Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul numero 53 di We – World Energy, il magazine di Eni
C’è il dato economico: insieme l’Unione Europea e i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo rappresentano il 20 percento dell’economia mondiale, il 17,5 percento del commercio mondiale e coprono più della metà degli investimenti diretti esteri globali. Nel 2020 l’UE è stata il principale partner di importazione (17,8 percento) e di esportazione (6,9 percento) del Golfo.
E c’è il dato politico: già un mese prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, era impegnata nei contatti con i leader del Golfo, il Qatar in particolare, per rimpiazzare il gas importato dalla Russia e che sarebbe venuto – prima o poi – a mancare. «È importante rafforzare la sicurezza energetica dell’Europa con tutti i partner affidabili», diceva. E il Golfo rientra tra questi, partner sempre più affidabile.
Collaborazione win-win
Il 18 maggio scorso la Commissione ha presentato un nuovo partenariato strategico con il Golfo. Il 20 giugno è stato approvato dal Consiglio. «In un periodo di insicurezza e di sfide significative all’ordine internazionale fondato su regole, tra le quali spicca la guerra della Russia contro l’Ucraina, è interesse reciproco dell’Unione Europea e dei paesi del Golfo sviluppare un partenariato più forte e strategico in una serie di settori chiave.
Dobbiamo collaborare più strettamente in vari ambiti: stabilità del Golfo e del Medio Oriente, minacce alla sicurezza globale, sicurezza energetica, cambiamenti climatici e transizione verde, digitalizzazione, commercio e investimenti. È necessario anche intensificare i contatti tra studenti, ricercatori, imprese e cittadini», ha illustrato l’Alto rappresentante dell’UE per la Politica estera e di difesa, Josep Borrell.
A Bruxelles sono convinti che rafforzare i rapporti sia un win-win. Ad esempio, la regione del Golfo ha un ruolo chiave da svolgere nei settori della transizione verde e della sicurezza energetica.
Essendo il più grande produttore mondiale di combustibili fossili, il Golfo oggi svolge un ruolo fondamentale nella stabilizzazione dei mercati petroliferi, sostiene l’Unione Europea. Tuttavia, a medio-lungo termine, il Golfo può anche diventare un importante produttore ed esportatore di energia rinnovabile, idrogeno ma non solo. I paesi del Golfo hanno alcune delle migliori risorse solari ed eoliche al mondo e sono fornitori affidabili di gas naturale liquefatto, vitale per sostituire l’import di gas russo che arriva via gasdotto.
La Commissione conta proprio su questo per mettere in atto il suo piano REPower Eu per liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia entro il 2027. Allo stesso tempo, l’aumento delle relazioni commerciali e di investimento viene visto come vantaggioso per entrambe le parti, anche in considerazione degli obiettivi dei paesi del Golfo che invece devono diversificare le loro economie e liberarsi dalla dipendenza dalle entrate di petrolio e gas.
Basti pensare al turismo, in cui gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto da apripista. L’Arabia Saudita vorrebbe seguire. Non ultimo per Bruxelles vi è l’aspetto della sicurezza e della stabilità della regione. E l’intento è lavorare insieme sia per quanto riguarda le iniziative di rafforzamento della fiducia guidate dalle regioni, sia per affrontare le crisi e le sfide emergenti nelle regioni limitrofe come il Medio Oriente, l’Afghanistan e il Corno d’Africa.
A partire dalla cooperazione in materia di sicurezza marittima: l’UE ha già in corso l’operazione EUNAVFOR Atalanta in Somalia (contro la pirateria) e l’iniziativa a guida europea di valutazione della situazione marittima nello Stretto di Hormuz (EMASOH).
Finora sembra che a guadagnare dalla nuova strategia sia solo l’Europa. Ovviamente non sarà così. Bruxelles, pioniere nella lotta al cambiamento climatico e nella transizione digitale, vuole mettere a disposizione dei Paesi del Golfo le competenze, la tecnologia e il know-how sviluppati.
È prevista un’ulteriore cooperazione su una serie di settori relativi all’ambiente come la gestione sostenibile delle risorse marine, la biodiversità, la riduzione e la gestione dei rifiuti e la lotta alla desertificazione.
I paesi del Golfo stanno cercando di diversificare le loro economie lontano dalla dipendenza dai combustibili fossili. Mirano a creare posti di lavoro e opportunità per i loro cittadini. Attraverso il partenariato, Bruxelles è convinta che UE e Golfo possono sviluppare nuove opportunità commerciali e occupazionali, in particolare per i giovani e le donne, nei settori legati all’economia verde e digitale, al turismo sostenibile, alla ricerca e all’innovazione.
In sostanza nel breve termine, l’UE avrà bisogno dell’aiuto dei Paesi del Golfo per stabilizzare i mercati del petrolio e dell’energia e importare fonti di energia a basse emissioni di carbonio per la propria transizione green.
A medio-lungo termine, l’UE può invece aiutare i paesi del Golfo ad allontanarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili e nella loro ambizione di diventare produttori ed esportatori di energia rinnovabile, raggiungendo i loro obiettivi net zero.
Tra le infrastrutture su cui si può investire insieme vi sono ad esempio quelle integrate per gas e idrogeno, gli impianti di stoccaggio dell’idrogeno e le infrastrutture portuali necessarie sia nell’UE che nel Golfo.
Inoltre, la transizione verde e l’adattamento e la mitigazione del clima richiedono investimenti su larga scala a livello globale. Le capacità di investimento dell’UE e dei paesi del Golfo combinate, insieme alle competenze e al know-how dell’UE, potranno sbloccare il capitale, le competenze e l’esperienza necessari per portare avanti la transizione verde in altre aree del mondo e promuovere investimenti sostenibili nel Medio Oriente più ampio e in Africa.
Le sfide sociali e dei diritti
Come promotrice del multilateralismo e della trasformazione sociale, l’UE si dice pronta ad accompagnare i promettenti cambiamenti sociali ed economici in corso nei paesi del Golfo, anche in materia di diritti umani e parità di genere.
Inoltre, la cooperazione in materia di ricerca e innovazione attraverso il programma Horizon Europe (il più grande programma di ricerca al mondo), la mobilità degli studenti con l’Erasmus+ e i master congiunti Erasmus Mundus creeranno nuovi mercati e posti di lavoro e allo stesso tempo affronteranno sfide sociali come le transizioni climatiche ed energetiche o la salute globale.
In tutto questo il tema dei diritti non può essere il convitato di pietra. L’Unione Europea riconosce che la sfida dei diritti umani rimane, ma evidenzia anche i progressi significativi che si sono registrati negli ultimi anni, ad esempio con lo smantellamento del sistema di kefala per i lavoratori migranti.
Bruxelles insiste nell’avere relazioni franche con diversi interlocutori sui diritti umani. È da citare – tra gli altri – il primo dialogo UE-Arabia Saudita tenutosi a Bruxelles nel settembre 2021. Bruxelles incoraggia in particolare la ratifica dei trattati delle Nazioni unite sui diritti umani, nonché la ratifica e l’attuazione delle convenzioni e delle raccomandazioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro.
Ovviamente c’è l’impegno per promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne in stretta cooperazione con i governi, la società civile, il settore privato e altre parti interessate.
«Una cooperazione stretta ed efficace tra l’Unione Europea e i partner del Golfo è essenziale per conseguire gli obiettivi fondamentali dell’Unione Europea, in particolare la pace e la prosperità delle regioni del Golfo e del Medio Oriente, una forte ripresa economica, approvvigionamenti energetici sostenibili, prezzi accessibili e sicuri per i consumatori europei, una solida collaborazione sulla transizione verde tra l’Europa e i suoi partner per contribuire all’azzeramento delle emissioni nette di gasa effetto serra entro il 2050 e una risposta risoluta alle esigenze globali in materia di aiuti umanitari e di sviluppo». È quanto si legge nelle conclusioni del Consiglio Ue sulla proposta della Commissione.
I ministri degli Esteri dei Ventisette la definiscono una «tabella di marcia tempestiva e operativa verso un partenariato strategico con i partner del Golfo» e ne chiedono «l’attuazione rapida ed efficiente».
Ovviamente ha aiutato il fatto che gli Stati membri del Consiglio di cooperazione hanno sostenuto le risoluzioni dell’ONU in cui si esige che la Russia ponga immediatamente fine all’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina e si chiede la protezione dei civili e l’accesso umanitario in Ucraina, nonché un sostegno umanitario ai rifugiati ucraini.
I negoziati sul libero scambio
Tornando al commercio, basandosi sull’accordo di cooperazione del 1989, l’UE e gli Stati del Golfo sono stati impegnati in negoziati su un accordo di libero scambio, che si è interrotto nel 2008, principalmente a causa dei diversi livelli di ambizione su punti chiave.
Da allora, il quadro dell’UE per gli accordi di libero scambio si è ulteriormente sviluppato e attualmente include disposizioni ambiziose in materia di sviluppo sostenibile, diritti del lavoro, eliminazione graduale dei dazi all’esportazione e di altre misure che distorcono il commercio e gli investimenti.
Le discussioni a livello di esperti continuano a migliorare ulteriormente la comprensione reciproca delle posizioni, in vista di possibili negoziati per un accordo commerciale, che affronterebbe questioni di interesse reciproco, tra cui un ambiente migliore per gli scambi e gli investimenti, la cooperazione normativa e doganale nonché obiettivi di sviluppo sostenibile.
In agenda anche la cooperazione normativa, l’aumento della protezione dei diritti di proprietà intellettuale, comprese le indicazioni geografiche e la lotta alla contraffazione e al contrabbando.