Mi facevo anch’io – sarà telepatia o forse logica formale – la domanda che riportava ieri Concita De Gregorio: a che servono le elezioni, se si già come vanno a finire, se si sa già tutto, se non possono esserci sorprese, se a chi dice «vinceremo» – non essendo dalla parte che si sa vincerà – scappa da ridere?
In attesa che Giorgia Meloni vinca le imminenti elezioni, chi a sinistra non è così sfortunato da dover fare campagna elettorale, dicendo frasi fantascientifiche quali «vinceremo» mentre i parenti lo guardano valutando la convocazione della croce verde, chi a sinistra si limita a militare o nei casi più impegnativi a votare non è necessariamente d’accordo con l’elettore di sinistra suo commensale.
L’elettorato di sinistra, infatti, già abituato alla frammentazione interna (tu sei per Togliatti o per Vittorini, per Greta Thunberg o per Jovanotti, per Veltroni o per D’Alema), adesso si scopre scarso in compattezza anche rispetto al nemico. È colpa di Giorgia, che non è quella bella colla di pesce che era Silvio (e anche noi non abbiamo più vent’anni, e ciò inficia la nostra vocazione militante).
C’è l’elettore di sinistra che si esalta quando si ritrova il video della Meloni diciannovenne che dice che Mussolini tutto quel che ha fatto l’ha fatto per l’Italia, ottimo, stupendo, possiamo darle della fascista, video e moschetto slogan perfetto, funziona sempre, non c’è ragione di non buttarsi sulla scemenza dei suoi diciannove anni. Però cominciamo domani: stasera devo controllare che non ci siano video dei miei diciannove anni, sarebbero vieppiù sputtananti.
C’è l’elettore di sinistra che prova a obiettare che la Meloni non va contestata perché astrattamente devota a un ideale politico di cent’anni fa, dai, su, mica vorremo dire che vuole fare le adunate domenicali coi figli della lupa, prendiamocela con le cose concrete, che scempio vorrà fare con la sanità, con la scuola, con gli appalti, ma figuriamoci se la contesto sul programma che poi mi tocca leggerlo, su, l’ha scritto anche la Aspesi che «è di una lunghezza a cui non siamo più abituati», sì ma come la mettiamo con le famiglie: la babysitter di nostro figlio è tanto felice della sua unione civile, ora arriva quella fascista e gliela annulla, lo vedi che lo dici anche tu che è fascista, sì ma che c’entra, io dicevo per comodità, per omaggio semantico a Funari, ti ricordi quando Funari ci sembrava di destra, che nostalgia, che semplificazione, il Novecento.
C’è l’elettore di sinistra esaltato alla prospettiva d’un periodo di opposizione, governare non ci ha fatto mica bene, con quelle alleanze poi, e più governiamo più si nota quanto siamo pippe a governare, vuoi mettere stare all’opposizione e chiedere la luna, rispetto a stare al governo e ottenere dieci giorni di vacanza per i padri attorno al parto, casomai gli pesasse la pancia. Egli, quello che brama l’opposizione, ricorda un po’ il Bertinotti cui interessava solo far casino pittato da Corrado Guzzanti a fine Novecento, e un po’ gli alleati di governo che D’Alema descriveva dieci anni fa come «squilibrati degni di attenzione psichiatrica che mi chiedevano di uscire dalla Nato e di dichiarare guerra agli Stati Uniti».
C’è l’elettore di sinistra laureato al Dams, agosto è il più riposante dei mesi perché è quello in cui i poteri forti della società dello spettacolo vanno in vacanza, e dunque l’unico in cui lui non va in giro per produzioni televisive a cercare lavoro, e quindi parla d’altro oltre che del destino cinico e baro che ha impedito la sua ascesa; parla di politica, persino, di Giorgia senz’altro, e trasecola, non si capacita, si costerna s’indigna s’impegna ma proprio non ci arriva: con tutto il capitale culturale che abbiamo, com’è possibile che questa nazione voti a destra? Conclude che è perché la tv le ha fatto – alla nazione – il lavaggio del cervello, e nessuno ha la crudeltà di dirgli che ne sono passati d’intrattenimenti sotto i ponti dalla sua tesi di laurea su Bourdieu, ora i cervelli li lava Tik-Tok, o al massimo i meme.
Per fortuna, all’altezza del sorbetto, le fratture ideologiche si ricompongono, e si comincia a parlare dell’estate prossima. Prendiamo una casa a Stromboli, sì ma da maggio perché ormai l’estate è salita in primavera, agosto si sta così bene in città e invece giugno si moriva, certo visto che saremo governati dai fascisti sarebbe più congrua Ventotene, ma il riferimento è a Virzì o a Spinelli, ma la bontà di queste pesche, me le ha portate il contadino, con quel che costano dal fruttivendolo non avrei potuto mai, per fortuna che vince Giorgia e ci mette la flat tax, non facciamoci sentire, ma da chi, eh da tutti è proprio un egoismo impresentabile, ma se è collettivo si chiama comunque egoismo, cioè io non conosco nessuno che non voglia la flat tax, forse i poveri, il contadino delle pesche che dice, secondo me lui fa tutto in nero, vent’anni che mi sta dietro al casale e l’ho sempre pagato in contanti, quindi lui con la flat tax ci rimette, magari nelle zone rurali la sinistra vince, non dire queste cose che sembriamo Tutti da Fulvia sabato sera e poi ci dicono che è colpa nostra se si perdono le elezioni, ma si perdono chi, io quel weekend ho un matrimonio, tu vai a votare?