Nelle scorse ore a Mariupol, città dell’Ucraina sudorientale che si affaccia sul Mare d’Azov, ha iniziato a comparire il segno Ï su edifici e palazzi. Una lettera dell’alfabeto cirillico, non usata in russo ma ben presente in ucraino. E proprio per questo è diventato un elemento distintivo non solo della lingua, ma della lotta di un intero popolo contro l’invasione.
Come riporta su Twitter l’analista geopolitico Michael Horowitz, la Ï è diventata «un simbolo della resistenza all’occupazione russa» in una città, Mariupol, assediata per mesi dalle forze armate del Cremlino e caduta il 20 maggio, dopo una lunga ed estenuante battaglia nel complesso industriale dell’acciaieria Azovstal. «I residenti di Mariupol» ha comunicato il governo in esilio della città, «sono stati sollecitati a dipingerla nei parchi, nelle piazze, sui muri, sui pilastri, sulle recinzioni, per mostrare che Mariupol è Ucraina».
La comparsa della lettera in diverse zone del centro urbano, uno dei più importanti scali marittimi del Paese, si deve a un gruppo di attivisti ucraini chiamato The Yellow Ribbon (il fiocco giallo) che ha lanciato a luglio la campagna di protesta “Ï contro Z”. Sono proprio loro, su Telegram, a spiegare il motivo della scelta alfabetica: «La nostra lettera Ï è unica, è un vero e proprio simbolo della lingua ucraina, la nostra caratteristica, è l’unica del suo genere al mondo!». È proprio questa unicità la chiave per comprendere il suo valore simbolico: la Ï, infatti, non fa parte dell’alfabeto russo.
Resistenza all’invasore, quindi, che si traduce in manifestazioni di dissenso propagatesi spontaneamente fra i cittadini di molte delle aree occupate, tra cui Kherson. « Abbiamo invitato i residenti» scrivono gli attivisti, «a contrassegnare con la lettera Ï gli edifici in cui vengono distribuiti i passaporti e quelli in cui si può tenere un referendum». Un chiaro riferimento al piano delle autorità filorusse, poi «messo in pausa» dalla recente controffensiva delle forze ucraine, di indire un referendum sulla possibilità per la città di diventare parte della Federazione Russa. «Distribuiamo graffiti e volantini filoucraini, distribuiamo il simbolo del Fiocco Giallo» continuano. «Non lasciate che i razzisti parlino del referendum, della mitica passaportizzazione: sicuramente non ci riusciranno».
Sul canale del movimento si vedono cartelloni pubblicitari deturpati e giornali bruciati, oltre a volantini con Qr-code informativi e nastri gialli legati ai pali e alle ringhiere della città. Qualcosa di simile sta avvenendo anche nelle zone occupate dai russi nel 2014. «Ho visto immagini della lettera Ï anche dalla Crimea» ha affermato Olena Halushka, cofondatrice del Centro Internazionale per la Vittoria Ucraina e membro del board del Centro Anticorruzione dell’Ucraina. Gli attivisti del Yellow Ribbon invitano tutti i proprietari di canali Telegram e altri mass media di aggiungere la lettera Ï al proprio nome: «Mostreremo agli occupanti che siamo di più, mostreremo agli occupanti che non possiamo essere distrutti».
La protesta simbolica e pacifica è solo una parte della resistenza. Come spiega Politico, figure vicine al Cremlino stanno venendo prese di mira anche fisicamente. A fine agosto, ad esempio, un ex parlamentare appartenente al partito del presidente Zelensky, Oleksiy Kovalev, è stato ucciso a colpi di pistola nella sua casa: aveva un ruolo di comando nella regione di Kherson, ed era sostenuto da Mosca. Un mese prima, Dmytro Savluchenko, anch’esso autorità filorussa nell’amministrazione di Kherson, era rimasto ucciso in un’esplosione.