In questo momento di crisi internazionale, l’Italia ha un problema in più rispetto ai partner europei, ovvero l’alto debito. «È un limite alle possibilità di sostegno all’economia. Ma c’è l’antidoto: il Pnrr. In che modo riusciremo a spendere questi soldi sarà molto importante». Il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni lo dice in un’intervista al Messaggero. E alla premier Giorgia Meloni che ha detto di non sapere se saremo in grado di centrare tutti gli obiettivi del piano a causa degli alti costi di energia e materie prime, risponde: «Questi problemi non sono solo italiani. I prezzi dell’energia sono insostenibili dal punto di vista della competitività internazionale per la gran parte dei Paesi europei».
Gentiloni spiega che «è una sfida che grava sull’intero sistema industriale europeo, anche di fronte alle decisioni prese dal congresso americano con il suo Inflation Reduction Act, un programma che incentiva fortemente la produzione americana». Ma, precisa, il Next Generation Eu, con un «debito comune di 800 miliardi, è una novità enorme». E «non è facilmente ripetibile dopo un anno». Attenzione, però: «La possibilità di ripetere fondi straordinari che mettano in comune il debito o, come sarebbe logico, avere una capacità fiscale permanente, dipende un po’ da come andrà il pnrr. Se funziona, questa esperienza sarà ripetuta».
Ma non sono ipotizzabili rinvii, come vorrebbe qualche membro del governo. «Conosco bene le difficoltà dell’Italia, non vengo dalla Norvegia», dice Gentiloni. «Però guardiamo anche ai nostri vicini. L’unico Paese europeo che ha maggiore difficoltà di assorbimento delle risorse europee rispetto all’Italia è la Spagna, che sta cercando a testa bassa di mantenere gli impegni del Pnrr. Bisogna correggere quel che va corretto, ma lavorare per centrare tutti gli obiettivi». Certo, «se ci sono dei ritardi vanno affrontati. Si possono fare dei ritocchi», ma la sfida «deve essere mantenuta. Per l’Italia questa è un’occasione e questa occasione non può essere perduta».
I servizi della Commissione europea in questi giorni stanno incontrando tutti i ministri per capire quali ritocchi servono. Ma a esprimere preoccupazione sull’andamento del Pnrr italiano è anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Che al Corriere dice: «Ci siamo un po’ smarriti. Nello spirito iniziale il Pnrr doveva imprimere una spinta aggiuntiva a nuovi investimenti. Noi invece l’abbiamo soprattutto volto a finanziare opere già previste, perché ci difetta capacità di progettare e realizzare progetti nuovi in pochi anni. Il Pnrr doveva nascere e attuarsi sulla base di un partenariato fra pubblico e privato, ma se n’è visto poco: è quasi tutto nella sfera del pubblico. Infine il Pnrr doveva risolvere i colli di bottiglia amministrativi e ordinamentali che il Paese soffre da decenni. Ma le riforme non si stanno facendo, questa è la realtà».
Bonomi fa un esempio: «Il primo bando per la più grande opera, la diga foranea di Genova, è andato deserto per la questione dei costi. Al secondo una ditta ha vinto e l’altra concorrente ha fatto subito ricorso al tribunale amministrativo regionale. Dunque, tutto fermo. Abbiamo tanti progetti ma mi chiedo se abbiamo abbastanza imprese invogliate a eseguirli. Abbiamo molti miliardi per gli investimenti e ciò doveva servire a rivedere e riallocare la spesa pubblica, ma non lo si fa».
Certo, «ci sono delle criticità, è innegabile. Ma dobbiamo lavorare tutti insieme per fare bene e in fretta. Se l’idea è di demandare molta gestione ai comuni, il più di essi non sono tecnicamente in grado». Una possibile soluzione? «Una gestione pubblico-privato secondo me può aiutare. Era nello spirito iniziale e dovremmo tornarci. Non vedo altra via», risponde.