TUTTI GLI SMART WORKER SONO UGUALI, ALCUNI SONO PIÙ UGUALI DI ALTRI
Il lavoro da remoto sta creando un nuovo tipo di squilibrio tra capi e dipendenti, suscitando un certo risentimento negli uffici. Che succede? Molti manager, dal middle management al cosiddetto c level, cioè quelli con i titoli che iniziano con la lettera “c” (dai chief financial officer ai chief information officer), continuano a lavorare in smart working, ma allo stesso tempo hanno chiesto ai dipendenti di rientrare dietro la scrivania. Ad alcuni questa cosa non va bene. E c’è chi sta reagendo o non presentandosi in ufficio o, semplicemente, cercando lavoro altrove.
Io smart, tu no Secondo una ricerca di Cowen Partners, circa l’80% dei dirigenti negli Stati Uniti lavora da remoto – una percentuale per giunta in aumento di circa il 25% rispetto al periodo pre-pandemia. Nel frattempo, però, più della metà di loro vuole che i propri dipendenti tornino in ufficio cinque giorni alla settimana. Secondo un sondaggio della piattaforma dei freelance Fiverr, un terzo di questi leader ha affermato che i dipendenti sono più motivati quando sanno di essere monitorati di persona, un quarto ha detto che i lavoratori fanno pause più brevi quando sono in ufficio. E un altro 25% ha spiegato che, visto che avevano già pagato l’affitto dell’ufficio, era il caso anche di usarlo.
Ma c’è un ma. Così come i manager, anche i dipendenti dicono di voler continuare a lavorare da remoto con le stesse motivazioni dei loro capi: perché lo smart working consente di essere più produttivi e di avere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.
Ai piani alti Ma questi conflitti sullo smart working interessano anche le gerarchie più alte delle aziende, tra i dirigenti che gestiscono grandi team e i manager di livello inferiore. Vox racconta, ad esempio, che la vicepresidente di una società di comunicazione di Manhattan sta spingendo per continuare a lavorare almeno due giorni a settimana, in modo da poter bilanciare il lavoro con il suo essere genitore single. I c level della sua azienda invece continuano a lavorare completamente da remoto, ma non estendono questo vantaggio a nessun altro.
Piuttosto cambio lavoro Le tensioni che sorgono stanno spingendo molti a lasciare gli uffici. E che la flessibilità sia ormai un elemento di attrattività per le aziende lo dimostra il fatto che circa un annuncio di lavoro su sei su LinkedIn in questi giorni include il lavoro a distanza, ma questo tipo di annunci da soli ricevono più della metà di tutte le richieste di candidatura. Circa il 42% dei dipendenti ha dichiarato che si sarebbe licenziato se fosse stato costretto a tornare a tempo pieno. Anche se, certo, dire che te ne andrai è diverso dall’andarsene effettivamente.
Questione di risparmio E poi ci sono le ragioni economiche, forse più impattanti sui semplici impiegati rispetto ai capi che magari possono permettersi case vicino agli uffici nel centro delle città. Lavorando a distanza, si risparmiano soldi sui trasporti, sul pranzo e si tagliano anche i costi di tate e baby sitter per i figli.
Il test delle bollette Eppure, con l’aumento del prezzo dell’energia, ora la questione potrebbe ribaltarsi. Altroconsumo ha stimato che per una coppia che lavora da casa cinque giorni alla settimana il costo della bolletta per riscaldamento e luce sale del 25%, cosa che potrebbe spingere a tornare dietro la scrivania. Ma lo stesso discorso vale per le aziende, che con i lavoratori a casa due giorni a settimana risparmiano 2mila euro l’anno per dipendente. Che però a sua volta risparmia mille euro l’anno su benzina e mezzi pubblici per arrivare in ufficio. Alla fine, secondo il Politecnico di Milano, il risparmio complessivo prevarrà sul caro bollette e il lavoro da remoto sarà l’opzione preferibile. Il taglio dei costi in generale, per lavoratori e datori di lavoro, sarebbe tale da ammortizzare il caro bollette. Molto dipende, ovviamente, anche dallo stipendio e dagli altri costi per la gestione familiare.
Non tutti gli smart worker, insomma, sono uguali.
UNA MANOVRA DA FARE (IN FRETTA)
Una volta terminato il gioco a incastri dei ministeri tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni che dovrebbe comporsi entro il 25 ottobre – almeno nelle speranze della premier in pectore – avrà di fronte un impegno tanto certo quanto arduo: trovare gli strumenti per attenuare l’impennata dei prezzi su famiglie, imprese ed enti locali, senza far esplodere il debito.
Rompicapo La strada sembrerebbe quella di una legge di bilancio in cui venga rivisto il percorso del deficit per il 2023. Il futuro ministro dell’Economia, che molto probabilmente sarà il leghista Giancarlo Giorgetti, avrà due o tre settimane di tempo al massimo per concordare con l’Ue un nuovo obiettivo di disavanzo che apra degli spazi di manovra a una legge di bilancio che altrimenti sarebbe impossibile da scrivere.
- Cosa ci sarà Gli aiuti sul caro energia dovranno essere prorogati e forse anche estesi: il rinnovo dei crediti d’imposta, alle quotazioni attuali, costa circa 14 miliardi; il taglio delle accise sulla benzina ha bisogno di 3,3 miliardi; 5 miliardi servono per estendere l’Iva al 5% su gas e per l’abbattimento degli oneri di sistema sulle bollette. Non solo. C’è da rinnovare pure il taglio al cuneo fiscale che scade a fine anno: altri 4 miliardi.
- Dilemma pensioni A fine anno scade quota 102, poi si tornerebbe alla Fornero. Meloni starebbe studiando la cosiddetta “Opzione uomo”, la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo, con un taglio fino al 30%. Ma dovrà vedersela con quota 41 chiesta dalla Lega e dai sindacati, che però costerebbe di più.
Il peso dell’inflazione A differenza del governo Draghi, che aveva le risorse per operare senza deficit, grazie all’extragettito fiscale prodotto da inflazione e crescita economica, ora la crescita si sta appiattendo. La scorsa settimana è arrivato l’outlook al ribasso del Fondo monetario internazionale, confermato pure dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Mentre il caro prezzi continua a galoppare: gli ultimi dati Istat dicono che siamo a +8,9% su base annua, al top dal 1983.
- Secondo un’analisi di Unimpresa, l’inflazione – che a sua volta ha spinto la Bce ad alzare il tasso di riferimento facendo salire anche i tassi di interesse applicati ai titoli di Stato – aumenterà la spesa pubblica per gli interessi di 58 miliardi dal 2022 al 2025.
Transizione ordinata Draghi ha raccomandato alla sua squadra un corretto passaggio di consegne. Il sottosegretario Roberto Garofoli ha spiegato che il futuro esecutivo sarà messo nelle condizioni di conoscere, per ogni dossier, Pnrr in primis, cosa è stato fatto e a che punto siamo. E Giorgia Meloni ha incontrato pure il ministro dell’Economia Daniele Franco per uno sguardo di insieme sui conti.
Sindacati Il segretario Pierpaolo Bombardieri è stato confermato alla guida della Uil. Tra le sue proposte, la riduzione delle ore di lavoro a parità di salario. E per far fronte al rincaro dei prezzi, «nessun dramma nel fare uno scostamento di bilancio», ha detto.
Occhio al rating Venerdì è in arrivo il nuovo verdetto di Standard & Poor’s, che aggiornerà il suo giudizio sull’Italia.
DIPENDE DA BRUXELLES
Molte delle mosse del governo italiano, ovviamente, sono intersecate con quanto deciderà l’Ue nel Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, l’ultimo a cui prenderà parte Mario Draghi. Si parla di un possibile tetto al prezzo del gas dinamico, solo per tre mesi, da applicare su base volontaria, e acquisti congiunti obbligatori al 15%. Ursula von der Leyen dovrebbe presentare domani la proposta.
LA PALLA PASSA A MELONI
Mayday Sulla vendita di Ita Airways, il governo uscente avrebbe voluto accelerare. Ma dopo la revoca delle deleghe al presidente esecutivo Alfredo Altavilla, in particolare quelle relative al dossier privatizzazione, la partita sulla cessione a Certares è in stallo. Il siluramento di Altavilla – ha scritto Francesco Manacorda – si intreccia con le procedure di cessione della compagnia, destinate a inabissarsi in attesa delle scelte del nuovo governo.
Tutto rinviato I rappresentanti di Vivendi, principale azionista di Telecom Italia, non hanno preso parte al cda indetto per discutere la richiesta di Cdp di avere più tempo, fino al 30 novembre, per una possibile offerta sulla rete Tim.
Al Palio di Siena Parte l’aumento di capitale per Mps. Da oggi la banca ha tempo fino al 3 novembre per trovare sottoscrittori per per 900 milioni. Il Tesoro, azionista di maggioranza, assicurerà 1,6 miliardi dei 2,5 necessari.
Fronte del porto Dopo due giorni di scioperi a Genova da parte dei lavoratori di Ansaldo Energia, sono arrivate le rassicurazioni di Cdp sulla crisi dell’azienda. Ma bisognerà aspettare il nuovo ministro del Tesoro. Mentre a Trieste, Wartsila starebbe valutando di riattivare un ramo della produzione con la costruzione di venti motori destinati alle centrali elettriche turche.
IL POLSO DEL LAVORO
Contraddizioni I dati previsionali di Unioncamere-Anpal confermano un autunno nero sul fronte del lavoro. Le intenzioni di assunzioni delle imprese manifatturiere rispetto allo scorso anno calano del 28%. Ma nonostante questa flessione, che riguarda tutti i settori, il valore del mismatch è schizzato a 45,5%: per ogni dieci assunzioni programmate, i datori di lavoro faticano a trovarne tra quattro e cinque.
Settimana corta? Intesa Sanpaolo ha lanciato la proposta della mini-settimana di lavoro di quattro giorni, restando in ufficio un’ora in più. Ma i sindacati frenano. E, come abbiamo raccontato, c’è più di un dubbio sulla opportunità di comprimere il lavoro in poche giornate che rischierebbero di essere tutt’altro che in equilibrio con la vita privata dei lavoratori.
Dalla moda In risposta alla settimana corta, Brunello Cucinelli in un’intervista ha detto che non bisognerebbe lavorare più di sette ore al giorno per recuperare ritmi più umani. Valentino invece ha lanciato la prima piattaforma per conoscere le opportunità di carriera e formazione nella maison.
Dipende dalle bollette Il sindaco di Milano Beppe Sala, tra le misure approvate per ridurre l’impatto delle bollette sui conti della città, ha annunciato che dal 28 ottobre i dipendenti del Comune di venerdì lavoreranno in smart working.
Cheers! Con il freddo che arriva e le bollette che crescono, i pub inglesi stanno invitando i lavoratori da remoto a scegliere i loro tavoli come postazione, puntando sulla opportunità per gli smart worker di ridurre così i costi di riscaldamento e luce a casa. Da working from home a working from pub, scrive il Guardian.
Pronti per il metaverso? Meta ha presentato Quest Pro, il nuovo visore a realtà virtuale e aumentata, in partnership con Microsoft, che mira a cambiare il mondo del lavoro creando un ufficio virtuale. Non necessita di un computer ed è il primo visore di Meta in grado di tracciare le espressioni facciali, sovrapponendo il mondo fisico a quello virtuale e andando a creare una realtà mista. Ma il primo ostacolo sembra essere il prezzo: 1.799 euro.
POVERI PER EREDITÀ
La Caritas ha presentato il Rapporto 2022 sulla povertà e l’esclusione sociale: ci sono 5,6 milioni di poveri nel 2021 e si prevede che i numeri aumenteranno nel 2022 a causa dell’incremento dei prezzi. Ma il reddito di cittadinanza ne raggiunge solo la metà. In più, sei poveri su dieci sono “poveri intergenerazionali”, ovvero nati in una famiglia povera: ennesima conferma che l’ascensore sociale nel nostro Paese funziona male.
APPUNTAMENTI
– Il 20 ottobre l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano presenta il nuovo rapporto “Smart Working: il lavoro del futuro al bivio”.
– Il 20 ottobre arrivano dall’Inps i dati sulla cassa integrazione e quelli dell’Osservatorio sul precariato.
– Il 22 ottobre si tiene a Roma la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil per la sicurezza sul lavoro.
Per oggi è tutto.
Buona settimana,
Lidia Baratta
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