologia, l’omofobia invece sì. Questione di libertà e di rispetto, chi non lo comprende è fuori dalla storia e offre agli avversari l’opportunità di imbastire battaglie ideologiche, magari con finalità diversive».
L’autonomia, però, grande obiettivo di Zaia, resta al palo. «Confido che in caso di successo il centrodestra attui la riforma federalista e lo faccia in tempi rapidi», dice Zaia. «Viceversa, non sarà più credibile. L’autonomia non è un cadeau al Nord bensì, l’ha ricordato il Capo dello Stato, una scelta di modernità e di legalità costituzionale. È il grimaldello più efficace per modernizzare il Paese».
Matteo Salvini in realtà contava sui governatori nordisti come Zaia per frenare l’emorragia di consensi. Ma il governatore veneto dice di non aver ricevuto «alcuna pressione dal partito e, in ogni caso, lasciare il Veneto a tre anni dal termine del mandato non rientra nella mia visione istituzionale. Oltretutto ho in cantiere alcuni progetti da effetto wow e non li abbandonerò per inseguire poltrone immaginarie. Ho il privilegio di governare la regione più bella del mondo e la soddisfazione di aver contribuito a elevare la sua immagine, e più ancora il suo standing, rispetto alle condizioni ereditate nel 2010. Detto ciò, io sono un militante della Lega, perciò parteciperò alla campagna elettorale nel rispetto del ruolo che ricopro e della sensibilità dei veneti, inclusi quelli che non la pensano come me».
Sponsor o raccomandazioni per le candidature? «Se qualcuno cerca nel sottoscritto un Grande Fratello, beh, ha sbagliato indirizzo. Si rivolga ad Alberto Stefani (il commissario della Lega veneta, ndr) e a Salvini. A buon intenditor poche parole», risponde. In ogni caso, Zaia sa che «sarà una campagna atipica, intensa e brevissima. Volenti o nolenti, il centrodestra appare compatto mentre il centrosinistra sembra preda di spinte divisive, Io credo che gli elettori non apprezzino gli attacchi scomposti e la denigrazione degli avversari, semmai dalle forze politiche si attendono proposte e programmi all’altezza delle sfide del nostro tempo».