Senza memoria era la notte, e furiosa era la pioggia, piene di lampi le nuvole e pieno di tuono il silenzio, e deserto era il cielo, e sconosciuti furono i volti del mio primo ricordo.
A quel tempo, le carmelitane volavano ancora in processione notturna sopra i mille metri per il Venerdì Santo. Per sempre ci salvi! La badessa capeggiava una fila di suore e reggeva una lanterna per illuminare il volo. Per sempre ci salvi! I veli ondeggiavano nel vento. I frontini biancheggiavano nel buio. I copriala impregnati di pioggia luccicavano a ogni lampo. Tremavano le mie mani e tremavano i miei piedi. Le monache cantavano in coro con la resa feroce di chi crede in volontà sovrumane, in piani divini capaci di schiacciare i mortali. Per sempre ci salvi! Il prima, per me, non esisteva. Nessun ricordo. Il mio abbandono è un peccato senza colpevole. Con rabbia mi partorì il cielo. I fulmini lo crepavano. I tuoni lo assordavano. I venti lo agitavano. Per sempre ci strilvi!
La badessa aveva gli occhiali appannati. Mi prese. Un rosario le girava attorno alla mano e mi premette i grani nel palmo. Dura è la pietà. Mi chiamò creatura. Grande è il mistero di ritrovarsi nel mondo. Discendemmo. Le ali sottili delle suore si tendevano all’indietro per la picchiata, si alzavano i loro veli uno via l’altro verso il regno di Dio. Vuoto è il regno di Dio. Veloce fu la nostra discesa e l’aria fredda mi asciugava le guance e per terra brillavano migliaia di luci ignare di quel che accade nel cielo: tremenda è la vendetta di Dio. Per sempre ci stringa!
Da “Ali” di Enrico Dal Buono, La nave di Teseo, 448 pagine, 20 euro