Nel corso della passata campagna elettorale, si è fatto un gran parlare dell’intenzione da parte di Matteo Renzi e Carlo Calenda di dare vita a un nuovo soggetto politico, sulla base dell’esperienza elettorale comune. L’intento dichiarato era quello di iniziare a metterci mano «a partire dal 26 settembre», giorno successivo alla tornata elettorale.
Certo, bisogna smaltire la sbornia elettorale e, diciamolo, anche un po’ di delusione, ma a oggi non si percepiscono proprio l’entusiasmo e l’energia che dovrebbero accompagnare un progetto di questa portata. A oggi, ci si è limitati a gruppi parlamentari unitari, e ci mancherebbe altro, e a prevedere una federazione dei due partiti, Italia Viva e Azione. Si tratta di una buona idea?
Le federazioni in politica non funzionano per diverse buone ragioni. Vediamole nel dettaglio.
- La prima riguarda l’identità. Due identità messe insieme non fanno un’identità più forte fanno un’identità più sfumata.
- La seconda riguarda la leadership. Nelle federazioni, essa, inevitabilmente, si esprime ora in mondo blando, orientato al compromesso ora in modo divisivo, fondato sull’adesione a una delle parti.
- La terza ragione coinvolge i militanti. La loro appartenenza è verso il proprio partito e non verso la federazione, c’è poco o da fare, è inevitabile, così finiscono per finalizzare le loro energie positive nel loro partito di appartenenza e tenersi la federazione per le polemiche e le scaramucce.
- L’ultima riguarda l’apertura ai nuovi contributi. Molti che parteciperebbero volentieri alla generazione di un soggetto davvero nuovo, sono invece restii dal farsi coinvolgere nelle negoziazioni e ripicche tipiche delle federazioni politiche.
Il caso di Più Europa, nata dalla federazione dell’associazione politica Forza Europa di Benedetto della Vedova con i Radicali Italiani di Emma Bonino e il Centro Democratico di Bruno Tabacci, è emblematico: identità appiattita (sui Radicali); leadership ora blanda ora divisiva; gruppo dirigente, parlamentari e base in continuo conflitto interno; difficoltà ad aprirsi al mondo dei non appartenenti.
L’inadeguatezza della forma federale è stata confermata dalla successiva esperienza della federazione fra la stessa Più Europa e Azione, finita, come è noto, a male parole.
Per tutte queste ragioni, l’idea di una federazione fra Azione e Italia Viva sembra non essere esattamente una genialata. La sensazione è che manchi il desiderio di andare oltre se stessi, cosa invece indispensabile per costruire qualcosa di davvero nuovo. Occorre andare ben oltre il perimetro dei due partiti.
Solo grazie a un’ampia energia generativa è possibile elaborare una nuova visione radicalmente alternativa a quella populista di destra e di sinistra. Per questo è necessario un coinvolgimento ampio di persone provenienti da diverse esperienze, da tenere insieme grazie a una formula organizzativa innovativa, diversa da quelle adottate dai due singoli partiti. Occorre anche, diciamolo a chiare lettere, mettere in aperta discussione la leadership.
Sono tanti gli elettori desiderosi di partecipare alla nascita di un nuovo soggetto politico. Molti sono disposti a mettersi in gioco in prima persona. Per questo centinaia di terzopolisti hanno firmato l’appello che mi onoro di ospitare sul mio blog. Renzi e Calenda lo ascolteranno? Avranno il coraggio di sciogliere le loro organizzazioni per dare vita a qualcosa di nuovo e più grande? Saranno così generosi da far andare il Terzo polo oltre loro stessi? L’emancipazione del sistema democratico italiano passa in buona misura dalla risposta a queste domande.