«Finché io conto qualcosa, che l’Italia non accede al Mes lo posso firmare con il sangue». La premier Giorgia Meloni, seduta davanti a Bruno Vespa nel salotto di Porta a Porta nella sua prima uscita in tv, fa la voce grossa per dire no all’ex fondo salva-Stati. Conferma che l’Italia non vi accederà, ma mentre lo dice in realtà apre alla ratifica della riforma del meccanismo europeo di stabilità, che di fatto è l’unica questione in discussione in questo momento. L’Italia è il solo Paese dell’Ue a non averlo ratificato. E la premier non può che ricordarlo, dicendo appunto che a lei non sembra questo «il grande tema». «Però, certo, se rimaniamo gli unici che non la approvano, blocchiamo anche gli altri. Ne discuterà eventualmente il Parlamento».
È un’affermazione che prelude probabilmente a un via libera sostanziale, a gennaio, della ratifica. Poi aggiunge: «Ma la domanda è: prima di entrare sul dibattito sulla ratifica, possiamo rendere questo strumento utile? Il direttore del Mes ha detto che sono aperti alla posizione dell’Italia, vorrei parlare con lui per capire se c’è un modo di prendere un fondo a cui nessuno accederà, sicuramente non l’Italia, e farne un fondo utile per qualcuno, con minori condizionalità, priorità diverse. Una cosa che non rischi di metterti un cappio al collo».
Meloni ha fatto una lunga premessa: «Che si approvi la riforma o no, il Mes non è stato mai utilizzato da nessuno. Per due ragioni, perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, ovvero quando io prendo i soldi dal Mes è il primo a cui li devo restituire e questo comporta un problema sui titoli di stato, fa alzare i tassi».
Ma ci sono degli errori fattuali, spiega Il Foglio: non è vero che nessuno ha fatto ricorso al Mes, l’hanno fatto cinque Paesi; non è vero che il Mes fa alzare i tassi, ma li abbassa per il semplice fatto che i Paesi vi fanno ricorso quando non c’è nessun altro sul mercato disposto a fare credito (e da qui si capisce la natura di creditore privilegiato, che peraltro finora ha tutelato l’Italia in quanto creditore).
Ma queste parole servono alla Meloni per far vedere agli elettori che tiene il punto mentre in realtà indietreggia. Perché la retromarcia sostanziale, quella che interessa l’Euro, è questa: solo pochi mesi fa Meloni diceva in Parlamento che «contro la riforma del Mes la nostra opposizione sarà totale», ora dice che «la riforma del Mes non è il grande tema».