Quartiere Mirafiori, Torino. Negli anni Sessanta ci si trasferiva in questa zona alla periferia Sud della città per lavorare negli stabilimenti Fiat. Come tutti i quartieri cresciuti rapidamente, Mirafiori ha fatto i conti con la questione abitativa e altre urgenze sociali, al punto che negli anni l’abbiamo visto cambiare grazie a un piano di rigenerazione sostenuto dall’Europa.
Con il progetto Progireg, per esempio, questa area post-industriale si è trasformata in una zona in cui sperimentare soluzioni basate sulla natura: l’obiettivo è migliorare la qualità della vita in città, garantendo al tempo stesso vantaggi economici per le imprese. Progireg è finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e durerà fino al 2023.
Torino è l’unica città italiana in cui è attivo un «Living lab» dedicato all’iniziativa dove si possono mettere a punto idee che guardano al futuro attraverso un approccio sostenibile e tecnologico. Tra i suoi risultati c’è Mittegarten, un’azienda gestita da millennial che coltivano e allevano allo stesso momento con la tecnica dell’acquaponica.
Vittorio Agù riordina piante galleggianti e invita i visitatori a fare attenzione alle vasche che ricoprono l’intera superficie della serra: il basilico che li circonda cresce infatti grazie ai pesci. Il vantaggio è reciproco, le piante e i batteri puliscono l’acqua per i pesci, che a loro volta mangiando producono gli scarti necessari a creare le giuste condizioni di funzionamento dell’impianto.
Per conoscere le altre iniziative di Progireg bisogna invece spostarsi a Dortmund in Germania, volare a Zagabria in Croazia o a Ningbo in Cina. Il contesto urbano diventa allora un posto per sperimentare e quello che viene pensato nei singoli laboratori cittadini viene poi condiviso durante gli «Open living lab days», l’annuale raduno di tutti i centri che hanno attivato processi di trasformazione verde e digitale in giro per il mondo.
Quest’anno si è tenuto per la prima volta a Torino negli spazi delle Officine grandi riparazioni dal 20 al 23 settembre scorsi con l’organizzazione di Enoll, rete europea dei living lab, Città di Torino, Casa delle tecnologie emergenti (Cte Next) e Torino city lab, con il supporto del Ministero dello sviluppo economico e la partecipazione della Commissione europea.
Per capire perché per l’edizione 2022 sia stata scelta Torino basta percorrere i corridoi della Casa delle tecnologie emergenti, un progetto iniziato poco più di un anno fa e destinato a cambiare il volto della città attraverso il sostegno a startup e imprese che lavorano nei settori della mobilità intelligente, dell’industria 4.0 e dei servizi urbani innovativi.
Si pensi per esempio che proprio in queste aule è iniziata la prima sperimentazione di trasporto pubblico a guida autonoma in Italia su un normale percorso di linea cittadino e con passeggeri a bordo. Le navette sono state finanziate con i fondi europei del piano Show da trenta milioni di euro che ha coinvolto settanta partner provenienti da tredici paesi dell’Ue.
Anche stavolta Torino è l’unica città a rappresentare l’Italia grazie al lavoro della startup Navya e di Fondazione Links che hanno realizzato veicoli capaci di circolare su un tragitto di circa due chilometri, allestito con adeguata segnaletica nella zona degli ospedali cittadini.
Daniele Brevi, team leader Links, ha spiegato a Linkiesta il funzionamento dei mezzi che dal prossimo 25 ottobre sarà possibile incontrare sulle strade torinesi: le due navette senza conducente riusciranno a rilevare in tempo reale gli ostacoli del traffico urbano, siano essi auto, biciclette o pedoni, in modo rapido e affidabile. Ogni veicolo, accessibile anche alle persone con disabilità, ospiterà fino a quattordici passeggeri che potranno prenotare la corsa su un’apposita app.
A qualche isolato di distanza dalla Cte si trova un altro centro da cui partono le idee per le città del domani: le Officine grandi riparazioni (Ogr) un tempo erano i padiglioni dedicati alla manutenzione delle locomotive, oggi invece sono diventate un hub per l’innovazione e l’arte.
Da questo spazio abitato da startupper e visionari parte anche l’attività di Torino City Lab, l’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale per misurare le idee con i bisogni reali dei cittadini offrendo soluzioni nei settori della cultura, del turismo e dei servizi, come spiega la referente Elena Deambrogio.
«Nessuno può affrontare il cambiamento da solo, è fondamentale creare occasioni di incontro per pensare che il nostro contributo possa poi avere un impatto reale» aggiunge la direttrice del network europeo dei living lab Martina Desole, mentre racconta quanto il supporto dell’Europa in questo senso faccia la differenza.
Questo è evidente già all’ingresso degli Orti generali, un complesso agricolo urbano dove chiunque può affittare uno spazio e coltivare i prodotti che preferisce. All’accoglienza ci pensano Diamantina e Baboo, due mucche scozzesi arrivate solo qualche settimana fa e che ora hanno reso questa parte di città la porta di accesso a un’altra dimensione: nessuno direbbe infatti di essere circondati per davvero da semafori e cemento.
Davanti ai palazzi del quartiere Mirafiori svettano casette con gli attrezzi e piante di ogni tipo che si prendono il primo piano della prospettiva urbana in un colpo d’occhio quasi surreale. Orti generali è l’iniziativa di punta di Fusilli, il progetto europeo finanziato dal programma Horizon 2020 che promuove la transizione verso sistemi alimentari sostenibili nelle aree periurbane e rurali.
Il cibo diventa così priorità delle agende politiche locali: a Torino, per esempio, si sta lavorando anche alla creazione di un food council, un consiglio tematico per produrre e mangiare bene. Gli Open living lab days hanno così permesso ai trecento ospiti internazionali, tra politici, imprenditori e accademici, di rendersi conto della direzione in cui sta andando l’innovazione in Italia prendendo come modello la città di Torino, che sta pensando alla sua versione futura con il sostegno dei fondi e delle politiche europee.
A rappresentare la Commissione europea durante l’evento è stato invitato Eric Gaudillat, responsabile Dg Connect della tecnologia 5G. A tal proposito Torino ospita applicazioni sperimentali in ambito museale e turistico in collaborazione con la fondazione musei. Nelle sedi di Palazzo Madama e della Galleria d’arte moderna i visitatori possono infatti vivere esperienze immersive attraverso la realtà virtuale e la gamification. Tra le sale dei musei si aggirano inoltre robot che garantiscono la salvaguardia delle opere d’arte esposte.
«La connettività 5G ha il potenziale per migliorare i servizi digitali nelle aree locali, svolgendo un ruolo chiave nel sostenere una ripresa economica e una coesione sociale durature – ha dichiarato a Linkiesta Eric Gaudillat –. Questa tecnologia nelle comunità intelligenti aiuterà a modernizzare l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la pubblica amministrazione e i trasporti, rendendoli più efficienti e resilienti».
Secondo Gaudillat si sta costruendo una vera e propria «via europea» per la trasformazione digitale regionale e locale. «In Italia sono partite già nel 2017 le prime sperimentazioni per il 5G, i cui sviluppi sono seguiti da uno specifico Osservatorio e finanziati con il piano Connected Europe Facility» continua il responsabile di settore della Dg Connect.
«Grazie alle attività dei Living lab riusciamo a guardare al futuro tenendo i piedi per terra: perché costruire le smart cities in Europa non significa sognare, ma stare in ascolto delle esigenze dei cittadini. Per questa ragione spero che il modello Torino sia preso dai paesi comunitari come paradigma di responsabilità e ambizione».