Virus populistaL’irresponsabile Meloni ha liberato la tribù dei no vax, ma il Covid non è sparito

La strampalata scelta della presidente del Consiglio di richiamare negli ospedali chi può essere portatore dell’infezione non lascia tranquillo il paese

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A Novara ieri è tornata al lavoro Giusy Pace, la coordinatrice infermieristica che il 30 ottobre dell’anno scorso aveva organizzato un infame corteo no vax nel quale i partecipanti, legati tra loro con un filo spinato, indossavano camicioni a strisce verticali che alludevano a quelli dei deportati nei lager. Era stata sospesa, e oggi è tra noi perché il decreto del governo Meloni ha fatto rientrare i 4000 (ma sono di meno) medici e paramedici no vax, misura-simbolo del messaggio subliminale che ormai siamo fuori dal Covid e quindi possiamo riprenderci la libertà che il governo Draghi ci aveva tolto. 

Liberi tutti, anche prima dunque del termine del 31 dicembre che il governo precedente aveva fissato, e che logica avrebbe voluto fosse prorogato. Perché il Covid non è sparito. Sul numero del 28 ottobre di Nature si parla di una nuova fase dell’attività del virus tale da configurare una situazione che la prestigiosa rivista definisce «soup», una sorta di “minestrone” di varianti che è tale da rendere difficile la previsione su eventuali ondate di quest’inverno perché – viene spiegato – i ceppi discendenti di Omicron stanno proliferando in tutto il mondo e le stesse mutazioni si ripresentano in moltissime forme. 

Noi che scienziati non siamo comprendiamo però che la battaglia è tutt’altro che conclusa, come saggiamente ha ricordato pochi giorni fa il nostro presidente della Repubblica pur senza esplicitare un evidente dissenso con le posizioni del governo. Ecco perché non è ragionevole far rientrare i no vax perché negli ospedali c’è carenza di personale: invece di assumere giovani medici si preferisce richiamare persone che non avendo fatto il vaccino possono essere portatori del virus.

Il professor Schillaci, neo-ministro della Sanità, ha detto di «pensare al post-Covid» ma è evidente che non ci siamo ancora. E sulla questione dei medici no vax se l’è un po’ cavata dicendo che «la scelta di non vaccinarsi è un problema deontologico che dovranno affrontare gli Ordini dei medici e quelli professionali. Lascerei a loro la definizione di tutto questo», mentre a loro volta gli Ordini non sembrano capaci di rispondere alla domanda: che cosa fargli fare, ai medici che non volendo fare i vaccini hanno dimostrato di non credere a ciò che la scienza  dispone? 

La sorte di questi medici è materia delicata, senza dubbio. Ma è miliardi di volte più delicata la situazione dei cittadini che inconsapevolmente avranno a che fare con loro e con gli ambienti da loro frequentati. La strizzatina d’occhio di Meloni non è rivolta tanto ai no vax, quanto a tutto un mondo che ai dati della scienza preferisce la via breve della libertà intesa come irresponsabilità verso gli altri e verso sé stessi e che probabilmente ha votato la destra nell’illusione che ciò sancisse la fine di seccature come la pandemia, in un cortocircuito psicologico da popolino, altro che grande Nazione, la fermezza va bene con cinquanta persone dei rave, non con i milioni di cittadini in battaglia contro il Covid. 

Si tratta di una scelta molto grave, nel merito e per ciò a cui allude. Sarebbe bello se per esempio a Bergamo, città martire, si organizzasse una iniziativa contro il decreto Meloni alla quale invitare scienziati, medici, operatori che in queste ore sono basiti da tanta irresponsabilità, sarebbe opportuno che buona politica e scienza ritrovassero una strada comune.

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