Riforme a destraCalderoli dice che è la volta buona per arrivare al presidenzialismo

«Una riforma di ampia portata vada sottoposta comunque a un referendum popolare», precisa l’ex ministro leghista. E al Pd che lancia l’allarme sulla tenuta della democrazia, risponde: «Devono essere convinti di aver già perso. Se già si prefigura il fatto che tutta l’opposizione avrà meno di un terzo dei parlamentari, qualche guaio devono averlo combinato»

Il leghista Roberto Calderoli, ex ministro delle Riforme costituzionali, crede che oggi, dopo tanti tentativi, le ipotesi di attuare il presidenzialismo in Italia siano concrete. «È la volta buona», dice alla Stampa. «Io ho partecipato a sei elezioni del Capo dello Stato, la prima è stata quella di Oscar Luigi Scalfaro nel 1992. Ciò a cui ho assistito in quelle occasioni all’interno del Parlamento non l’ho visto nemmeno nelle peggiori assemblee di condominio e quindi credo che tutti si siano resi conto che questa formula ha fatto il suo tempo, non resta che l’elezione diretta del Presidente della Repubblica».

Calderoli dice «sì» sulla bicamerale ipotizzata da Giorgia Meloni, coinvolgendo le opposizioni. «Sono d’accordo con Meloni: le riforme devono essere fatte coinvolgendo le opposizioni, non si fanno contro qualcuno. In qualche modo l’ho capito sulla mia pelle: ho ideato delle riforme costituzionali che sono state bocciate dal referendum, di quell’esperienza ho fatto tesoro: quando si è trattato di varare il federalismo fiscale l’ha votato tutto il Parlamento, con l’astensione del Pd. Anche se poi Monti ha boicottato i decreti attuativi…».

Ma, precisa, «la Costituzione prevede che con il voto dei due terzi dei parlamentari si può cambiare la Carta senza referendum. Se i nostri padri costituenti hanno deciso così, un senso ci sarà». Ciò nonostante, aggiunge, «io credo che una riforma di ampia portata vada sottoposta comunque a un referendum popolare».

Non sarà un percorso semplice. Calderoli lo sa. «Sul principio del presidenzialismo siamo tutti d’accordo. Sul ruolo del presidente, invece, si dovrà aprire un dibattito. Io sono per il modello francese».

E al Pd che lancia l’allarme sulla tenuta della democrazia, dice: «Devono essere convinti di aver già perso. Se già si prefigura il fatto che tutta l’opposizione avrà meno di un terzo dei parlamentari, qualche guaio devono averlo combinato».

E dopo il presidenzialismo, il leghista però punta all’autonomia. «L’autonomia è al secondo punto del programma della coalizione. Quindi si farà, così come il presidenzialismo».

Ma sul risultato della Lega ammette: «È chiaro che l’essere stati in un governo di larghe intese, piuttosto che all’opposizione come Meloni, ha facilitato le cose per Fratelli d’Italia».

Poi servirà uno scostamento di bilancio, conclude: «Con 30 miliardi si consentirà alle imprese di non fallire. Se non si fa subito, tra un mese ne serviranno 100 di miliardi. E questo non vuol dire che non vada messo subito un tetto al prezzo del gas».

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