Il dato è trattoIl Data Act europeo è un buon inizio, ma non è abbastanza efficace

Secondo l’analisi del think tank Centres for European Policy Network, gli obblighi generalizzati rischiano di essere sproporzionati perché non siamo di fronte a un fallimento del mercato. Sarebbe meglio differenziare in base al settore

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Taylor Vick, Unsplash

Con la sua proposta di regolamento riguardante le norme armonizzate sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo, più conosciuto come “Data Act”, la Commissione europea ha avanzato un atto giuridico di tipo intersettoriale. Il think tank Centres for European Policy Network (Cep), che ne ha appena concluso l’analisi di diverse parti, accoglie con favore la strategia più generale di promozione dell’uso più intensivo dei dati nell’UE, ma ritiene pure che la proposta attuale sia criticabile sotto diversi aspetti.

L’uso di prodotti collegati in rete, come elettrodomestici, autovetture intelligenti, servizi connessi e app genera dati. La Commissione europea vorrebbe renderli più accessibili. Sebbene vengano generati sempre più dati, molti di essi rimangono nelle mani di poche aziende («proprietari dei dati») e vengono utilizzati in modo insufficiente. Uno dei principali obiettivi del Data Act è quello di fornire ai consumatori e alle imprese un migliore accesso a questi dati.

A tal fine, la Commissione intende, tra l’altro, obbligare i titolari dei dati a renderli disponibili agli utenti o, su loro richiesta, a terzi, per esempio a un’officina di riparazione indipendente. In questo modo, la creazione di valore derivante dai dati sarà distribuita in modo più «equo» e si promuoverà lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi in rete.

Inoltre, il Data Act mira a stabilire le regole di base per l’equo adempimento di tali «obblighi di condivisione dei dati» e a proteggere le piccole e medie imprese da clausole abusive nei contratti di accesso e utilizzo dei dati stessi.

«La condivisione dei dati con terzi può migliorare la capacità di innovazione, ad esempio dei fornitori di servizi di connessione e promuovere l’ingresso in questi mercati», afferma l’economista del CEP Philipp Eckhardt, coautore dell’analisi insieme al giurista del Cep, Anja Hoffmann. Nonostante questi effetti positivi, tuttavia, gli autori ritengono che la proposta della Commissione debba essere migliorata in molti punti per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Va nella direzione sbagliata l’approccio della Commissione di stabilire regole “orizzontali” uniformi sull’uso dei dati e obblighi generalizzati sulla condivisione dei dati per tutti i prodotti e gruppi di utenti in rete. «Non siamo di fronte ad un fallimento del mercato su larga scala», ha detto Eckhardt.

«Tali obblighi generalizzati risultano quindi anche giuridicamente sproporzionati», aggiunge Hoffmann. «In considerazione delle sfide molto diverse nello scambio di dati, gli obblighi specifici di condivisione dei dati adattati alle particolarità del rispettivo settore, sono il rimedio migliore e più blando». Secondo gli esperti del Cep, i legislatori dell’Ue dovrebbero quindi spingere per un approccio normativo differenziato e specifico per ognuno dei settori interessati.

Inoltre, il campo di applicazione del Data Act deve essere regolamentato in modo più chiaro. «L’incertezza giuridica esiste non solo per quanto riguarda i destinatari del regolamento, ma anche per quanto riguarda i prodotti “in rete” considerati. Inoltre, le regole non possono essere facilmente applicate a catene di approvvigionamento più complesse», critica Eckhardt.

Il divieto di utilizzare i dati per sviluppare prodotti concorrenti è troppo vago. «Inoltre, devono essere create opzioni di controllo per i proprietari dei dati e deve essere specificato quando le misure tecniche di protezione sono appropriate per impedire l’accesso non autorizzato ai dati», afferma Hoffmann. L’autrice critica anche il fatto che le norme proposte per l’applicazione concreta del Data Act siano ancora carenti in diversi punti.

Ora spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Ue esaminare a fondo la bozza di regolamento della Commissione e presentare proposte di modifica. Sono già da mettere in conto, dei dibattiti piuttosto controversi.

Continua a leggere sul sito del Cep consultando il report.

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