Francesco Lollobrigida, capogruppo uscente di Fratelli d’Italia alla Camera e cognato di Giorgia Meloni, è l’uomo delle riforme della destra. E in virtù di questo ruolo, sta costruendo un dossier sulle proposte di modifica della Costituzione. «Senza stravolgerla e con la collaborazione di tutti», spiega a Repubblica. Ma non escludendo una «rivisitazione» della norma che limita la sovranità del diritto comunitario su quello nazionale.
«Persino fra i padri costituenti ci fu un dibattito su come scrivere i principi del nostro ordinamento: si veniva da una dittatura e da una guerra sanguinosa. Il mondo era diviso in due blocchi, c’era chi voleva prendere le distanze dall’Urss e chi non troppo. Nessuno vuole stravolgere la Costituzione, non intendiamo toccare i valori fondanti contenuti nella prima parte. Non siamo i primi a chiedere che altre norme vengano riviste: basti pensare al titolo V o alla riforma di Renzi bocciata dal referendum. Noi crediamo che occorra una rivisitazione. A partire dal presidenzialismo», spiega. «E stavolta bisogna fare presto: non vogliamo ripetere l’esperienza del gennaio scorso, quando Mattarella fu costretto al bis per l’incapacità di decisione dei partiti».
Un ddl di Fratelli d’Italia, presentato all’inizio della scorsa legislatura, subordinava i Trattati e gli altri atti dell’Ue alla Costituzione italiana. Lollobrigida ribadisce la necessità di andare in questa direzione: «Il principio della sovranità del diritto comunitario su quello nazionale è oggetto di dibattito anche in altri Paesi. In Germania la Corte costituzionale ha affermato che, fra i due sistemi normativi, prevale sempre quello che più tutela la popolazione tedesca. È un concetto che dovrebbe essere oggetto di riflessione. Sì, la sovranità del diritto Ue va rivista: discutiamone. Anche perché nessuno pensa più, alla luce degli ultimi eventi, che l’Europa sia perfetta».
Il centrodestra, in ogni caso, non ha conquistato la maggioranza dei due terzi. Per cui dovrà confrontarsi con gli altri partiti. Lollobrigida torna a proporre una bicamerale. Anche perché, dice, «mi sembra che una parte dell’opposizione – Renzi – sia favorevole al dialogo sulle riformeı». Ma, aggiunge, «non dimentichiamo che persino coi 5S abbiamo avuto convergenze, ad esempio sul taglio ai costi».
Le altre riforme in cantiere? «Vogliamo rafforzare il principio della sussidarietà, serve che i sindaci – elementi di prossimità con i cittadini – abbiano più poteri. E rivedere le Province: dopo la riforma Delrio sono creature ibride, restituiamo agli elettori la possibilità di scegliere i vertici. Oggi i presidenti nascono da intrugli fatti dai partiti. E la norma su Roma Capitale: occorre dare più competenze all’assemblea capitolina su materie come energia e rifiuti. Ripeto, cerchiamo la collaborazione di tutti. Ma senza pregiudiziali».
Sulla collocazione internazionale, Lollobrigida non esclude di collaborare anche con i Paesi di Visegrad. E dice invece che il futuro governo farà «asse con chi può aiutarci a tutelare i nostri interessi. Noi non abbiamo un’idea elitaria dell’Ue, pensiamo a un’Italia che, su singoli dossier, si confronti con Paesi diversi: con la Polonia, che ha un modello di accoglienza dei rifugiati ucraini da imitare, come con la Francia sul patto di stabilità».
E poi aggiunge: «Non credo che dobbiamo dare prova del nostro atlantismo, della collocazione occidentale, la nostra condanna all’invasione ucraina della Russia è stata più ferma rispetto a quella di tanti altri. Poi, non facciamo mistero che sia la Nato che l’Ue abbiano bisogno di riforme».
E di riforme europee parla pure Fabio Rampelli, vice-presidente della Camera e dirigente di Fratelli d’Italia, intervistato dalla Stampa. «Voglio ricordare sommessamente che quando dicevamo che il patto di stabilità era una iattura sembrava che bestemmiassimo, poi è saltato», dice alla Stampa. «Davvero siamo convinti che sia efficace il Pnrr fatto prima della guerra? Se c’è uno spazio per aggiornare, o addirittura stabilizzare la formula del Pnrr penso che vada coltivato. Non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare al Pnrr, questo sarebbe grave».
E poi conferma «il posizionamento dell’Italia nel campo euro-atlantico. Le iniziative andranno prese con Ue e Nato. Siamo convinti dell’efficacia delle sanzioni ma abbiamo chiesto un fondo comune sul modello del Pnrr per aiutare i Paesi che ne risentono di più, e noi tra questi. È giusto evitare che il legittimo contrasto alla barbarie di Putin penalizzi alcuni popoli e ne avvantaggi altri».
Mentre sui diritti civili specifica: «Abbiamo puntualizzato che la 194 va applicata interamente. Non toccheremo la 194, cercheremo di applicare anche la prima parte per far sentire la vicinanza dello Stato alle donne che magari vogliono abortire per motivi economici. Finora la 194 è stata usata come contraccettivo, i consultori non sempre hanno fatto quello che potevano fare. E nessuno intende toccare le unioni civili, siamo assolutamente schierati per una lotta senza pregiudizi alla discriminazione verso gli omosessuali. La differenza sta nell’adozione: riteniamo che lo Stato debba consentire al soggetto fragile, il bambino, il diritto di avere un papà e una mamma biologicamente diversi».