La campagna elettorale di Giorgia Meloni punta non solo a battere la sinistra ma quanto più ad arginare e tamponare le uscite dell’alleato della Lega Matteo Salvini. E così, dopo aver provato a rassicurare il mondo dell’economia a Cernobbio su conti pubblici e debito, la leader di Fratelli d’Italia scrive una lettera al Corriere in difesa dei diritti delle donne, assicurando che Fratelli d’Italia si batte per una maggiore partecipazione femminile alla vita del Paese e per l’applicazione della legga 194 sull’aborto.
«Per aiutare le donne a farcela bisogna smantellare le penalità che le appesantiscono e non concedere loro qualche strapuntino», dice. Ma spiega di essere diffidente verso concessioni di posti o quote da parte di leader maschi perché le donne hanno una forza autonoma che va liberata dagli impacci ma non umiliata. Poi si chiede cosa la sinistra voglia per le donne, e dice che questo si è visto con il Ddl Zan: «Appiattimento della differenza sessuale, nuovo modello patriarcale che le fa scomparire e distrugge il materno». Secondo Meloni «per la sinistra, essere madre non è un valore sociale ma addirittura qualcosa che può essere comprato e venduto: l’utero si può addirittura affittare e le donne povere si possono sfruttare. Bisogna lasciare fare il mercato. Noi invece ci battiamo per una piena e integrale applicazione della 194 e affinché le donne siano davvero libere di essere madri se lo vogliono, senza rinunciare a nulla, ai propri talenti, alla carriera e alla politica. Io credo che i diritti delle donne si difendano così», chiude.
E se questa è la sua posizione sulle donne, più difficile è essere credibile sul fronte internazionale dopo le uscite di Salvini contro le sanzioni a Mosca. Tanto che, scrive Repubblica, Meloni starebbe studiando il futuro assetto di governo del centrodestra per evitare che prevalga la linea soft del leader leghista sulla Russia. E per questo punta ai ministeri chiave di Economia, Esteri, Difesa e Interni per piazzare figure di fede euroatlantica ed europeista.
La leader di Fratelli d’Italia avrebbe in mente per il ruolo forse più operativo dell’intero esecutivo, quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, un uomo dai rapporti oliati con Washington. E sa che può raggiungere questo obiettivo soltanto facendosi scudo con il Colle. Servirebbe così a tenere lontano dal Viminale il leader leghista.
Salvini, che punta invece agli interni, starebbe pensando a una contromossa chiedendo per sé la Presidenza del Senato, ma in realtà intenderebbe “promuovere” Roberto Calderoli come seconda carica dello Stato. Il rilancio servirebbe a mettere pressione per strappare una casella. Perché Salvini in Consiglio dei ministri vuole sedere a tutti i costi.
I due leader si studiano. A Cernobbio, Meloni ha ascoltato il suo principale partner elettorale illustrare slide contro le sanzioni alla Russia. Un po’ incredula, soprattutto molto preoccupata, ha intenzione di circondarsi di figure dal provato atlantismo come Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giovanbattista Fazzolari. L’unico “ammortizzatore” pare essere la selezione di figure non filorusse nei ministeri chiave.
Per l’Economia, il nome a cui punta è Fabio Panetta, direttamente dal board della Bce. Serve ad assicurare a Meloni alcuni rapporti decisivi con Bruxelles. Il problema è semmai chi scegliere per Difesa ed Esteri, pedine decisive nei rapporti internazionali. Alla Farnesina ambisce Antonio Tajani, ma esiste un’altra opzione che circola in queste ore: Stefano Pontecorvo, già ambasciatore italiano in Pakistan e, soprattutto, ex alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan nelle ore drammatiche dell’evacuazione dal Paese nell’agosto del 2021. Tajani potrebbe invece finire alla Difesa.
Restano infine gli Interni, il nodo più delicato. Salvini non ha fatto mistero di pretendere per sé quella casella. Meloni vuole invece un tecnico e spera nell’azione discreta del Colle, in modo da frenarlo. Il problema è che Salvini è uno dei tre leader della potenziale maggioranza ed escluderlo dai ruoli chiave — almeno ad oggi — non è semplice. Per placare le mire dell’ex ministro dell’Interno, Meloni garantirebbe al Carroccio la Giustizia con l’ascesa di Giulia Bongiorno, che è anche l’avvocato di Salvini nel processo Open Arms.
La partita, comunque, è tutta da giocare. E per quanto Meloni intenda rassicurare mercati e partner internazionali, al momento risulta molto difficile essere credibili se il suo partner continua a prendersela con le sanzioni contro Mosca.