L’Unione fa la forzaLa sicurezza dell’Europa passa dalla risposta efficace alla guerra ibrida russa

Durante l’evento organizzato a Roma dalla Rappresentanza italiana della Commissione europea in Italia si è discusso delle azioni che possono attuare gli Stati europei per contrastare i cyberattacchi del Cremlino, ma anche le tattiche di disinformazione online e il ricatto energetico

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L’invasione russa in Ucraina è una minaccia esistenziale non solo per Kyjiv, ma anche per tutta Europa e in particolare per gli Stati confinanti. E l’Italia non deve affrontare questo tema con superficialità, perché è così facile passare da una minaccia ibrida a una invasione militare. È questo il messaggio lanciato dalla terrazza dell’Hotel Valadier di Roma durante l’evento “Il futuro dell’Europa di fronte alle nuove minacce” organizzato dalla Rappresentanza italiana della Commissione europea in collaborazione con Formiche.net, la Cechia, presidente di turno dell’Ue e le ambasciate di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia.

A fare gli onori di casa è Antonio Parenti, Direttore Rappresentanza Commissione europea in Italia: «Ci sono giorni che ricorderò tutta la vita: l’11 settembre 2001, quando ci fu l’attacco alle Torri Gemelle; allo stesso modo la mattina del 24 febbraio mi sono svegliato con una notizia che non pensavo potesse mai accadere, ma che molti Stati avevano preannunciato con timore da anni. Questa guerra ci ha fatto comprendere quanto la risposta europea sia stata forte grazie a tutti i pacchetti di aiuto garantiti a Kyjiv, e solo gli ucraini potranno decidere quando terminare questa guerra. Stiamo aiutando un paese ad combattere una guerra che non è solo militare, ma anche culturale. Questo attacco E questa volontà di ricreare confini di un Impero che si era sciolto nel 1991 con la decisione di Boris Eltsin è una decisione antistorica e mette in pericolo il nostro sistema di relazioni internazionali». 

Anche per Hana Hubáčková, ambasciatrice della Cechia in Italia non si tratta solo di un conflitto militare «anche se il più crudo dalla seconda guerra mondiale, Penso che l’invasione russa dimostri quanto sia facile per una minaccia ibrida trasformarsi in una invasione militare. Non dimentichiamo l’invasione del Cremlino alla Georgia nel 2008, l’annessione della Crimea nel 2014. Allora non abbiamo reagito abbastanza. La lezione di questa sequenza di eventi è che dobbiamo reagire insieme, con forza e a tutto campo». Per Hubáčková dobbiamo creare una consapevolezza nella società europea, e non solo tra gli addetti ai lavori, di quanto sia forte la minaccia russa e quanto siano letali le conseguenze della disinformazione che vediamo tutti i giorni nei social. La tecnologia a disposizione oggi rischia di allargare su larga scala la portata di queste minacce. 

Da anni i Paesi Baltici hanno investito prima di tutti gli altri Stati Ue nell’integrazione e miglioramento delle infrastrutture digitali e informatiche. Questo avanzamento tecnologico però li rende allo stesso tempo ancora più vulnerabili a cyberattacchi e alla disinformazione online del Cremlino. «Il primo attacco militare russo all’Ucraina non è stato il lancio di missili su Kyjiv ma l’attacco al sistema satellitare ucraino avvenuto il giorno prima. Nella cyberguerra non ci sono confini, siamo tutti paesi confinanti con la Russia, non solo quelli geograficamente più vicini a Mosca. Siamo sempre più dipendenti dalle infrastrutture digitali: dalla sanità ai media, fino all’economia. Senza cybersicurezza non c’è sicurezza in questo mondo così interconnesso», ha spiegato Paul Teesalu ambasciatore della Estonia in Italia. «È fondamentale che l’Unione europea aumenti la sua capacità difensiva senza aspettare le azioni prese dagli altri stati, ma ponendosi com modello globale nella difesa digitale e informatica». 

Il paese confinante con la Russia che finora ha subito di più gli effetti collaterali dell’attacco in Ucraina è la Polonia: oltre ai due morti a Przewodów, da mesi i polacchi sono stati decisivi nell’accogliere due milioni e mezzo di rifugiati ucraini. «Non abbiamo dovuto creare campi profughi perché il popolo polacco ha aperto agli ucraini le loro porte. Circa 450mila ucraini hanno trovato n lavoro in Polonia. L’inverno però sta arrivando e la situazione rischia di essere ancora più problematica in Ucraina. Dobbiamo fare di tutto per far vincere Kyjiv, sostenendola con l’invio di armi, gli aiuti economici e le sanzioni».La morte dei due concittadini polacchi è stato un incidente, sembrerebbe al momento non intenzionale da parte di Mosca. Ma sicuramente è dovuto all’attacco dei 90 missili russi in Ucraina. Non voglio speculare su questa vicenda, ma ringraziare il governo polacco per aver gestito questo incidente con calma e lucidità. In ogni caso ciò che è accaduto deve aprirci gli occhi su quanto siamo vicini a un possibile allargamento del conflitto. È un rischio concreto», ha spiegato Anna Maria Anders ambasciatore della Polonia in Italia.

Sono passati 272 giorni dall’invasione russa. Sembra ancora lontana la fine della guerra, ma forse è utile pensare già a come aiutare a ricostruire l’Ucraina, quando tutto questo sarà finito. «Che sia un futuro prossimo o lontano abbiamo il dovere morale di contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina, ma anche d’inserirla sempre più nella cooperazione europea e atlantica.», ha spiegato Solvita Āboltiņa, ambasciatrice della Lettonia in Italia, ricordando come il governo e le imprese lettoni stanno già aiutando Kyjiv: «Dobbiamo istituire una piattaforma di sostegno all’Ucraina che inizi già a raccogliere fondi pubblici e privati per la ricostruzione del Paese nel medio e lungo periodo. Dobbiamo trovare anche una base legalmente solida per poter usare i beni russi congelati dalle sanzioni per la ricostruzione dell’Ucraina. E non dimentichiamo i crimini di guerra perpetrati dall’esercito russo. Per questo chiederemo senza sosta che i responsabili siano portati a rispondere delle loro azioni davanti a un tribunale internazionale».

Abbiamo visto come la questione energetica sia stata usata come arma da Vladimir Putin sia in maniera convenzionale, chiudendo i rifornimenti di gas, sia con attacchi infrastrutturali, provocando diversi blackout in Ucraina. Questo è un tema che accomuna tutta Europa dipendente dal gas. Come si può rispondere in maniera efficace a questa minaccia?  «Il tema è presente da anni nell’agenda politica lituana, ben prima del 24 febbraio. La crisi energetica ha mostrato la nostra vulnerabilità e dipendenza dagli idrocarburi fossili. È fondamentale aumentare l’uso dell’energia rinnovabile e diversificare le fonti energetiche per essere meno dipendenti da Mosca. Ma in particolare sono tre le domande da porsi per affrontare questa sfida: come garantire la sicurezza energetica in Europa, la fornitura in sicurezza dell’energia e soprattutto la sicurezza dei percorsi degli oleodotti di fornitura», ha spiegato Dalia Kreiviene ambasciatrice della Lituania in Italia.

«Abbiamo visto come la Russia abbia usato in questi mesi diversi strumenti per danneggiare le nostre infrastrutture critiche, creando instabilità economica e di conseguenza politica. Il sabotaggio di Nord Stream ne è un esempio lampante, ma dobbiamo prestare particolare attenzione anche al tema dei cavi sottomarini che collegano gli Stati europei. In Lituania lo sappiamo bene perché dobbiamo costantemente affrontare cyberattacchi russi dall’inizio dell’invasione in Ucraina», ha concluso Kreiviene.

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