La premier in pectore Giorgia Meloni vuole chiudere al più presto la lista dei ministri del suo nuovo governo. E mentre oggi sono in programma le consultazioni del centrodestra e nel pomeriggio potrebbe già ricevere l’incarico “con riserva” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la sua intenzione è quella di presentarsi il prima possibile, forse già sabato, al Quirinale per scioglierla. Secondo alcune ipotesi, potrebbe chiudere tutto già nella serata di oggi. Per giurare poi entro domenica. A patto però che si riesca a chiudere la lista dei ministri in tempo.
La nota congiunta di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dice che solo Meloni parlerà a nome della coalizione con il Capo dello Stato e poi all’uscita con la stampa. Sono quasi tutti d’accordo tranne uno: Silvio Berlusconi. Se il Cavaliere dovesse alzare il tiro come fatto nei giorni scorsi, tutto potrebbe rallentare e si rischierebbe un rimescolamento dei ministeri.
Così non è stato, infatti dopo la consultazione con Mattarella, il centrodestra ha parlato con una voce sola: quella di Giorgia Meloni. I colloqui sono durati poco più di 10 minuti, e all’uscita, davanti ai dodici delegati della coalizione di destra, la leader Meloni – e presidente in pectore – è stata telegrafica sottolineando l’importanza di «dare un governo all’Italia nel minore tempo possibile».
«La lista c’è», dicono da Fratelli d’Italia. Resta il fatto che, fino a ieri sera alle 21, i tre leader ancora non si erano sentiti per mettere a punto quelli che non sono dettagli, ma importanti caselle ancora in bianco – sottolinea il Corriere.
I vicepremier di Giorgia Meloni dovrebbero essere quindi Matteo Salvini e Antonio Tajani. Subito più in basso c’è «l’uomo macchina» del governo: Gianbattista Fazzolari, indicato come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Poi, arrivano i ministeri più importanti. Per l’Interno, il nome resta quello di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma in quota Lega per il lavoro ritenuto eccellente lavoro quando era il capo di gabinetto di Matteo Salvini al Viminale. Alla Difesa andrà con ogni probabilità Guido Crosetto, che per tempo aveva lasciato le cariche che avrebbero potuto generare un conflitto d’interessi. Gli Esteri restano a Antonio Tajani, che ieri è corso a Bruxelles per farsi confermare la fiducia dopo gli audio pro Putin di Berlusconi. «È inutile agitarsi, se Giorgia Meloni e il capo dello Stato pensano che io possa essere utile al Paese, allora farò il ministro degli Esteri, diversamente non farò nulla», dice Tajani in un colloquio con Repubblica. «In quella sala di Palazzo Madama c’erano almeno cento persone. Deputati, assistenti, e chissà chi altro. A diffondere quegli audio può essere stato chiunque, ho l’impressione che qualcuno abbia voluto vendicarsi, magari perché non eletto». La trasferta a Bruxelles, comunque, sembra aver raggiunto l’obiettivo: i leader del Partito popolare consacrano Tajani custode della fedeltà atlantica di Forza Italia.
Per fare da garante rispetto ai partner internazionali, Meloni intanto pensa di tenere per sé la delega ai servizi segreti – scrive Repubblica. E avrebbe scelto la continuità nelle tre agenzie di sicurezza. Elisabetta Belloni resterà al Dis. A maggio, inoltre, il governo Draghi aveva rinnovato per altri due anni gli incarichi a Mario Parente, capo dell’Aisi, l’Agenzia di sicurezza interna. E a Giovanni Caravelli, numero uno dell’Aise, il servizio estero. Per il momento dovrebbero restare al loro posto.
A proposito di Europa, appare ormai scontato il nome del responsabile degli Affari europei del futuro governo Meloni, ovvero quello del già eurodeputato, nonché ex governatore pugliese, Raffaele Fitto.
Il ministero all’Economia andrà a Giancarlo Giorgetti, nonostante alcuni dubbi nella Lega sul farsi carico di un dicastero fondamentale ma non famoso per la popolarità che è in grado di portare. Mentre sembra consolidato il ruolo di Matteo Salvini ai Trasporti.
Altro ministero non simbolico è quello dello Sviluppo economico. Qui il nome che pare averla spuntata pare quello di Adolfo Urso, già viceministro con delega al Commercio estero e presidente del Copasir. Andrebbe a Forza Italia invece il Mite, ministero alla Transizione ecologica, con Gilberto Pichetto Fratin, ex vicepresidente del Piemonte e già viceministro al Mise.
E poi c’è la Giustizia. Questo è stato uno dei nodi più intricati nella gestazione del governo: Silvio Berlusconi vuole come Guardasigilli l’ex seconda carica dello Stato Maria Elisabetta Casellati. Giorgia Meloni è invece convintissima, e da parecchio tempo, delle caratteristiche di Carlo Nordio, ex procuratore di Venezia e giurista autorevole. Casellati potrebbe dunque diventare la responsabile delle Riforme. Mentre Roberto Calderoli si occuperà di Regioni e delle loro Autonomie e Nello Musumeci di Mezzogiorno.
Un ministero su cui grande è stata la discussione è l’Agricoltura. Qui si va affermando il nome di Francesco Lollobrigida, cognato di Meloni e capodelegazione in pectore dei ministri di Fratelli d’Italia. Per la Sanità si consolida la figura di Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Tor Vergata. Mentre all’Istruzione torna il nome di Giuseppe Valditara della Lega, lo stesso partito di Alessandra Locatelli, che andrebbe alla Disabilità. Mentre la Lega è meno convinta del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano alla Cultura. Dicono: «Dove lo troviamo uno più adatto di lui per la guida del Tg1?».
Alcune caselle restano ancora in bianco. Per esempio, si parla di Daniela Santanché per il ministero del Turismo.