A Montecitorio si susseguono le riunioni per trovare la quadra sulle modifiche al disegno di legge di bilancio. Mentre oggi è atteso il giudizio della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio, i tempi si fanno sempre più stretti. Si deve correre per far arrivare il testo in aula per il 20 dicembre, ma per il momento non c’è intesa dentro alla maggioranza, mentre le opposizioni contestano tempi e risorse. E il governo è costretto a intervenire con un pacchetto di emendamenti, dalle pensioni minime al rinvio del “payback” per le imprese sanitarie, per mettere ordine ai lavori parlamentari.
Lo schema abbozzato dai capigruppo della maggioranza in commissione Bilancio, come riporta Repubblica, aveva assegnato 28 emendamenti a Fratelli d’Italia, 20 alla Lega, 10 a Forza Italia e cinque a Noi Moderati. Sono i cosiddetti “supersegnalati”, una scrematura necessaria per non intasare i lavori. Ma passano poche ore e il partito di Silvio Berlusconi si sfila: la suddivisione non è questa, bisogna aspettare.
Segue un’altra riunione, maggioranza e opposizione. Ma stesso nulla di fatto. Il Terzo Polo non partecipa, Luigi Marattin lascia l’ufficio del presidente della commissione Bilancio prima dell’inizio: «È passata mezz’ora e ancora non c’è nessuno, non è serio». La riunione inizia, la maggioranza chiede alle opposizioni di ridurre gli emendamenti. Il Pd chiede di sapere prima quali emendamenti presenterà il governo. «Attualmente non esiste nessun accordo su niente», dice Marco Grimaldi, capogruppo in commissione di Verdi-Sinistra. È scontro infatti anche sul tesoretto di 400 milioni per le modifiche: è un altro no quello che arriva dai dem alla proposta della maggioranza di avere a disposizione 150 milioni
Il caos è tale che a Palazzo Chigi si impone la necessità di prendere in carico le questioni che dividono anche la stessa maggioranza. Alcuni emendamenti, che confluiranno poi nel maxi emendamento per il voto in aula, sono già pronti. Le pensioni minime saranno alzate a 590 euro, ma solo per gli over 75, con allo studio anche un tetto Isee per restringere ulteriormente la platea. Il capitolo pensioni conterrà anche le modifiche a Opzione Donna: via il requisito dei figli, 60 anni d’età per l’uscita anticipata delle lavoratrici.
Dentro al pacchetto anche il rinvio di sei mesi, da gennaio a giugno, dei pagamenti dovuti dalle imprese sanitarie alle Regioni per rimborsare parte dello sforamento della spesa, il “payback”. Entro giovedì arriveranno altre modifiche, da coprire insieme alle altre con un fondo da 300 milioni. La caccia ad altre risorse, spiegano fonti di governo, «non è contemplata». La premier ha promesso anche misure per il Sud.
La presa in carico di alcune modifiche da parte del governo libera più risorse per i partiti, ma i 250 milioni per la maggioranza non sono comunque sufficienti a far rientrare i malumori. Forza Italia vuole più dei 49 milioni che gli spettano al momento. Cambiare gli equilibri della spesa significa modificare lo schema sugli emendamenti. E si torna punto e capo. Con il 31 dicembre come scadenza massima per approvare la manovra ed evitare l’esercizio provvisorio.