Quella dell’edizione/riedizione/re-made della straordinaria rivista (del) Fuori!, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, è stata e continua a essere – dobbiamo dirlo – una grande avventura. Ma mica ce l’immaginavamo così. Con il dinamicissimo duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi ci siamo conosciuti come spesso succede per caso e, molto rapidamente, abbiamo capito che una delle traiettorie che ci univano era proprio questa: loro/lui (il duo è un’identità unica) erano stati autori di una mostra a Venezia anni prima che ruotava intorno alla storia della comunità gay della città, la quale – chiamata a intervenire con oggetti e memorabilia – spesso si era presentata con numeri di Fuori, e da lì ne avevano scoperto l’eccezionale qualità, e l’enorme valore affettivo che ancora la circondava.
Io ero incappato in questa storia per altre vie, mentre stavo ricercando una testata da far rivivere e fare riesplodere, e questa mi era sembrata perfetta per essere rivampata. Una visita all’archivio del movimento a Torino era a quel punto inevitabile. Lì abbiamo scoperto un mondo: un mondo di forza e di resistenza, di violenze subite (a volte fino alla galera), di bestiale tigna a smettere di nascondersi e subire. Una storia parallela a quella di simili collettivi di lotta europei, ma non solo, i cui preziosissimi documenti sono tutti raccolti presso la Fondazione. Una storia che era molto distante sia dal quieto normativismo di certi matrimoni con confetti e cagnolini dei nostri anni (per carità, liberi tutti di fare ciò che si desidera, ma non era quella l’idea a Torino, ecco) sia dalla generale accettazione televisiva della figura omosessuale – diciamo ancora così – o trans come componente obbligatoria e macchiettistica dei grandi show della prima serata senile in tv. Per questo, valeva la pena di partire dalle radici, per poi vedere eventualmente crescere strani frutti non previsti in un secondo momento.
È nato così Fuori!!!, un volumone che raccoglie per scelta solo i primi 13 numeri della rivista, dal 1971 al 1974, il tredicesimo essendo “Fuori Donna” interamente dedicato alla conduzione lesbica. Perché da quel punto in poi il movimento si spacca, con l’adesione di alcuni fondatori al Partito radicale e l’opposizione di altri, quali Mario Mieli, fermamente convinti che la lotta non fosse solo una lotta per i diritti civili individuali (egregiamente condotta dai radicali, vedi le vittorie referendarie per l’aborto legalizzato e il divorzio) ma una battaglia per la rivoluzione completa della società. Cosa che tuttora ha da venire. Da qui nasce l’urgenza di questa raccolta che non a caso, come succede quando si dà acqua ai sempreverdi, si è immediatamente riattivata come benzina incendiaria fin dalla sua uscita.
È una bomba (come da copertina) quella che è planata a partire dall’ottobre 2021 dentro le librerie coi suoi 4 chili di peso e una dimensione enorme (le riviste sono riprodotte tali e quali e “inquadrate” con una cornice punk), più grande dei libroni da tavolo Phaidon e Taschen. Una “cosa” che una volta approdata in casa non può che diventare un (s)oggetto che vive con voi, visto che quasi nessuno scaffale può reggerla, e forse manco nessuno dei normali tavolini da salotto. Ha scelto di pubblicarla il migliore tra gli editori italiani di teorie di alta spinta intellettiva (cosi è), Nero Edizioni, l’unico in grado di capire che questa follia cartacea poteva generare un’onda inaspettata, oltre a rappresentare in sé (come lo stesso Domus ha sottolineato) un oggetto unico di design. Tutto questo non sarebbe mai stato possibile senza il contributo di chi, come Levi’s, non avesse creduto profondamente nel messaggio iscritto nel suo Dna, dal tocco delicatissimo e cosciente che solo così poteva coniugare l’impegno perenne del brand americano nei confronti della comunità lgbtq+ con il rispetto assoluto nei confronti di una storia profondamente politica e dei suoi protagonisti.
Sono nate così la première al Museo Archeologico di Milano (scelta ovviamente prima di tutto estetica, ma pure ironica) nell’ottobre 2021, cui sono seguiti un tour (tra questi Firenze e il Museion di Bolzano) e un necessario e affollatissimo convegno alla Fondazione Feltrinelli nel gennaio 2022. Tutto mentre fioccavano recensioni, interviste, articoli da ogni parte (ma davvero), e quindi una ristampa, e ora un’altra; e una valanga sui social, programmi radio (un’ora su quella di Monocle è disponibile, e vale la pena), affetto ovunque.
Data centrale in questa storia è/era il 5 aprile 1972, giorno durante il quale nacque di fatto il fuori!, con l’irruzione dei suoi fondatori travestiti da medici dentro un convegno di psichiatria nell’auditorium del Casinò di Sanremo, convegno dove l’omosessualità era classificata come malattia. Dopo 50 anni è stato organizzato da Agedo Nazionale e dal coordinamento Liguria Raimbow (con il sostegno del Consiglio d’Europa) un doppio appuntamento. Un nuovo summit (cui abbiamo partecipato) che riattiva una rilettura di questo mezzo secolo e, in seconda battuta, una mostra: 5 aprile 1972: 50 anni di lotte lgbtq+ in Italia e in Liguria (a cura di Anna Daneri, Marco Fiorello, Francesco Urbano Ragazzi e mia).
Documenti storici e opere d’arte trasformano la mostra in un momento dilatato e festoso di ricorrenza. Punto di snodo centrale nel percorso sono, inevitabilmente, ancora le pagine del fuori!, e il mastodontico volume è a disposizione in varie copie su leggii, creando attorno a sé intense sessioni di reading privati e pubblici (da qui il supporto di Levi’s anche a questa iniziativa). Altri documenti legati alla data del 5 aprile 1972 e alla sua eco sono esposti grazie alla collaborazione con gli archivi della Fondazione Sandro Penna fuori! di Torino e con attiviste e attivisti liguri, oltre che con l’Archivio dei Movimenti. Un’intervista video realizzata per l’occasione rivela la testimonianza degli unici attori e testimoni viventi di quel gesto fondativo del ’72: Angelo Pezzana, il libraio iniziatore del fuori!, e Riccardo Rosso, attivista e designer di fama che partecipò alla concezione della rivista.
Mostra nella mostra è una sezione dedicata a un’altra delle firme del fuori!: l’artista, attivista, superstar e leggenda vivente Corrado Levi (Torino, 1936), del quale vengono presentate alcune opere su carta: l’installazione Quasi, autoamori di Johnny (2004-2010) composta da una serie di disegni erotici che riconfigurano lo spazio, Frank-enstein, poesia geografica (1982) realizzata con Andrea Pini negli anni del suo soggiorno spezzino e Peso Piuma (2009), cartella di litografie definite dall’artista «talismani d’amore». E c’è ovviamente anche un cambio di generazione con due interventi artistici di Dafne Boggeri (Tortona, 1975) e di Jacopo Miliani (Firenze, 1979), attivisti per i diritti delle comunità lgbtq+ la cui pratica attualizza le emergenze estetiche dei movimenti di liberazione. Va segnalata la presenza all’inaugurazione di Hey Cabrera!, dj e produttore di culto, che sta per pubblicare fuori!, pezzo di prossima uscita che campiona l’urlo incendiario di Francesco Urbano Ragazzi durante la presentazione dell’operazione al Salone del Libro di Torino.
A proposito di musica e di party, è quasi incredibile pensare che il giorno del calendario fondativo della rivista/movimento si sia trasformato da ora in poi in una sorta di giornata di tributo pre-Pride: basti pensare al blockparty organizzato a Milano il 5 aprile di quest’anno dalla stessa Dafne Boggeri alla Fossa di fronte alla Triennale, storicissimo luogo di battuage, e ad altre simili iniziative in Italia. Insomma, quando abbiamo deciso di usare un piccolo segno grafico ricorrente nell’impaginazione della rivista, magnificarlo e ingrandirlo in copertina, mai potevamo immaginare che questa bombarda potesse generare un’esplosione così. E temiamo che non sia finita, anzi.
Le foto fanno parte della collezione spring-summer 2022 di Levis Pride.