Fino alla fineLa leggendaria rimonta con cui Bagnaia ha vinto il Mondiale MotoGP

Pecco è il primo italiano a diventare campione dai tempi del suo mentore Valentino Rossi, nel 2009. Un recupero di 108 punti iniziato dal Gp di Germania, che ha riportato il campionato piloti in Ducati dopo un digiuno di quindici anni

AP/Lapresse

Primo pilota italiano a vincere un mondiale nella massima categoria dal 2009, quando Valentino Rossi conquistò il suo nono e ultimo Campionato del Mondo. Primo pilota Ducati a vincere un mondiale da quindici anni, dopo lo storico e fino a ieri unico trionfo di Casey Stoner nel 2007. Primo pilota italiano su moto italiana a conquistare un mondiale da quando cinquant’anni fa, nel 1972, vinse il suo quindicesimo e ultimo titolo su MV Agusta il pilota più vincente della storia, Giacomo Agostini. Nel mondiale di Francesco Bagnaia c’è il sapore della Leggenda.

Leggenda che “Pecco”, venticinquenne di Chivasso, chiamato così dalla sorella quando erano bambini, ha toccato con mano nel corso di tutta la sua carriera. Se il pilota in rosso è arrivato fin qui si deve infatti a Valentino Rossi, che con la sua Academy ha creduto in Pecco quando, nel 2014, il suo cammino nel motociclismo sembrava vicino alla fine. Dopo anni di alti e bassi in Moto3, ecco arrivare invece il primo successo mondiale nel 2018 in Moto2, la categoria intermedia, proprio nel team VR46. Per poi approdare in Ducati l’anno dopo, nel team Pramac, e in quello ufficiale lo scorso anno.

Un sostegno, quello dell’amico e mentore Valentino, che non è mancato lungo l’intera durata del campionato. E a cui si sono aggiunti i consigli dell’ultimo campione Ducati Casey Stoner nel corso della gara australiana di Phillip Island, dove Stoner è di casa (ha conquistato sei vittorie consecutive dal 2006 al 2012, e una curva è intitolata a lui) e quelli di Giacomo Agostini, che ha visitato il box Ducati nel corso delle prove di questo weekend. Insomma, Pecco è giunto al tetto del mondo sulle spalle dei giganti.

Con una storia così, sarebbe stata una notizia se Bagnaia non avesse vinto. A maggior ragione considerando la netta superiorità del pacchetto tecnico Ducati e della sua moto rispetto ai suoi principali rivali, Yamaha e il suo pilota, Fabio Quartararo. Posizione di forza dovuta anche alla presenza in pista di ben altre sette Ducati (tra ufficiali e clienti) pronte a mettere i bastoni fra le ruote al campione del mondo 2021.

Non è stato sempre tutto rose e fiori: a inizio stagione, Quartararo sembrava inarrestabile e la Ducati 2022 soffriva un percorso di sviluppo che la vedeva inferiore anche alla sua versione 2021, con cui Bastianini si giocava (e agguantava) la vittoria. Per Pecco il primo successo è arrivato solo in Spagna, quando il distacco dal leader era di 33 punti. Un gap cresciuto fino a 91 punti alla fine del Gp di Germania, dopo il quale il mondiale sembrava ormai sfumato. Pecco non sa gestire la pressione, si diceva. Quartararo è troppo più forte mentalmente, si ripeteva.

Fu allora che iniziò l’inesorabile recupero di un Bagnaia capace di inanellare una serie di vittorie che, con quella del Gp di Sepang due settimane fa, sono diventate sette in totale. Una rimonta che ha coinciso con il crollo tecnico e fisico di Quartararo, riuscito comunque a portare in maniera incredibilmente inaspettata la lotta mondiale fino all’ultimo Gran Premio della stagione. Pecco ieri ha completato la sua scalata avendo guadagnato, dal picco negativo del Sachsenring, ben 108 punti. Qualcosa di mai visto.

Un percorso parallelo, quello di Quartararo e Bagnaia, che non li ha mai visti scontrarsi direttamente. Mentre uno vinceva, l’altro soffriva, e viceversa. Questa rivalità a distanza si è resa dura e concreta solo nella gara di ieri. Fabio, non avendo nulla da perdere, era condannato a vincere la gara sperando che Pecco non facesse meglio di 15°. Una rincorsa rallentata e vanificata dal pilota italiano, con una lotta nei primi giri in cui si è arrivati anche al contatto (Bagnaia ha pure perso una delle alette aerodinamiche). L’alfiere Yamaha è riuscito così ad agguantare solo la quarta posizione, mentre a Bagnaia è bastato un nono posto per laurearsi campione del mondo, davanti agli occhi del suo mentore Valentino Rossi.

L’eredità del nove volte campione del mondo, nell’epoca successiva al suo addio, è pesante. Un anno fa, proprio a Valencia, lasciava le corse dopo 26 stagioni e 115 vittorie su 432 gare disputate. Qui, dove spicca un enorme murales raffigurante il suo volto, Rossi ha perso due mondiali passati alla storia: quello del 2006, in cui cadde consegnando il campionato al compianto Nicky Hayden, e quello del 2015, quando in una delle pagine più brutte della storia sportiva Jorge Lorenzo conquistò il mondiale grazie all’aiuto di un Marquez determinato a non consentire la vittoria di Valentino, partito dal fondo per una penalità che ancora oggi ha, per molti, dell’assurdo. Lo scorso anno, mentre Rossi concludeva il suo ultimo Gran Premio in decima posizione, su questo circuito il suo allievo Pecco Bagnaia vinceva indossando il casco “Che spettacolo”, celebrativo del suo sesto titolo mondiale nel 2004.

L’eredità più importante di Rossi, concretizzatasi ieri nel trionfo nella massima categoria, è però la VR46 Academy. Un impegno iniziato nel 2013, che oggi conta ben quattro piloti in MotoGP e che ha portato decine di piloti italiani ai massimi livelli del motociclismo mondiale. Questo è stato il primo anno in top class del team Mooney VR46, la più alta espressione dell’Academy in MotoGP, in cui corrono su Ducati il fratellastro di Rossi, Luca Marini, e Marco Bezzecchi. Che ha ereditato anche lo storico telemetrista di Valentino, Matteo Flamigni, portatore della decennale e plurititolata carriera di Rossi nel “libro mastro” consultato da Bezzecchi a ogni Gran Premio.

Come stato per i grandi campioni in tutti gli sport, anche per la MotoGP c’è stata un’epoca prima di Rossi, una durante Rossi e una dopo Rossi. Le difficoltà del Motomondiale nell’attrarre il pubblico aggregato negli anni d’oro di Valentino si sono mostrate quest’anno, soprattutto al Mugello. Il calo di affluenza nell’ex feudo “giallo” è stato notevole, con una diminuzione del 50 percento rispetto all’ultima edizione aperta al pubblico, tenutasi prima della pandemia.

Un crollo di popolarità dovuto anche alla mancanza di rivalità accese. Oggi i piloti più forti sono tutti sinceramente amici, e pesa l’assenza di personaggi che si odiano sportivamente e anche fuori dalla pista. Personalità in grado di polarizzare, come lo stesso Rossi, ma anche Biaggi, e i più “recenti” Stoner, Lorenzo, Pedrosa, cui si aggiunge l’ultimo grande pluricampione, Marc Marquez.

Fenomeni con cui Bagnaia, Quartararo e le nuove promesse del motociclismo si trovano – forse anche a ragione – a doversi confrontare continuamente, per mettere a tacere le voci sulla presunta inferiorità dei piloti di oggi rispetto a quelli di ieri. Dal 2008 al 2016, infatti, podi, gare e mondiali sono stati affare dei “Fantastici 4”: Rossi, Lorenzo, Pedrosa e, prima uno poi l’altro, Stoner e Marquez. Oggi l’impressione è che possano vincere un po’ tutti, in un periodo “di transizione” dopo il dominio Marquez. Basti pensare che, per la prima volta nella storia, quattro marche diverse hanno vinto il mondiale in quattro anni: dal 2019 hanno trionfato, nell’ordine, Honda, Suzuki, Yamaha e Ducati.

Le speranze, però, sono buone. Il prossimo anno Bagnaia sarà chiamato a riconfermarsi, forte della sua consapevolezza ma anche della superiorità Ducati, nel cui team ufficiale approderà però l’altra promessa italiana, Enea Bastianini. Vincitore di quattro gare quest’anno con una Ducati 2021, lungo tutta la stagione il pilota di Rimini ha dimostrato di non guardare in faccia nessuno: non si è fatto problemi a mettere le ruote davanti al compagno di marca Bagnaia nonostante quest’ultimo si giocasse il mondiale, e proprio con lui condividerà il box nel 2023. Se si cerca una rivalità, citofonare Ducati.

Un 2023 che, incredibilmente, non vedrà in pista Suzuki. Vincitrice del mondiale 2020 con Joan Mir, ha trionfato in due gare di questa sua ultima stagione in MotoGP con le due vittorie di Alex Rins nel Gp di Phillip Island e in quello di ieri, a Valencia. I manager dell’azienda hanno deciso però per il disimpegno dal Motomondiale, con una scelta che ha causato sconcerto negli stessi piloti e nei lavoratori del team.

Bagnaia e Quartararo dovranno però guardarsi le spalle: il prossimo anno l’ultimo dei “Fantastici 4”, Marc Marquez, tornerà probabilmente al top dopo due anni di calvario medico, e sarà determinato a tornare sul trono per la nona volta. Non va dimenticato poi che fra due anni, quasi certamente, vedremo approdare in MotoGP un altro fatto di quella pasta speciale di cui sono fatti i campioni: Pedro Acosta. Ci sarà da divertirsi.

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