Ogniqualvolta una personalità muore o la si commemora in significative date anniversarie, sembra d’assistere al solito copione. È infatti tutta una gara di elogi e ricordi a tal punto di maniera da suscitare più d’un interrogativo sulla loro veridicità. Poi ci son però di quelle eccezioni, di fronte alle quali ci si sente tutti partecipi d’un comune cordoglio e ci si ferma a riflettere. È quanto si prova a un anno esatto dalla scomparsa di David Maria Sassoli, deceduto a 65 anni per complicazioni da mieloma di cui soffriva da tempo.
L’altrieri lo si è pubblicamente ricordato nella capitale presso il Teatro Quirino, dove alla presentazione de La saggezza e l’audacia, la raccolta dei migliori discorsi, che del presidente del Parlamento europeo ha curato Claudio Sardo con la prefazione del presidente Mattarella, sono intervenuti la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, il segretario del Partito democratico Enrico Letta. Lo si ricorderà stasera sempre a Roma, dove il cardinale Matteo Maria Zuppi, che gli fu compagno di liceo presso il Virgilio in via Giulia, presiederà, alle 18:00, una messa di suffragio nella chiesa del Gesù.
A meno di due ore dalla celebrazione il presidente della Conferenza episcopale italiana ha sottolineato a Linkiesta come «la più importante eredità di David Maria» consista non solo in un esempio di dirittura morale, «che l’avrebbe portato a reagire con fermezza a ogni minima forma di corruzione all’interno del Parlamento europeo». Ma anche, e soprattutto, «nella sua grande visione d’Europa. Uno degli ultimi significativi discorsi di David Maria è stato quello tenuto, qualche mese prima della morte, nell’ex campo di concentramento di Fossoli: fu lì che, partendo dal tema della guerra e della perdurante drammatica attualità di essa, rilanciò una visione dell’Europa, basata sulla difesa dei diritti e sulla centralità tanto della democrazia quanto della persona».
Il porporato ha quindi aggiunto: «Credo che la passione politica di David Maria, che è europea, e la sua visione d’Europa, che nasce dal cristianesimo, abbiano ancora da dire. Credo che lui abbia ancora molto da dire a tutti».
Parole, che si riallacciano a quelle che lo stesso cardinale Zuppi pronunciò il 26 novembre scorso al quarto Festival de Linkiesta: «Sassoli è un uomo che ha incarnato l’amore politico, ossia rivolto alla comunità civile e a ogni singola persona che la compone. Tant’è vero che è stato molto amato. Devo dire che, nel giorno della sua morte e in quelli successivi fino al funerale, sono rimasto molto colpito da quanto fosse stato trasversale l’attestato di affetto e riconoscimento verso di lui. Per un uomo, cioè, che ha vissuto e si è speso per gli ideali europei, per gli ideali che sono a fondamento dell’Unione. Ciò fa capire che c’è tanto bisogno di persone rispettose, attente, chiare com’era David. Non è che lui fosse un tipo che confondesse i piani, anzi era uno per certi versi di parte. Ma nel suo agire politico riteneva prioritario porsi dialogicamente in ascolto e abbattere i muri dell’odio attraverso l’unità, il dialogo, il diritto». Per poi concludere: «Mi auguro, inoltre, che quella simpatia e quell’affetto, che continuano a essere manifestati verso di lui, si possano tradurre in itinerari e capacità per costruire, non distruggere, per unire, non per dividere, per andare avanti, non già indietro».