Marciare divisiI leader del centrodestra hanno posizioni diverse sulle sanzioni alla Russia

Al Meeting di Rimini Matteo Salvini ha espresso dubbi sulla loro efficacia: «Non vorrei che stessero alimentando la guerra», Giorgia Meloni ha preso le distanze, ribadendo che sono necessarie. Più sfumata la posizione di Antonio Tajani, per il quale non è ancora il momento di toglierle

AP Photo/Andrew Medichini

A dividere l’alleanza di centrodestra ci sono le sanzioni europee alla Russia. Il leader della Lega Matteo Salvini. prima di intervenire al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ha espresso dubbi sulla loro efficacia: «Non vorrei che le nostre sanzioni stessero alimentando la guerra». E ancora: «Guardiamo i numeri, chiedo di valutare l’utilità dello strumento. L’avanzo commerciale della Russia è 70 miliardi di dollari, per la prima volta nella storia il sanzionato ci guadagna. Chiedo di valutare l’utilità dello strumento», per poi ribadire che la Lega le ha sempre votate e approvate.

Alle sue parole ha risposto subito il leader del Pd Enrico Letta («Putin sta ricattando l’Italia e l’Europa e al ricatto non si risponde col cedimento»), ma anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha mostrato di avere una posizione più sfumata: adesso, dice, non è il momento di toglierle. «Bisogna far capire alla Russia che la violazione del diritto internazionale provoca una reazione internazionale». Nulla, in sostanza, deve cambiare finché la guerra non sarà finita.

Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha preso le distanze dalle perplessità dell’alleato. Le sanzioni devono restare, anche se dovranno essere introdotti dei «meccanismi di compensazione per le economie che stanno pagando un prezzo maggiore».

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