«L’Italia è molto interessata e sosterrà ogni iniziativa politica e diplomatica che possa portare a una pace giusta per l’Ucraina. Tutta l’alleanza atlantica, tutti i Paesi che vogliono la pace saranno pronti a parlare con Putin se, davvero e con concretezza, dimostrerà che questo è il suo interesse genuino. È giunto il momento di iniziare a lavorare per una pace giusta per l’Ucraina». Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani commenta con Repubblica l’apertura negoziale a Mosca del presidente americano Joe Biden dopo l’incontro con Emmanuel Macron alla Casa Bianca. In un comunicato congiunto, i due leader hanno ribadito il sostegno all’Ucraina e annunciato il prossimo appuntamento alla conferenza internazionale a Parigi del 13 dicembre per raccogliere aiuti per Kyjiv.
«Tutti vogliamo la pace, ma deve passare per l’indipendenza di Kyjiv, non attraverso la sua resa», dice Tajani. «La responsabilità di questa situazione è solo russa. Ora il Cremlino deve dare segnali concreti anziché bombardare la popolazione».
Il governo ha approvato il decreto Ucraina per continuare a fornire aiuti militari a Kyjiv fino a fine 2023. Tajani, nonostante i distinguo emersi nei mesi scorsi nella maggioranza, assicura che «l’Italia continuerà a seguire la linea di Nato e Ue perché l’unità è la nostra forza per consentire a Kyjivv di negoziare una pace giusta». In questo momento – spiega – «non stiamo inviando altre armi, c’è un percorso gestito dalla Difesa per nuovi armamenti in base alle richieste ucraine. Forniamo però materiale per ripristinare le infrastrutture elettriche e abbiamo messo a disposizione la nostra protezione civile per l’emergenza freddo».
«Aspettiamo le richieste di Kyjivv, ma se con il gelo aumenteranno i profughi siamo pronti ad aiutare, anche ospitando nuovi rifugiati», dice il ministro.
Intanto Roma aveva un accordo con Parigi per fornire anche i moderni sistemi anti missile Samp-T, ma dopo i litigi sui migranti l’ipotesi è tramontata. «Il dossier migranti non c’entra», assicura Tajani, «ci sono problemi di compatibilità tecnologica con i sistemi ucraini».