Meglio prevenireIl diritto di recesso va difeso, ma i consumatori vanno messi nelle condizioni di non sbagliare

Il think tank Centres for European Policy Network è critico sulla proposta di riforma della direttiva sulle vendite a distanza dei servizi finanziari perché rischia di risultare ancora troppo burocratica

Tastiera con in evidenza il tasto canc
Sam Pak, Unsplash

Basta un clic del mouse, una telefonata o una videochiamata: la cosiddetta vendita a distanza di servizi finanziari, ad esempio per aprire un conto o stipulare polizze assicurative, è in piena espansione. In questo contesto, la Commissione europea intende adattare i diritti dei consumatori dall’epoca analogica alla realtà digitale. Il think tank Centres for European Policy Network (Cep), ritiene che questo obiettivo sia auspicabile, ma che la proposta di riforma della vecchia direttiva, che risale a 20 anni fa, rischi di risultare ancora troppo burocratica.

«Al centro dell’approccio, di per sé positivo, alla modernizzazione di questi diritti dei consumatori ci sono obblighi di informazione più ampi e diritti di recesso più trasparenti. Questo dovrebbe evitare insidie e prevenire manovre ingannevoli», spiega l’esperto di Finanza, Philipp Eckhardt, che ha analizzato la proposta della Commissione insieme a Patrick Stockebrandt, specializzato sulle Politiche dei consumatori.

Secondo gli esperti Cep, il Consiglio dell’Ue dovrebbe però prestare maggiore attenzione e attribuire un «gradazione» adeguata ai diversi obblighi di informazione. Poiché, in alcuni casi e per come è prevista, l’estensione di tali adempimenti appare eccessiva e non contribuisce quindi agli obiettivi di tutela.

Secondo Stockebrandt, è comunque molto positivo che la Commissione voglia mantenere il diritto di recesso come un diritto pienamente efficace ed efficiente per la protezione dei consumatori. «Purtroppo, si astiene però dal circoscrivere il cosiddetto presunto “diritto di recesso perpetuo” alle situazioni di informazioni contrattuali giudicabili incomplete. Tale limitazione, in realtà, concorrerebbe a rafforzare nell’insieme la chiarezza giuridica e la certezza del diritto sia per i fornitori sia per i consumatori» sottolinea l’esperto del Cep.

Inoltre, i pulsanti di cancellazione previsti dalla proposta di direttiva, con i quali i consumatori potrebbero annullare in un attimo acquisti presumibilmente sbagliati, sono solo una soluzione di ripiego.

«Più adeguato sarebbe puntare maggiormente sulle precauzioni per ridurre al minimo il rischio di valutazioni errate prima che i consumatori prendano una decisione di acquisto. Sarebbe quindi meglio rendere più stringenti e chiari gli obblighi di informazione per i fornitori, al fine di evitare la prevista ondata di cancellazioni successive e rafforzare, in questo modo, anche la responsabilità personale dei consumatori», conclude Eckhardt.

Continua a leggere sul sito del Cep consultando il report.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter