Il ministero dello Sviluppo economico cambia nome e diventa ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quello dello delle Politiche agricole si chiamerà dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Alla guida ci saranno due fedelissimi della neo premier Giorgia Meloni: Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida, che di Meloni è anche il cognato.
«Abbiamo l’ambizione di farne la casa dell’impresa italiana, per aiutare il Made in Italy a trovare sempre più spazio nel mondo, e concretizzare l’apprezzamento che si sente dappertutto per le produzioni italiane», dice Urso in due interviste a La Stampa e Corriere.
Senatore di Fratelli d’Italia, finora a capo del Copasir, che ha molto insistito sulla difesa della sovranità tecnologica contro le acquisizioni da parte di Russia e Cina. «Si può fare moltissimo», spiega. «Il problema della sovranità tecnologica si va ponendo con sempre maggiore forza negli ultimi anni, ed è letteralmente esploso con l’invasione della Ucraina da parte della Russia. È un problema italiano, ma anche europeo in generale: dobbiamo riportare in casa, sul continente europeo quando l’economia di scala non permette una soluzione nazionale, alcune produzioni cruciali. Penso ai microchip che si fanno solo a Taiwan, ai droni, ma anche alle batterie elettriche per le auto del futuro, oppure ai pannelli solari. La transizione ecologica dai combustibili fossili alle rinnovabili non può e non deve significare che l’Europa passa da una dipendenza dal gas russo a una nuova dipendenza dalle tecnologie cinesi».
E visti i numerosi tavoli di crisi che eredita, dice: «Spero in una trasformazione: da ministero delle crisi a ministero delle opportunità industriali». E ancora: «Il Mise deve diventare il “difensore civico” delle imprese, che le accompagna nello sviluppo e negli investimenti, anche esteri, per costruire l’autonomia strategica europea nelle principali filiere produttive». Urso spiega che «abbiamo un’eccellenza da proteggere e sviluppare. Nel campo manifatturiero, nel settore turistico e in quello agroalimentare siamo secondi in Europa. Dobbiamo difenderci da una dinamica di esproprio della nostra tecnologia, che è in atto, e che è stato arginato dal governo Draghi con il ricorso in più occasioni alle norme del golden power». Anche se, aggiunge, resta comunque «utile costruire dove possibile partnership paritetiche con le altri grandi nazioni europee». Francia e Germania in primis.
Una delle ultime applicazioni della “golden power” ad opera del governo Draghi riguarda una ditta di sementi che stava per essere venduta ai cinesi. «Si è ritenuto che quella particolare tecnologia di quelle sementi fosse un bene da tutelare per l’interesse nazionale; e quella vendita è stata bloccata. Ecco, io mi ritrovo pienamente nel solco di Mario Draghi, il quale non mi pare sia un pericoloso protezionista», dice Urso.
E a proposito di sementi, il collega dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida in un’intervista al Giornale spiega che «bisogna togliere il limite ai terreni incolti: abbiamo 1 milione di ettari coltivabili. Dobbiamo aumentare la resa delle produzioni attraverso un piano nazionale di coltivazione che non può prescindere da contratti di filiera chiari. Attivare una legge sulle pratiche sleali, affinché non ci siano schiacciamenti sull’anello debole della filiera, ovvero il produttore. Investire sull’innovazione e mettere un freno alla speculazione sulle materie prime come il grano».
Poi spiega: «La sovranità alimentare è un principio che nazioni guidate da governi socialisti hanno inserito in Costituzione, come l’Ecuador e il Venezuela. La nuova denominazione del ministero, inoltre, è la stessa usata in Francia, che a differenza dell’Italia ha capito che difendere le proprie eccellenze alimentari è un dovere di ogni esecutivo. Il nostro obiettivo è tutelare l’economia agricola dalle aggressioni del mercato del falso che distorce miliardi di euro, rimettere al centro il rapporto con il settore per proteggere la filiera e il concetto di cultura rurale. Tutti i popoli hanno il diritto di definire le politiche agricole e alimentari. Anche gli italiani».