Quando Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’ambasciatore di Mosca a Washington Sergey Kislyak potrebbe aver condiviso informazioni sensibili di intelligence. Lo spiega alla Stampa Moises Naim, esperto del Carnegie Endowment for International Peace, che spiega come all’ex presidente degli Stati Uniti: «quando si davano informazioni sensibili a Trump si omettevano i dettagli più delicati, quelli che riguardavano per esempio le fonti e i metodi, perché si pensava ci fosse il rischio che lui li seminasse in giro. Molte volte gli veniva sottoposto il risultato finale ma non tutta la procedura che aveva portato alla sua individuazione».
Secondo Naim la vicenda di Mar-a-Lago, in cui l’Fbi è stata costretta a entrare a casa Trump perché l’ex presidente potrebbe aver conservato file secretati, «minano l’affidabilità degli Stati Uniti agli occhi dei governi stranieri». Ma a differenza degli altri scandali del passato il Partito Repubblicano sembra ancora più compatto nel difendere le follie di Trump: «L’esperienza dimostra che il blocco trumpista si riorganizza e riprende il sopravvento nel partito. Il Gop rischia di tornare ad essere un monolite guidato dall’ex presidente».
All’orizzonte non si vede uno sfidante in grado di minare la sua leadership. Né l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley («è stata creata da lui e senza il suo appoggio non ha nessun futuro concreto nella scena politica americana»), né il governatore della Florida Rick de Santis: «lui stesso ha fatto capire che al momento non appare interessato a correre nel 2024».
Ma secondo Naim ci potrebbe essere una sorpresa nelle elezioni di Midterm a novembre. L’esito non sembra così scontato a favore dei Repubblicani, profetizzato dai sondaggi a causa del carovita, la guerra e il prezzo della benzina alle stelle. «Ci sarà un voto femminile molto importante, una maggiore affluenza delle donne alle urne in seguito alla sentenza della Corte suprema sull’aborto. Ciò non significa che i democratici vincano, ma le donne saranno assai più motivate ad andare a votare e questo potrebbe limitare il vantaggio dei repubblicani».