Alcuni elementi della manovra, di circa 30 miliardi di cui una decina in maggiore deficit rispetto agli obiettivi fissati dal governo Draghi, sono già trapelati. L’attenzione dei media è su quello che cambia in termini nominali (ossia in euro) rispetto al quadro tendenziale. «Ma, in presenza di una forte inflazione, per capire quello che accade davvero occorrerà guardare anche a quello che non cambia. Solo così si potrà veder chi davvero ci guadagna e ci perde in termini di potere d’acquisto. E temo che a perderci saranno settori importanti come sanità, pubblica istruzione e investimenti, di cui poco si parla». L’economista e da poco senatore del Pd Carlo Cottarelli su Repubblica spiega come leggere tra le righe della legge di bilancio del governo Meloni per capire che quello che conterà di più, alla fine, sarà quello che non è scritto nero su bianco.
L’inflazione cumulata nel 2022-23 è ormai nell’ordine del 17-18 per cento, il che significa tagli reali di importo corrispondente, per le voci che non verranno cambiate rispetto a quanto stanziato dalla legge di bilancio per il 2022, spiega. Tranne le voci indicizzate come le pensioni. Spese per pubblica istruzione e sanità, trasferimenti vari a famiglie, spese per investimenti sono tutte potenziali voci che potrebbero essere vittime di questi tagli che non appariranno in manovra, che saranno pesanti e che saranno lineari perché non si andrà a vedere dove ci sono sprechi da recuperare. «Attenzione quindi a leggere le tabelle della manovra. Conterà più quello che non c’è scritto rispetto a quello che c’è scritto».
Anche perché, dice Cottarelli, la legge di bilancio è più stretta di quello che appare – dice. L’obiettivo di deficit per il 2023 è stato alzato dal 3,9 per cento del Pil fissato da Draghi al 4,5 per cento del Pil. Ma questa apparente espansione è più che interamente dovuta alla maggiore spesa per interessi sul debito. Il bilancio primario (cioè il deficit al netto degli interessi) è più basso di quello previsto da Draghi di quasi mezzo punto percentuale di Pil. Si dirà che gli interessi sono comunque soldi messi in tasca all’economia. Ma la maggiore spesa per interessi è più che compensata dall’enorme perdita che gli investitori in titoli di stato subiscono per l’erosione del valore facciale dei titoli di stato in circolazione. È la tassa d’inflazione, non contabilizzata ufficialmente nel calcolo del deficit, ma che è del tutto reale.
Tenendo conto di questa tassa, il deficit (al netto dell’inflazione) è di 1-2 punti percentuali di Pil più stretto di quanto aveva programmato Draghi. La coperta è quindi corta, almeno a rispetto a quanto previsto dal Draghi.
Passiamo alla manovra. Tra le novità trapelate, c’è il taglio dell’Iva su beni di prima necessità, che secondo Cottarelli avrebbe due problemi. Primo, non è detto che i prezzi calino corrispondentemente (il beneficio potrebbe andare ai commercianti). Secondo, il taglio è per tutti: anche chi ha un reddito elevato e compra latte. Meglio sarebbe aumentare i trasferimenti ai redditi bassi.
Il taglio del cuneo fiscale dipende da come viene fatto. L’idea di concentrare il taglio (forse temporaneo) sui lavoratori sembra preferibile a quella di tagli che per un terzo vanno alle imprese in questo momento di alta inflazione e salari fissi per molti.
Poi c’è l’estensione della flat tax sulle partite Iva. «Continuo a pensare che serva un sistema di tassazione che consenta una maggiore equità orizzontale tra diversi percettori di reddito», spiega Cottarelli. «L’estensione della flat tax solo per le partite Iva non va in questa direzione».
Sulla rottamazione delle cartelle, invece, si chiede: «Perché avvantaggiare chi non ha pagato il dovuto rispetto a chi ha pagato? Dovremo però vedere i dettagli per capire quanto possa essere problematico questo provvedimento».
Due terzi della manovra è costituito dai sostegni contro il caro bollette. Ma la ventina di miliardi prevista, ai prezzi attuali dell’energia, durerà solo pochi mesi. Non è sbagliato «un sostegno solo temporaneo, vista l’incertezza sui prezzi delle materie prime, tendenzialmente in calo negli ultimi mesi, ma occorre essere consapevoli della possibile necessità di dover intervenire ancora in futuro. Attenzione però: le risorse anche in questo caso vanno concentrate dove davvero servono. Misure che vanno a beneficio anche di chi non ne ha bisogno (come il taglio delle accise sui carburanti) vanno gradualmente rimosse».