«Promuovere la famiglia e la maternità in tutte le politiche. È questo l’approccio trasversale che ha portato il nuovo esecutivo ad accendere i riflettori sulla natalità, primo tema del programma di governo. Ed è nostra intenzione mettere in campo un’azione strategica che coinvolga tutti i dicasteri, con interventi di taglio sia culturale sia economico». Lo dice al Sole 24 Ore Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità chiamata da Giorgia Meloni a rilanciare la scommessa demografica in Italia. «La prospettiva è quella di una mobilitazione collettiva sulla natalità».
E per farlo, dice, «promuoveremo una sorta di Piano strategico per la natalità», spiega, «inserendo misure concrete, in tutti i provvedimenti utili. Pensiamo a quanto appena fatto con la rimodulazione del Superbonus dove ha trovato posto un primo accenno di quoziente familiare».
La prossima tappa, in legge di bilancio, «sarà la revisione dell’assegno familiare». Come? «La misura è giusta ma penalizza le famiglie più numerose», spiega. «Lavorerò per rendere il sostegno proporzionale al numero dei figli: l’Osservatorio per l’assegno unico è convocato per il 29 novembre. La penalizzazione per i nuclei numerosi è stata tale che, anche per come è costruito l’Isee, circa un milione di potenziali beneficiari ha scelto di rinunciare all’assegno: ad agosto restavano in cassa 600 milioni di bonus non richiesti, poi riversati dal precedente governo sul decreto aiuti bis. La cifra che riusciremo a destinare all’assegno riveduto e corretto va ancora definita ma di certo ripartiremo dai risparmi che nel frattempo si andranno a generare».
Sul Family Act, invece, «vanno approvati i decreti attuativi». Ma andrà ricalibrato «sulle nostre priorità», specifica.
Ma «se è la natlità il punto focale, è dalle donne – che di questi figli sono generatrici e dalla loro piena libertà di affermarsi anche nella maternità – che occorre ripartire». Per cui, dice Roccella, «serve una nuova rete di welfare che metta in pista tutti gli attori sociali e sostenga le neo mamme fin dal domicilio».
Oltre alla certificazione della parità di genere in attuazione del Pnrr, che per fine 2022 dovrebbe portare a 160 imprese certificate che potranno usufruire di agevolazioni fiscali, la ministra punta sulla «moral suasion», ovvero «un codice deontologico per le imprese sul rientro dopo la maternità, che troppo spesso oggi comporta perdita di ruolo e di chance di carriera». E infine, si punta sul «potenziamento della rete degli asili nido finanziato dal Pnrr» e sulla «forte spinta al welfare aziendale».
E per le piccole imprese che non riescono ad attuarlo, la ministra pensa a una «carta dei servizi, alimentata con fondi statali ma anche con il contributo di non profit, sindacati e imprese. Si tratterebbe di mettere non solo soldi ma anche beni, ad esempio un contributo sotto forma di sconti dalla grande distribuzione».