Per Giorgio Mulè la manovra appena varata dal governo Meloni è «una tisana». Una parte di Forza Italia non è soddisfatta. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani assicura sul Corriere: «Non c’è nessun problema nel governo». Ma Silvio Berlusconi non sarebbe stato neanche consultato e non avrebbe ricevuto la bozza del testo da 136 articoli. Ora il testo dovrà passare in Parlamento. E tra maggioranza e opposizione, si preannuncia una pioggia di emendamenti. C’è chi ipotizza addirittura un emendamento per ogni parlamentare.
Tajani prova a gettare acqua sul fuoco: «Abbiamo fatto tante riunioni e molte cose importanti chieste da Forza Italia sono state inserite. Lavoreremo a una grande riforma della burocrazia, altra proposta di Berlusconi per favorire la crescita e l’occupazione cancellando le troppe autorizzazioni preventive». Certo, «è chiaro che non sono stati raggiunti tutti gli obiettivi della campagna elettorale ma abbiamo cinque anni, porteremo a termine tutto. Abbiamo dato grande sostegno alle famiglie e alle imprese per gli alti costi dell’energia. Ci sono aiuti per i più deboli e per il ceto medio è un segnale di attenzione per i pensionati».
Eppure Berlusconi aveva chiesto di alzare le pensioni minime a 1.000 euro invece non si arriva nemmeno a 600. «Tutto è perfezionabile», dice Tajani. «Le pensioni più basse verranno rivalutate al 120% e resta l’obiettivo di dare 1.000 euro a tutti nei prossimi anni. E abbiamo allargato l’area dei fruitori della flat tax».
Ma non si poteva osare di più vista la coperta corta dei conti, spiega Tajani. Che però aggiunge: «In Parlamento si potrà correggere e migliorare qualcosa e Forza Italia farà la sua parte, sono sicuro. Intanto c’è la decontribuzione per chi assume giovani sotto i 35 anni, donne e percettori del reddito. Altri segnali forti per le imprese sono la conferma dell’abbattimento del cuneo fiscale e il rinvio di plastic e sugar tax».
E se dal Pd hanno già fissato la data per una manifestazione di piazza contro la manovra per il 17 dicembre e anche il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte annuncia una manifestazione (ancora senza data), dal Terzo Polo Azione e Italia Viva hanno invece presentato una contro-manovra e chiesto un incontro a Giorgia Meloni. Carlo Calenda e la presidente del Consiglio dovrebbero incontrarsi la prossima settimana.
Ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani sul Messaggero specifica che «il testo non potrà essere stravolto». E aggiunge: «Lanceremo un appello a limitare al massimo le proposte di modifica: c’è poco tempo e dobbiamo andare di corsa. Nei prossimi anni ci sarà spazio per tutti. Ora l’imperativo è approvare la manovra entro dicembre: va assolutamente evitato l’esercizio provvisorio. Sarebbe un disastro per il Paese».
E sulle richieste degli alleati di Forza Italia, commenta: «A tutti noi piacerebbe realizzare da subito l’intero programma elettorale ma non è possibile. Lo faremo quando avremo risorse più ampie. Però abbiamo già agito sulle pensioni minime e aumentato il carrello della spesa per i più poveri».
I tempi per le modifiche alla manovra sono strettissimi. Si partirà dalla Camera. Il testo della manovra non arriverà in Parlamento prima di venerdì 25 novembre, o, più probabilmente, prima dell’inizio della prossima settimana. In una riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio, è stata stilata una lista di ipotetiche audizioni (dalle istituzioni ai sindacati al mondo industriale) alle quali maggioranza e opposizione potranno aggiungere due ulteriori indicazioni a testa. Alle audizioni dovrebbero essere dedicati solo due giorni. In commissione, intanto, dopo le audizioni verranno fissati i termini per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi, verosimilmente entro la settimana o tutt’al più all’inizio di quella successiva, dunque tra il 4 e il 6 dicembre.
L’indicazione emersa da una riunione dei capigruppo di maggioranza è quella di non eccedere nel numero delle proposte di modifica, anche in considerazione del fatto che il numero dei parlamentari è stato ridotto, dunque di non arrivare a oltre 400 emendamenti del centrodestra considerando il fatto che questo è l’attuale numero di deputati. Vanno messi in conto comunque almeno una decina di giorni per l’esame degli emendamenti e si arriva, così, calendario alla mano, intorno al 15 dicembre. A quel punto la manovra dovrà approdare in Aula e, secondo quanto viene riferito, almeno per il momento, non ci sarebbe la volontà da parte del governo blindare il testo con la fiducia. Si arriva così al 21-22 dicembre per il via libera di Montecitorio. Nella settimana successiva il testo arriverebbe in Senato con l’approdo in Aula e l’approvazione tra Natale e Capodanno.