«Con la destra al governo, l’Italia rischia l’isolamento in Europa e un default dei conti come avvenne nel 2011 con Berlusconi». Lo dice alla Stampa Lorenzo Guerini, ministro della Difesa e leader della corrente Base riformista del Pd. E la stessa posizione è sostenuta da Romano Prodi in un’intervista a Repubblica.
La trattativa tra il governo ungherese di Viktor Orban e Bruxelles per scongiurare il taglio dei fondi è già partita. Orban è consapevole che potrebbe non andare a buon fine e per questo – spiega La Stampa – sa che per vincere la partita avrà bisogno del sostegno di alcuni governi amici. E il posizionamento del prossimo esecutivo italiano rischia di rivelarsi determinante. Roma potrebbe aiutarlo a costruire quella minoranza necessaria per respingere il tentativo della Commissione di chiudere il rubinetto dei fondi di coesione e i segnali ricevuti giovedì con il voto degli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia vanno proprio nella direzione auspicata dal premier ungherese.
Ecco perché il vero pericolo per l’Italia, se governerà la destra, per Guerini «sarebbe il nostro isolamento in Europa, come si è visto al Parlamento europeo in questi giorni. Lascerebbero il Paese in ginocchio, come nel 2011 quando ci portarono sull’orlo del default. Le loro ricette non sono cambiate. E neanche gli chef». Il ministro spiega che «le scelte fondamentali fin qui sostenute dall’Italia ne hanno rafforzato la credibilità grazie a principi solidi e impegni concreti: difesa del fianco Est, rafforzando la difesa collettiva in Lettonia, Polonia, Ungheria, Bulgaria e Mediterraneo orientale, aiuto all’Ucraina, consolidamento degli interessi nel Mediterraneo allargato, rafforzamento delle partnership con i Paesi europei più propensi a costruire una forte difesa europea nella Nato». Ma, ora, «incrinare l’insieme dei principi politici che sono alla base di questo sforzo collettivo può farci scivolare indietro e perdere terreno. Ed è un rischio che non si può correre: sarebbe andare contro l’interesse del nostro Paese».
Anche Romano Prodi su Repubblica spiega che le scelte di Orban «vanno contro i pilastri fondamentali delle regole europee, sottoscritte da tutti i Paesi, su libertà di stampa, trattamento delle minoranze, giustizia. Che Meloni non veda il rischio di un’Italia emarginata in Europa è preoccupante».
Certo, dice Prodi, la rottura con Calenda «per me è stata una grande sorpresa. Avevo notizie precise e coerenti di un accordo già definito. Il giorno dopo Calenda è andato da Annunziata a disdire l’accordo. Una decisione improvvisa che può cambiare il corso della storia italiana. Nei collegi sottrae parlamentari al centrosinistra e rafforza oggettivamente la destra».
Ma, conclude, «il Pd è l’ultimo vero partito rimasto in Italia, sarebbe una gran bella cosa se nell’ultima settimana cantasse in coro». Un coro che «finora mancato. Ma confido nell’ultima settimana. Anche nella nona sinfonia di Beethoven, che non dimentichiamo è l’inno dell’Europa, il coro entra in scena nell’ultima parte».