L’unica pace possibileLa sinistra non può farsi dettare da Conte la linea sulla libertà dell’Ucraina

Il leader Cinquestelle attribuisce a Zelensky la responsabilità del mancato accordo con Putin, cioè ripete la stessa linea del Cremlino. Davvero i progressisti possono rinunciare ai loro principi proprio quando il nemico che si fa avanti è un fascismo aggressivo e oscurantista?

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Da Giuseppe Conte arriva la proposta di una manifestazione per la pace che rimuova, parole sue, «l’ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia»: questa vittoria infatti «non vale il rischio di un’escalation anche con ricorso all’utilizzo di armi nucleari e non convenzionali e di affrontare una severa depressione economica da cui sarà difficile uscire».

Ciascuno, in Russia e in Italia, coltiva i progetti di annessione che può permettersi e nel caso italiano la preda è il Partito democratico, dentro il quale la proposta del leader Cinquestelle troverà di certo numerose sponde. Lo farà specialmente nei settori che si sono dimostrati più freddi nei confronti delle ragioni degli ucraini, e che interpretano il passaggio all’opposizione come un lavacro, un ritorno alle primigenie ragioni della sinistra tradite in nome del governismo.

Tutto questo avviene, e non può considerarsi casuale, mentre la risposta militare ucraina ottiene importanti successi e la solidità del potere di Putin inizia a scricchiolare sotto il peso di un bilancio disastroso.

Siamo insomma di fronte alla proposta di una manifestazione ambigua, tanto che il suo promotore, in compagnia di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, attribuisce a Zelensky la responsabilità di rifiutare la pace perché si sottrae a una presunta trattativa che lo vedrebbe cedere parte dei territori dichiarati annessi con tanto di minaccia nucleare: la stessa linea adottata da Dmitry Peskov.

I democratici dovrebbero riflettere bene sull’uso strumentale che Conte sta facendo del loro lessico familiare per spingerli a cambiare linea sull’invasione Russa. Dovrebbero rifletterci anche per capire cosa di quel lessico non funziona più.

Di quale pace sta parlando Conte? La pace di Putin, che vuole tenersi i territori annessi per sventolare una mezza vittoria. Dire che serve una conferenza di pace non è una risposta sufficiente a un interrogativo che, prima che politico, è morale, considerato che parliamo di una manifestazione e non di un atto di governo.

La linea è sempre la stessa: condannare a parole l’invasione russa, ma ripetere che la Russia è una potenza nucleare e dunque bisogna arrendersi alla necessità di cedere una parte di quello che è stato illegalmente conquistato, anche attraverso massacri di civili, stupri, deportazioni, torture e omicidi mirati.

Davvero la sinistra vuole rinunciare a essere conseguente rispetto ai propri principi proprio la volta in cui il nemico che si fa avanti è un fascismo aggressivo e oscurantista, al punto da proclamare una crociata contro i diritti dell’Occidente decadente? Davvero siamo pronti a lasciare a Giorgia Meloni il ruolo di unica interlocutrice della domanda di libertà del popolo ucraino?

La sinistra negli anni Novanta ha superato faticosamente il pacifismo da guerra fredda di ispirazione sovietica sostenendo l’intervento della Nato contro Milosevic, nel nome della difesa dei diritti umani e dell’imperativo di fermare una pulizia etnica. Il comportamento che il governo Draghi, il ministro Guerini e il Partito Democratico hanno tenuto sull’Ucraina è stato in sintonia con quella svolta, che ha archiviato molte parole d’ordine di un certo realismo. Si vuole tornare indietro anche su questo?

Se la pace giusta non può essere quella della resa ucraina, la piazza giusta manifesta contro il fascismo russo, e non per chiedere a Zelensky di cedere mentre sta tentando di difendere il suo Paese, in zone dove la ritirata dei russi lascia dietro di sé fosse comuni e camere di tortura che la dicono lunga su cosa avrebbe significato nel concreto, per quelle popolazioni, la pace di Putin. Se, dove, quando e come fermarsi è giusto che lo decida chi sta pagando con la vita il tentativo di liberare il proprio paese dall’occupante, non noi.

L’Ucraina può conquistarsi indipendenza ed Europa solo con il nostro sostegno pieno e non ambiguo, politico e militare. Per questo è giusto andare in piazza, ma contro il fascismo russo.

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