Il programma di MeloniAbbiamo di fronte un orizzonte di dieci anni, dice Guido Crosetto

La presidente del Consiglio oggi sarà al Senato. Il ministro della Difesa spiega: «Ha fatto un atto di coraggio, serietà e lungimiranza, senza pensare se sarà rieletta, ma pensando a fare le cose giuste per il Paese anche se all’inizio forse non tutte saranno comprese». E aggiunge: «Non dobbiamo necessariamente bloccare tutte le cose che Draghi ha fatto. Quelle buone devono essere portate avanti»

Incassata la fiducia alla Camera dopo un discorso programmatico di 70 minuti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi sarà al Senato. La strada del nuovo governo, tra recessione economica e divisioni nella maggioranza, è tutta in salita. Ma il neo ministro della Difesa e fondatore di Fratelli d’Italia, in un’intervista al Corriere scommette sulla lunga durata dell’esecutivo: «Per la prima volta abbiamo un presidente del Consiglio che disegna un orizzonte di dieci anni con un discorso serio, di alto livello. Ha fatto un atto di coraggio, serietà e lungimiranza, senza pensare se sarà rieletta, ma pensando a fare le cose giuste per il Paese anche se all’inizio forse non tutte saranno comprese».

Un governo che è anche in continuità con Mario Draghi: «Non dobbiamo necessariamente bloccare tutte le cose che Draghi ha fatto. Quelle buone devono essere portate avanti e quelle che non sono state condivise possono essere lasciate cadere».

Sulla guerra in Ucraina la posizione non cambierà. E l’Italia manterrà l’impegno di investire il 2% del Pil per le spese militari: «È un impegno che ha preso lo Stato italiano e che la maggioranza uscente, compreso Conte, aveva definito con una tempistica che dura cinque anni. Quindi non ci sarà una riduzione di quell’impegno e comunque vedremo cosa consentirà il quadro di finanza pubblica».

Intanto, dice Crosetto, Meloni ha iniziato con Macron «la costruzione di un rapporto di considerazione e fiducia e con gli altri leader lo costruirà nel prossimo periodo. Anche se con alcuni questo rapporto c’è già». Perché «il presidente italiano sa perfettamente che deve dialogare con tutte le nazioni europee e costruire un asse con tutti per raggiungere gli obiettivi. Ci sono mete che possiamo raggiungere da soli e altre che raggiungeremo se ci muoveremo tutti insieme in Europa».

Crosetto però prende le distanze da Le Pen e Orban: «Fratelli d’Italia non è mai stata con Le Pen e Orban, non fanno parte del gruppo conservatore Ue. Politicamente Meloni non è alleata con loro. Il programma di Fratelli d’Italia è diverso da quello di Le Pen in Francia. Per offrire una ricetta per il Paese non abbiamo bisogno di copiare da nessuno».

E sulla riforma della Costituzione, Crosetto assicura che «Giorgia Meloni ha troppo rispetto per il Parlamento da non voler coinvolgere tutti. Ha un’idea, ma la sua proposta è aperta. Il punto di partenza è il semi-presidenzialismo alla francese, come la proposta che fece il centrosinistra a suo tempo. È lì che si vuole arrivare».

Il ministro della Difesa poi prova a fare chiarezza a chi lo ha accusato di conflitto di interessi per aver guidato l’Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza. «Io sto facendo cose che nessuno prima di me ha mai fatto, mi sto privando di attività costruite in decenni che nulla hanno a che fare con la difesa, tipo i B&b», dice. «Ho presieduto la Confindustria che raggruppa le aziende dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa, le cui principali imprese non sono mie, ma di Fincantieri e Leonardo. Magari avessi società che producono armi, sarei ai Tropici e non qua. Da presidente Aiad il mio rapporto quotidiano era con la ministra Trenta, con Conte, Pinotti, Guerini, Renzi o Draghi. Il settore degli armamenti non muove un passo senza l’autorizzazione dello Stato». Niente di strano per Crosetto: «In questi anni il mio compito principale era andare in giro per il mondo a vendere i prodotti italiani a fianco dei rappresentanti dello Stato. Da domani dovrò farlo al ministero, perché uno dei compiti della Difesa è promuovere le nostre aziende all’estero».

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