«Il palio è finito, ora rilanciamo l’azione di Forza Italia. Eliminando i doppi incarichi: chi ne ha uno di governo, lasci quello nel partito». Giorgio Mulè, eletto vicepresidente della Camera, parla dopo le lunghe trattative per il governo. Una via crucis per Forza Italia, che si è vista bocciare da Meloni molte proprie richieste, a partire dal ministero della Giustizia.
«Non ci sentiamo sfregiati né umiliati. Ma ha provocato disappunto l’atteggiamento di Giorgia Meloni. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo fra alleati», dice Mulè a Repubblica. Nel frattempo il partito si è spaccato: «Ci sono state frizioni fra chi si riteneva iscritto a una fazione e chi all’altra. Ma qui non c’è da fare un dibattito, un congresso alla maniera del Pd. Io credo che durante la formazione del governo molti abbiano messo sul tavolo esperienze, storie personali, legittime aspirazioni che sono state trascurate. Ma non è più il tempo di recriminare, né di cercare vendette. Rilanciamo l’azione del partito, invece, ricollocandoci sul territorio».
Come? «Una giusta riflessione l’ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di Forza Italia. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito».
Poi annuncia che «I gruppi di Forza Italia saranno i guardiani dell’attuazione di un programma che costringe sì a dare risposta alle emergenze — bollette e inflazione — ma che deve muoversi subito anche su un binario riformista. Non ci esimeremo dal sollecitare la riforma della giustizia civile e penale, la separazione delle carriere, nuove norme del Csm, delegificazione. Non sono priorità di Forza Italia, ma di tutto il centrodestra: è giusto tenerlo a mente».
E se Forza Italia si dice scontenta per le caselle che ha ottenuto nel governo, c’è chi è rimasto del tutto a bocca asciutta. Come Noi moderati di Maurizio Lupi, che non esprime nemmeno un ministro nell’esecutivo Meloni. Per giorni si è parlato di Lupi come ministro ai Rapporti con il Parlamento, poi il suo nome non si è visto nella lista finale. «Noi abbiamo sempre detto che Noi moderati avrebbe offerto il suo contributo. Questo significa nel governo come anche in Parlamento. Per ora Giorgia Meloni, alla quale spettavano le scelte, ha fatto questa sintesi», dice Lupi al Corriere. Ma «Mi aspetto che per Noi moderati, in grado di esprimere più competenze, ci sarà una chiamata per ruoli di sottosegretario».
E, aggiunge, «rivendico il contributo fondamentale che abbiamo dato nei collegi in bilico e il valore politico della nostra proposta». E aggiunge: «Rappresento una lista e credo sia giusto valorizzare la squadra. Noi moderati ha un’ampia scelta di persone competenti per diversi ruoli da sottosegretario. Credo che il mio ruolo sia diverso, più politico: far crescere la proposta moderata nel centrodestra e lavorare in Parlamento per il successo dell’azione di governo».
Il Consiglio dei Ministri d’avvio del governo Meloni ha nominato vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ma ha anche dato il via libera alla nuova trattativa sui sottosegretari. Le posizioni sono al massimo 40, ma non è detto che saranno tutte assegnate. Fratelli d’Italia vorrebbe Giovanbattista Fazzolari sottosegretario all’Attuazione del programma.
Silvio Berlusconi è l’alleato più pressante, ha già stilato un primo elenco di aspiranti e chiede sottosegretari che possano rappresentarlo nei ministeri andati agli alleati. Con una particolare attenzione non solo alla Giustizia, dove il designato è il sottosegretario forzista uscente Francesco Paolo Sisto, ma soprattutto ai dicasteri economici.
E non arretra neppure sulla richiesta di nominare sottosegretario Valentino Valentini. Malgrado il coordinatore azzurro Antonio Tajani sia stato nominato ministro degli Esteri e vicepremier. La richiesta di Valentini alla Farnesina o alla Difesa provoca polemiche alla luce dell’audio di Berlusconi sui rapporti rinsaldati con Vladimir Putin, visto che Valentini è considerato l’uomo che ha tenuto per Forza Italia i rapporti con Mosca.
La Lega ha bisogno di riequilibrare le componenti, come quella veneta, dopo i molti lombardi sistemati. Si fa il nome di Edoardo Rixi, di Vannia Gava, di Nicola Molteni e di Freni. Le indiscrezioni parlano anche di Lucia Borgonzoni e di richieste per i siciliani Nino Minardo e Valeria Sudano, senatrice catanese, moglie del potente luogotenente di Salvini in Sicilia, Luca Sammartino.